di Francesco Bernabei

Postfazione

Sono particolarmente onorato di partecipare al processo culturale di cui questo libro rappresenta un tassello importante. E sono grato a chi, come l’autrice del presente saggio, fornisce così tanti elementi utili per orientarsi meglio in un contesto fondamentale per la vita sociale, come è la scuola. Cosa c’è infatti di più importante del concepire e realizzare adeguatamente percorsi di istruzione ed educazione delle generazioni future? 


Da qualche anno, come sviluppatore sociale, mi occupo di aiutare a organizzare e gestire progetti di istruzione ed educazione parentale; il mio ruolo tuttavia è sempre stato solo quello di costruire i contenitori di questi progetti, ovvero aiutare gruppi di genitori, insegnanti e vari portatori di interesse a organizzarsi in maniera efficace per poter produrre percorsi sociali praticabili da tutti i punti di vista. 


Fornire il contenitore è certamente utile, ma è il contenuto a essere determinante, e proprio questo è l’oggetto del presente libro, che presenta un organico progetto pedagogico, realizzabile nel contesto della scuola parentale. 


L’interesse che l’istruzione parentale in Italia sta sollevando a più livelli, coinvolgendo quasi un centinaio di migliaia di persone, è indubbiamente degno di nota, ma essendo gli utenti della scuola italiana oltre dieci milioni, essa è sostanzialmente una realtà di nicchia, parallela, ma non contrapposta alla scuola pubblica. La sua finalità non è quella di depotenziare la scuola o di creare progetti che le siano antagonisti; al contrario, è nell’interesse di tutti promuovere percorsi di cambiamento, dentro e fuori la scuola pubblica, che permettano alle generazioni future di appropriarsi di contenuti culturali, esperienze e metodi già sedimentati nei contesti parentali, ma non ancora patrimonio di tutti, benché ricchi di potenzialità innovative. Ciò che è ormai assodato per chi ha sperimentato il metodo Montessori, la pedagogia steineriana, la scuola libertaria o la cosiddetta “pedagogia del bosco” non lo è affatto per la stragrande maggioranza degli alunni e dei genitori della scuola pubblica.