24. Verso l’astrazione
Il primo passo del bambino nella geometria è stato semplicemente un passo sensoriale. Abbiamo offerto rappresentazioni di forme geometriche attraverso le quali le idee potevano essere recepite dalla vista, dal movimento e dal tatto. Ora possiamo disporre di un altro materiale in cui la forma geometrica è recepita solo dal senso visivo, quindi c’è un passaggio dal materiale precedente – gli inserti che servivano contemporaneamente il tatto, il senso muscolare e il senso visivo – a queste figure dipinte su cartoncini che servono solo il senso visivo. Queste figure, che corrispondono agli Inserti Geometrici, sono dipinte sui cartoncini nelle stesse dimensioni degli inserti. Nell’esercizio guardiamo l’inserto che abbiamo, e tra tutti i cartoncini sparsi ne cerchiamo uno che gli corrisponda e lo sovrapponiamo esattamente al cartoncino. Se commettiamo un errore nel posizionamento o nella scelta della figura, l’errore è visibile. L’occhio si abitua gradualmente a riconoscere l’identità di forma tra l’inserto e la sua rappresentazione sul cartoncino. Se gli occhi del bambino sono stati allenati da ripetuti esercizi, possiamo mostrargli un inserto e chiedergli di trovare la carta che vi corrisponde.
In un altro esercizio possiamo posizionare gli inserti piani da un lato della stanza e le carte dall’altro lato, mostrare al bambino un inserto da un lato della stanza e chiedergli di cercarlo tra le carte dall’altro lato. Questo è un esercizio di memoria sensoriale. Così, nel primo esercizio in cui il bambino doveva mettere l’inserto nella sua cornice, il senso del tatto aiutava il senso della vista. Nel secondo esercizio il bambino deve riconoscere e sovrapporre l’inserto al cartoncino. Questo è più difficile perché non c’è la cornice a controllare l’errore. Il terzo esercizio, tra inserti e cartoncini, non è più un passaggio visivo, ma un esercizio di memoria. È la memoria che ci fa riconoscere la forma nel disegno.
Oltre a queste carte che riproducono la figura completamente colorata, abbiamo un’altra serie che riproduce la figura utilizzando contorni spessi, ovviamente più difficili da riconoscere. Questi esercizi devono essere svolti una serie alla volta. Invece di dare tutti gli inserti e tutte le carte, possiamo dare al bambino solo alcuni inserti, solo i quadrati o i rettangoli, finché alla fine possiamo dargli tutti gli inserti e le carte insieme. Molti bambini possono collaborare durante questa attività. Quando guardiamo queste carte e cerchiamo di riconoscere gli inserti che vi corrispondono, vediamo come l’occhio si esercita a cercare l’identità tra tutte queste forme! Le stesse forme sono anche rappresentate su cartoncini con un contorno molto sottile. Non è forse un bel giardino geometrico per l’occhio? Per orientarsi qui bisogna avere un certo sviluppo mentale per quanto riguarda le figure geometriche.
Le tre serie di carte sono collocate in tre scatole diverse, nello stesso ordine, altrimenti si confonderebbero e il bambino perderebbe molto tempo. Mettere in ordine le carte costituisce un esercizio di vita pratica.
L’esercizio sensoriale con le figure geometriche fa sì che il bambino si familiarizzi sempre di più con le loro forme senza che questo comporti un affaticamento mentale. Noi mostriamo al bambino un’applicazione dell’esercizio, ma il bambino inventa molte altre combinazioni, dando luogo a un’attività spontanea. Senza dubbio, la ripetizione di questo esercizio lascia nella mente del bambino un’impressione diversa delle figure. Quando il bambino esegue questi esercizi è molto più serio di un adulto. Molte volte abbiamo visto un bambino toccare il contorno della figura nella carta. Gli abbiamo chiesto: “Perché lo tocchi? In fondo non c’è nulla da toccare. Vediamo solo una linea. Non è per niente come l’inserto di legno!” Il bambino ha risposto: “No, io lo sento davvero, sento la linea!” Se tocchiamo il cartoncino possiamo sentire la linea, perché la vernice lascia un’impronta in rilievo, e il bambino era interessato a questa impronta delicata. C’è quindi un grande progresso tra il momento in cui il bambino ha bisogno della cornice come controllo fino a questo momento in cui la sua percezione è così delicata e fine che può riconoscere anche una linea dipinta al tatto. Un bambino a cui era stato dato del materiale con le figure ritagliate dalla carta e incollate sulla superficie bianca ha notato il contorno in rilievo e percepito i limiti della figura.
Se il bambino ha toccato di volta in volta i contorni di queste diverse figure, a volte la cornice, a volte gli inserti piani, a volte la forma di contorno, a volte persino bendato, quante volte la manina ha girato intorno al contorno chiuso! Il suo esercizio di coordinazione della mano è stato molto prolungato e molto preciso. Senza aver mai disegnato o scritto, la sua mano ha già acquisito una grande pratica nella delineazione delle figure. La mano ha girato intorno alle diverse figure, ai lati a volte corti e a volte lunghi, alle diverse curve. L’occhio si è esercitato a riconoscere tutte le diverse figure e forme. Così gli occhi e la mano del bambino riconoscono queste figure insieme.
Questo esercizio prepara il bambino a qualcosa di molto utile dal punto di vista pratico. Una mano capace di delineare un contorno preciso e un occhio in grado di seguire il movimento della mano sono indirettamente preparati a disegnare e a scrivere. La mano del bambino è diventata capace di limitare e coordinare i movimenti intorno a una forma, a una figura. Questo è un indizio del fatto che quando arriverà il momento di scrivere e disegnare, il bambino imparerà molto più facilmente. Inoltre il bambino si è interessato a disegni geometrici, disegni che non rappresentano nulla dell’ambiente esterno. Non rappresentano fiori, né bambini, né mucche. L’attenzione è fissata su una linea e la mano segue con competenza un contorno, una sagoma chiusa. Dopo un po’ il bambino inizia a scrivere. Cos’è la scrittura se non la capacità di muoversi intorno a un contorno, un disegno che non ha nulla a che fare con la realtà esterna, che non rappresenta una casa o un fiore, ma solo una figura. Con questi esercizi, la mano e l’occhio si preparano al passo successivo.
Ogni esercizio del nostro metodo non ha solo uno scopo in sé, ma anche uno scopo indiretto: preparare il bambino a qualcosa che viene dopo. Noi la chiamiamo preparazione indiretta. Così il lavoro svolto intorno agli inserti geometrici soddisfa il bisogno del bambino di organizzare la mente, ma è anche una preparazione per il futuro, quando dovrà scrivere. In tutte le serie di esercizi, ciò che viene dopo è possibile perché l’organo fisico o mentale è già stato preparato da qualcosa che è venuto prima. In questo modo l’intera progressione della conoscenza diventa unificata, perché tutta la conoscenza è radicata in qualcosa che è venuto prima. Quando ciò che è venuto prima ci ha preparato a ciò che segue, dunque quest’ultimo diventa molto più interessante e più facile. La preparazione diventa quasi un impulso, una spinta ad andare avanti. Questa è la prima idea che abbiamo dell’unità di fondo di tutte le cose.