26. La costruzione del sé: il compito del bambino

Alcuni di questi esercizi eseguiti con i nostri materiali sono molto delicati, ma allo stesso tempo hanno una base scientifica. Quando il bambino sceglie uno di questi esercizi e lo ripete sembra essere calmo e felice. Quando il bambino termina l’esercizio che richiede una grande concentrazione, pur avendo lavorato duramente, appare riposato e tranquillo, persino meglio di prima.

L’insegnante deve preparare il materiale attraverso il quale impartire l’iniziazione. Non deve usare l’autorità violenta impiegata nelle scuole tradizionali, ma deve chiedere il consenso dei bambini mentre offre loro questo materiale. Deve credere nel bambino, deve capire che il bambino ama lavorare. Deve avere davanti agli occhi l’immagine impressionante di un bambino che, quando viene lasciato libero, si concentra sul lavoro, che dà ogni atomo di energia al compito su cui si concentra, che vuole lavorare quando si riposa, durante le vacanze, quando è a casa, persino quando è malato!

Abbiamo visto che i bambini desiderano essere vicini gli uni agli altri e che si aiutano a vicenda. Desiderano avere buone emozioni, buoni sentimenti. Questo è molto lontano da ciò che sperimentiamo nella nostra vita sociale. Smettiamo di essere liberi quando il concetto di libertà è la capacità di fare nulla, di essere liberi dal lavoro. Quando i bambini entrano in questa vita intellettuale perdono i loro vizi, non sono più golosi, non vogliono più mangiare oltre il necessario! Senza dubbio, abbiamo visto la realtà davanti ai nostri occhi per tanti anni tra i bambini di tutto il mondo, di ogni razza, di ogni paese, di ogni casta sociale. È quindi molto facile che le nostre scuole diventino il Regno di Dio.

A causa delle condizioni in cui vengono lasciati i bambini ciò che viene descritto qui non è visto comunemente nel mondo come dovrebbe essere. Chi guarda i bambini nelle condizioni sbagliate non vede la verità. Il bambino ha la tendenza a diventare ciò che vi ho descritto, ma trova molti ostacoli sul suo cammino. L’adulto che lo ha accudito cerca di impedirgli di raggiungere la costruzione interiore, l’organizzazione interiore. Così il bambino resiste e diventa un ribelle. Lentamente comincia a perdere quell’unione, quel legame che univa il suo spirito al suo ambiente.

È assolutamente necessario che questa grande energia intellettuale all’interno del bambino sia unita a qualche forma di attività, passando attraverso gli organi della sua volontà, perché l’intelligenza umana agisce attraverso la volontà attiva dell’uomo. Questa grande energia intellettuale si manifesta attraverso lo strumento dell’attività, il movimento dei muscoli che è controllato dalla volontà. Se il bambino non riesce a realizzare questo, l’intelligenza, che è il potere dell’astrazione, della creazione di idee, salpa da sola e va a zonzo per il mondo. I muscoli che avrebbero dovuto essere organizzati nel movimento rimangono liberi, in disordine e senza nome. L’intelligenza e la volontà che avrebbero dovuto essere unite, agire l’una con l’altra, rimangono isolate, ognuna per la sua strada. La mente del bambino comincia a vagare, a fantasticare in modo disordinato, a passare da un pensiero all’altro senza meta, perché è una vittima catturata da qualsiasi cosa si trovi nelle vicinanze. I muscoli che avrebbero dovuto agire in accordo con la volontà non hanno nulla da fare, eppure devono muoversi. Così vediamo il bambino afferrare tutto, gettare le cose in giro, essere disordinato e rumoroso. Gli adulti che vedono i bambini in questo modo si lamentano: “I bambini non riescono a fissare l’attenzione… non riescono a concentrarsi… la loro mente vaga… si muovono in modo disordinato… è difficile controllarli!” Date queste condizioni, il lavoro, che richiede un’unità della personalità, una mente costruttiva, uno scopo e un interesse per qualcosa da realizzare, è impossibile. Senza unità, senza volontà costruttiva non ci può essere lavoro. È vero che in queste condizioni il bambino non può lavorare. È perché noi adulti abbiamo danneggiato il bambino.

Di preferenza, si sviluppano i sensi che si trovano alla superficie dello sviluppo della vita fisica, perché con questi sensi i genitori non falliscono mai. Ogni giorno fanno fare esercizio al bambino: lo nutrono regolarmente, al mattino, al pomeriggio e alla sera. In effetti, questo è l’unico percorso regolare nella sua vita. La povera mente, dove trova questo ordine? Non può mai dire: “Oggi troverò degli stimoli grazie ai quali potrò svilupparmi!” I poveri muscoli resi dalla natura così attivi, così pieni di vita, che hanno bisogno di essere coordinati per diventare utili, non sono guidati da un istinto molto preciso, come avviene per la maggior parte degli animali. Per esempio, i bufali, che devono solo vagare, sono capaci di correre fin dalla nascita, devono solo nascere per poter correre. Gli uccelli che hanno lasciato il nido per volare volano per tutta la vita, non possono fare altro. Ognuno degli animali ha dentro di sé un istinto all’azione predeterminato, un’azione che non cambia mai. L’uomo non ha nulla di questa precisione ed esattezza dell’istinto. Deve costruirsi da solo, deve costruire la propria attività.

Il bambino deve quindi costruirsi gradualmente, poco a poco, seguendo i dettami della sua intelligenza e della sua volontà. Se questa autocostruzione non avviene secondo la guida dell’intelligenza, i muscoli dovranno ancora muoversi, ma si muoveranno come possono. La volontà non è sempre guidata dall’intelligenza quando orienta i muscoli del bambino, così lui si muove correndo qua e là costretto dalla volontà non guidata. Il bambino esercita le mani, i più grandi organi dell’uomo intelligente, la sensibilità della pelle e tutti i complicati organi del corpo umano nel modo migliore possibile. Tocca tutto. Questa, infatti, è una delle più grandi paure dell’adulto. Un bambino che vuole afferrare tutto in modo insensato, senza alcuno scopo, diventa un pericolo attivo. Per questo l’adulto lo reprime. Dobbiamo capire che fermando questo tipo di azione insensata l’adulto fa il bene del bambino. Dopo tutto, perché il bambino dovrebbe prolungare in questo modo quella che può essere definita una vita sbagliata? Purtroppo succede che la volontà dell’adulto prende il sopravvento sul movimento disordinato del bambino e il movimento del bambino le obbedisce. Nel frattempo, cosa succede alla sua mente? I muscoli sono controllati dall’adulto, ma la mente vaga senza meta da una cosa all’altra senza scopo, senza intelligenza, e immagina cose. L’adulto si accorge che questa mente vagante del bambino non è in grado di cogliere le idee, di afferrarle e di diventarne padrona. Non è in grado di costruire nulla di solido. In seguito l’adulto controlla la mente del bambino come controlla i movimenti dei suoi muscoli. Così il bambino, a poco a poco, si convince che l’educazione consiste nel fatto che gli adulti controllano e guidano continuamente i suoi movimenti e le sue attività.

In questo primo periodo l’educazione del bambino consiste nell’imparare le buone maniere. Deve obbedire, altrimenti non possiamo vivere con lui. Dobbiamo insegnargli come comportarsi. Permettiamo alla mente del bambino di vagare perché siamo convinti che faccia parte della sua vita. Non riusciamo a catturarla, quindi non possiamo chiamarlo a svolgere un lavoro serio. Quello che gli piace è mangiare dolci, fare giochi stupidi e immaginare ogni sorta di cose. Quello che deve fare è obbedire. L’adulto si offre di fare tutto per lui perché il bambino non può fare nulla da solo, e gli cede il passo ogni volta che può. Eppure la vita sarebbe impossibile se non ci fosse la repressione. Abbiamo quindi l’immagine di un’umanità distrutta. Il bambino a cui viene concessa un’indipendenza sempre più ridotta diventa per forza di cose sempre più dipendente dagli adulti. Questo tipo di bambino ha un grande attaccamento alla madre, alla balia o alla sorella maggiore. Ha paura di tutto, perché la paura arriva quando è da solo. All’interno di questo bambino che vaga nell’oscurità, l’intelligenza comincia a capire che essere buoni significa semplicemente fare ciò che l’adulto gli comanda. La birbanteria, la cattiveria del bambino è solo disobbedire all’adulto. L’adulto continua a ripetere al bambino: “Sei un bambino cattivo! Fai il bravo!” In realtà intende dire: “Fai come ti dico!”

Allo stato attuale delle cose è necessario continuare come stiamo facendo noi. Il rimedio non è dire all’adulto: “Ora lascia stare il bambino, lascia che sia disordinato e distrugga tutto quello che può!” Non è questa la soluzione. Questa non è libertà. Il problema non è così facile da risolvere, le sue radici sono molto più profonde. Se il bambino non è stato in grado di sviluppare la propria personalità, allora è meglio che sia l’adulto a dirigere i suoi movimenti. Se dicessimo all’adulto: “Lascia il bambino libero, lascialo disordinato”, toglieremmo al bambino anche il piccolo aiuto che l’adulto esperto può fornirgli. Per l’adulto è molto difficile ottenere l’obbedienza e spesso deve ricorrere alla violenza per ottenerla. Così abbiamo punizioni e minacce, tutte necessarie. Il problema centrale è che il bambino non è stato in grado di sviluppare in sé una personalità naturalmente unificata. Ciò che dobbiamo fare è richiamare la mente errante, l’intelligenza errante, e fissarla su qualche oggetto del mondo esterno, su un’attività con uno scopo preciso; richiamare l’uccellino che è volato via dalla sua gabbia nella gabbia che la natura gli ha dato, una gabbia fornita di attività precise.

L’uomo è stato posto sulla terra per eseguire azioni attraverso modi determinati ed esatti. Affinché l’uomo possa svolgere il suo compito nel mondo è necessario che la sua intelligenza e la sua volontà diventino padrone e guide del suo meccanismo. La formazione della personalità è la questione cruciale attorno alla quale ruota tutto il resto. Pertanto, il compito dell’educazione è quello di fissare la mente errante del bambino su un oggetto. Quando riusciamo nel nostro intento è come se il bambino vedesse l’oggetto per la prima volta e vi si concentra con un tale entusiasmo da sembrare qualcosa che cercava da tempo. Si getta su di esso come se fosse la vita stessa per formare l’unità della sua personalità che gli è stata negata. È come se una persona malata da molto tempo cominciasse a guarire. Comincia a respirare la gioia dell’unità, per sentire la resurrezione delle sue forze. La gioia del bambino spiega il suo aspetto riposato al termine del lavoro. Una volta sperimentata questa gioia, il bambino si lancia in una serie di esercizi che costruiscono la sua personalità.