Un argomento tabù è assurto agli onori della cronaca: si tratta del bullismo degli insegnanti che reagiscono con aggressività fisica o violenza
psicologica davanti ad adolescenti problematici, spalleggiati da genitori arroganti, che non riconoscono più l’autorevolezza del ruolo ricoperto dal
docente. Sono professori che si sentono quotidianamente in trincea, percependo gli studenti come dei nemici da fronteggiare e non come dei giovani
da educare. Il clima che si respira all’interno di un’aula scolastica, sulla scorta della Sua esperienza, può raggiungere un tale grado di
esasperazione?
La mia esperienza è piuttosto limitata perché ho insegnato solo nei licei (scientifico, linguistico, sociopsicopedagogico e adesso classico);
personalmente, quindi, non ho mai avuto a che fare con un clima così esasperato; mi è capitato, però, di sentire racconti di amici e colleghi che hanno
sperimentato situazioni molto difficili.
L’arroganza dei ragazzi – e dei genitori che li spalleggiano – è un fenomeno con cui comunque ci si deve confrontare anche nei licei. Capita di sentirsi
un po’ in trincea, ma non mi pare di essere giunta a considerare gli allievi come nemici da affrontare (anche perché i problemi di solito riguardano
casi isolati o gruppi minoritari). In effetti, dato che i genitori sembrano pronti a credere (o a fingere di credere) a qualunque storia i figli si
inventino per giustificare i propri voti, si corre spesso il rischio di ricevere critiche immotivate sulla base di accuse false (lezioni non spiegate,
ingiustizie nelle valutazioni, ecc.) e questo è molto sgradevole, anche se non credo che nella maggior parte dei casi ci sia davvero la volontà di
danneggiare l’insegnante: semplicemente allievi e genitori sono pronti a cercare qualunque scusa per non assumersi le proprie responsabilità e non si
rendono conto che in molti casi tali scuse sono contemporaneamente accuse nei confronti degli insegnanti.