Emozioni sconosciute da gestire con un’educazione sessuale 2.0
Gli eventi puberali attraversano, trasformandolo, il corpo di un adolescente che si ritrova a dover gestire
l’eccitazione sessuale e il piacere, emozioni prima sconosciute, con il rischio di sperimentarle all’insegna di una sessualità senza limiti e senza
sentimento come l’odierna cultura dello sballo suggerisce.
Le recenti cronache estive raccontano di vacanze consumate nel segno dell’eccesso: dal compleanno della diciannovenne festeggiato con un’orgia sulla spiaggia al fenomeno del mamading, cioè l’offerta da parte delle ragazze di sesso orale in cambio di cocktail al bar. L’eros è stato inesorabilmente schiacciato da un’educazione sessuale 2.0 che ha archiviato, alla voce “preistoria”, la trepidante attesa prima di giungere all’incontro intimo con l’altro, il gioco di sguardi, sussurri, arditi slanci in avanti e timide ritirate. Le stesse trasgressioni e perversioni appaiono standardizzate, documentate e possibilmente divulgate per dimostrare di appartenere al gruppo e di non essere rimasti fermi alla casella precedente, quella dell’infanzia; anche questo periodo della vita ha però subìto profondi stravolgimenti: basta partecipare alle feste di compleanno delle bambine, spesso organizzate in kids spa dove la seduta di trucco e parrucco ha sostituito la noiosissima caccia al tesoro, per osservarle danzare fra ammiccamenti e complicità, mentre aggiornano la lista di “chi è fidanzato con chi” all’interno della classe. Giovanissime di otto o nove anni che assumono atteggiamenti da consumate Lolite, favorite da madri che le assecondano o addirittura le stimolano in questa direzione: smalto colorato sulle unghie, borsetta con dentro il cellulare, hot pant di jeans e scarpette con il mini tacco per imitare le splendide coetanee che ammirano ritratte, in pose sensuali e provocanti, sulle riviste di moda o nei cartelloni pubblicitari affissi in ogni angolo della città. Attraverso l’erotizzazione di queste baby modelle le giovani assorbono precocemente un’arte della seduzione pericolosa in quanto le oggettivizza alla stregua di un qualsiasi bene di consumo.
A Parigi, nell’ottobre del 2014, ha suscitato molte polemiche la mostra intitolata “Zizi sexuel” dal nomignolo, zizi, con cui i bambini francesi chiamano l’organo genitale maschile. Una rassegna nata con la finalità di rispondere, in modo esplicito, alle domande sul sesso che si pongono i ragazzi fra i nove e i quattordici anni: dal funzionamento degli organi sessuali ai metodi contraccettivi, dal desiderio sessuale all’autoerotismo, dai cambiamenti fisici alla gravidanza, dalla pedofilia alla pornografia il tutto accompagnato dalle grandi tematiche dell’amore, del consenso, dell’uguaglianza fra uomo e donna, con una particolare attenzione all’aspetto dell’omosessualità. Su quest’ultimo tema si è posto l’accento per incentivare l’educazione fin da piccoli al rispetto per l’amore diverso, ancora oggetto di pesanti insulti sessisti e derisione da parte dei coetanei, oltre a essere foriero di angoscia e sofferenza per un ragazzo che abbraccia la scelta del rapporto non procreativo. Quando un giovane acquisisce coscienza delle proprie inclinazioni decide, quasi subito, di fare coming-out: secondo recenti ricerche l’orientamento sessuale differente viene confessato già verso i 16 anni, correndo il rischio di esclusioni (a New York, per esempio, il 40 per cento dei senzatetto è costituito da ragazzi e ragazze omosessuali o transessuali respinti dalla propria famiglia), violenze omofobiche o finta accettazione per dissimulare pregiudizi paralizzanti. La forte reazione suscitata, fra le associazioni di genitori e insegnanti, dalla kermesse francese ha evidenziato le problematiche connesse al delegare a persone esterne alla famiglia l’educazione sessuale dei giovani, estranei che tendono a illustrare la fredda meccanica della sessualità sganciata da qualsiasi contesto sentimentale. Senza considerare come la maturità, per accogliere queste informazioni, non dipenda dall’età ma dal livello di sviluppo personale dell’individuo: all’interno di una medesima classe, quindi, si possono incontrare studenti pronti e studenti ancora acerbi per affrontare simili argomenti.
I ragazzi, in assenza di un confronto sereno e spontaneo con i genitori su queste tematiche, che nasca da occasionali spunti di dialogo privi di forzature e improntati ai valori sui quali si basa l’intera educazione, possono diventare vittime del costante bombardamento di immagini fortemente sessualizzate e dell’enorme abbondanza di materiale pornografico, reperibile in rete, che li conducono a una precoce assuefazione inducendoli a considerare normali certi comportamenti. Alcune perversioni soft quali il feticismo, il bondage e i rapporti sadomaso vengono, alle volte, praticate anche dagli adolescenti che identificano la loro libertà ed emancipazione esclusivamente nell’esercizio di sesso fast e disinibito, agevolato da alcol e disimpegno. La continua esposizione al porno dilagante rischia, poi, di interferire pesantemente con gli orientamenti sessuali e l’immaginario erotico di un giovane che può arrivare a considerare la violenza, perpetrata sull’occasionale compagna, come un trascurabile errore di valutazione sulla reale accondiscendenza della ragazza a consumare un rapporto. La pornografia facilmente accessibile e disponibile sul web sta, per di più, creando una pericolosa dipendenza nell’adolescente, che per procurarsi un’eccitazione ricorrerà a situazioni spinte sempre più estreme. Questo accade, ad esempio, con la visione degli snuff movie, filmati dove la vittima viene seviziata e uccisa in una finzione non percepita come tale dal fruitore del filmato che, oltretutto, introietta l’idea di una reificazione della donna considerata alla stregua di un oggetto di cui disporre a piacimento.
Uno studente su tre, secondo i dati raccolti da un sondaggio effettuato dal sito Skuola.net, ha ammesso di essere a conoscenza di atti di violenza perpetrati ai danni di ragazze, mentre uno su cinque ha dichiarato di aver picchiato la propria fidanzata: si tratta di gravi abusi minimizzati dai giovani che, molto sovente, non vengono denunciati dalle coetanee, in bilico fra l’essere spregiudicate complici e fragili vittime.
La criminologa Diana E.H. Russel, nota per aver introdotto il termine “femminicidio” per descrivere l’omicidio delle donne come crimine di genere, afferma:
Esistono diversi esperimenti scientifici, tra i quali ricordo quello di Neil Malamuth, in cui si dimostra come gli appartenenti a un gruppo di uomini che nel corso della loro vita non abbiano mai mostrato segni di violenza né di sessismo, una volta che siano stati esposti sistematicamente alla visione di video pornografici inizino a sviluppare fantasie e sogni di stupro in cui giocano il ruolo della parte attiva. Il risultato è sorprendente poiché sono stati proprio i soggetti dell’esperimento a spaventarsi di fronte agli effetti inconsci della pornografia. Secondo un altro studio, la pornografia ha allentato i freni inibitori di uomini che già prima dello studio avevano dichiarato di sentire l’impulso a stuprare una donna che desideravano e che non ricambiava le loro attenzioni o che nemmeno conoscevano.
Sulla stessa linea le ricerche di due specialisti nordamericani, Zillman e Bryant, che hanno dimostrato come l’esposizione reiterata in un periodo di quattro settimane a video porno abbia aumentato del settanta per cento la superficialità con cui gli uomini oggetto dello studio giudicavano lo stupro. Al termine dell’esperimento la maggior parte degli uomini dichiarò che la violenza subita era responsabilità della vittima e non era un reato grave; pertanto, conclusero, si sentivano pronti a costringere una ragazza a fare sesso con loro, a patto che avessero avuto la garanzia che, proprio come nel film porno che avevano appena visto, alla fine se ne sarebbero andati via tranquilli, senza subire alcuna punizione.1
Se questi sono gli effetti che la visione di filmati pornografici può generare su uomini adulti si può agevolmente ipotizzare quali danni ben più gravi e irreparabili possa produrre sugli adolescenti. Tuttavia pochi provano imbarazzo nell’ammettere di essere abituali visitatori di siti, come il cliccatissimo YouPorn, che hanno contribuito ad abbassare la soglia del proibito separando, definitivamente, il sesso dall’erotismo e dall’amore per soccombere all’imperante diktat della prestazione. Nell’epoca dell’Internet porn – che reca con sé l’ossessione di dimostrare di essere competenti e disinibiti, oltre alle depilazioni alla brasiliana, agli interventi di chirurgia plastica agli organi genitali per correggere imperfezioni estetiche, ai piercing fai da te alla vagina con correlati rischi di infezioni e sterilità – si assiste a una sessualità totalmente asservita all’edonismo.
Un adolescente che ha ricevuto la sua solitaria educazione sessuale dalla pornografia presente online, difficilmente riesce a comprendere come la sessualità comporti una relazione fra due persone che va oltre la semplice prestazione, finalizzata all’orgasmo e orfana di qualsiasi coinvolgimento sentimentale. Potrebbe, per di più, essere atterrito all’idea di replicare simili performance, non sorrette dall’esperienza e da attributi fisici equiparabili a quelli esibiti dai porno attori, senza ricorrere a un aiuto chimico. Secondo la Società di Andrologia fra i maggiori consumatori della pillola blu (soprannominata così per il colore della pastiglia di uno dei farmaci in commercio per la disfunzione erettile) ci sono gli adolescenti che, in assenza di malattie organiche, assumono questo farmaco per vincere i blocchi psicogeni provocati dagli stati d’ansia derivanti dal dover affrontare una partner in carne e ossa disinibita ed esigente. Come avevano dimostrato di essere le giovani valchirie del sesso che, qualche anno fa, avevano aperto su Facebook un profilo in cui raccontavano, con crudezza di particolari e assoluta mancanza di sentimento, le défaillance maschili mortificando coetanei inesperti. Proprio per evitare simili gogne virtuali alcuni ragazzi fanno ricorso all’amore dopato affidandosi a pericolosi cocktail come il sextasy: un miscuglio di droghe sintetiche quali l’ecstasy e farmaci per il deficit erettile, spesso acquistati online e provenienti da mercati clandestini.
Talvolta può accadere che i giovani, spaventati da questa nuova forma di approccio molto aggressiva, si sentano respinti indietro verso una sorta di eterna latenza nella quale rifiutano il proprio sviluppo sessuale, rifuggendo le prime esperienze. Dal timore dell’incontro intimo con l’altro nascono anche nuove modalità di vivere la coppia come quelle descritte nei molteplici siti di asessuali presenti sul web: in essi le persone raccontano le loro relazioni amorose prive del desiderio e dell’attrazione erotica, spenti sovente dall’overdose di immagini fortemente erotizzate.