Con i primi studi scientifici sulla disciplina, condotti negli anni Cinquanta e Sessanta, si tendeva a classificare i metodi utilizzati dai genitori con i propri figli a seconda che fossero basati sulla forza o sull’amore. La disciplina basata sulla forza prevedeva percosse, minacce e urla. La disciplina basata sull’amore contemplava tutto il resto. I primi dati disponibili dimostrarono ben presto come con la forza si ottenessero minori risultati che con l’amore.
Purtroppo a quest’ultimo tipo di approccio erano stati affibbiati una quantità inverosimile di metodi tra i più disparati. Alcuni prevedevano un dialogo costruttivo con i propri figli, calore e comprensione; altri, al contrario, risultavano assai meno gentili. Di fatto tra essi figuravano sistemi che consistevano nel controllo attraverso l’amore, negato se i bambini facevano i cattivi, o elargito con profusione di affetto e di attenzioni se facevano i bravi. Ecco le due facce dell’approccio condizionato: “amore negato” (il bastone) e “rinforzo positivo” (la carota). In questo capitolo mi propongo di analizzare come entrambi gli aspetti si traducano nella pratica, gli effetti da essi prodotti e i motivi di tali effetti. Mi soffermerò, quindi, più in dettaglio sul concetto di punizione.