CAPITOLO III

Eccessivo controllo

Uno di questi pomeriggi mia moglie rientra con uno dei nostri figli dopo una bella passeggiata nel parco. Scuotendo il capo, sbotta: “Non posso credere come certi genitori si rivolgano ai loro figli - con un’ostilità e un abbrutimento… Perché mai si sono presi il disturbo di farli, i figli?!”. Siccome anch’io ho avuto, più di una volta, la medesima reazione, ho deciso di prender nota di frasi ed episodi colti qua e là. Ecco qualche esempio raccolto di lì a qualche giorno:

− Un bimbo di circa due anni viene sgridato aspramente per aver lanciato l’orsetto di pezza ai giardinetti della biblioteca, per quanto non ci fosse nessuno nelle vicinanze;
− al supermercato un bambino chiede un biscotto alla mamma. Quando vede che un altro bimbo lo sta mangiando, glielo indica e si sente rispondere: “Beh, forse gliel’hanno dato perché fa pipì nel vasino, lui”;
− Un bimbo, tutto contento, scende dall’altalena con un’esclamazione di gioia. La madre lo rimbrotta: “Smetti subito di fare lo stupido! Basta altalena, e fallo ancora che finisci in castigo”;
− Durante la visita al museo dell’acqua potabile, una mamma cerca di evitare che il figlio combini pasticci fingendo che tutti i cartelli del museo vietino proprio quello che il piccolo vorrebbe fare - per esempio:
“Guarda, lì c’è scritto che non ci si può tuffare”. Quando il bimbo le chiede perché, lei risponde “Perché no”.

Ho subito desistito dal proseguire con le annotazioni. A parte il numero, gli episodi si assomigliavano tutti, e prenderne nota si è rivelato presto piuttosto ridondante, per non dire deprimente. Era un continuo assistere a genitori che, ai giardinetti, annunciano bruscamente che è ora di andare, a volte trascinando i figli per un braccio (e se piangevano, di solito era attribuito alla “stanchezza”). Altri che, alla stregua di sergenti che minacciano la truppa, urlano loro in faccia, brandendo il dito a un centimetro dai loro nasini. E quante volte abbiamo visto madri che, al ristorante, danno il tormento ai figli - correggendoli nei modi, rimproverandoli per come stanno seduti, commentando quello che mangiano, e quanto ne mangiano, trasformando infine la cena in un momento a cui sottrarsi il prima possibile (non c’è da stupirsi se tanti bambini non hanno fame a tavola, ma sentono appetito poco dopo).
Vi assicuro che ero assai più critico prima di avere figli. Fintanto che non ci si trova a spingere il proprio passeggino, non è possibile capire quanto esserini tanto piccoli siano capaci di mandarvi in crisi facendovi scappare la pazienza (né, ovviamente, provare i momenti di pura estasi che solo loro sanno regalare). Ecco cosa cerco sempre di tener presente ogni volta che l’atteggiamento di un altro genitore mi fa rabbrividire, oltre a rammentare di non conoscere la storia delle famiglie che mi capita di osservare per qualche minuto - che cosa possa aver passato quel genitore nel corso della mattinata o quello che può aver combinato il bambino prima che io comparissi.

Tuttavia, al di là delle possibili giustificazioni o dei giudizi in proposito, una cosa è certa: per ogni bambino lasciato libero di correre in un luogo pubblico, ad altri cento, invece, viene impedito senza motivo, o capita di subire le urla, le minacce e i soprusi dei genitori. Bambini le cui proteste vengono puntualmente ignorate, le cui domande automaticamente scartate.
Bambini abituati a ricevere, sempre e comunque, dei “no” per qualsiasi richiesta, e dei “perché no” se osano chiedere spiegazioni.
Non prendete per buono tutto questo solo perché lo dico io: fate come se foste antropologi e, la prossima volta, osservate bene quello che accade ai giardini, al supermercato o alle feste di compleanno. Non noterete nulla di nuovo, se non alcuni particolari a cui non avevate mai prestato attenzione.
C’è il rischio che certe generalizzazioni su quanto vi potrebbe capitare di vedere possano influenzarvi, ma attenzione: essere più sensibili a quanto avviene intorno a noi non è sempre piacevole. Essere molto attenti tra sforma in breve tempo una giornata al parco in un’esperienza sgradevole.
Come mi ha scritto una mamma californiana:

Le è capitato ultimamente di andare a fare la spesa? È un’esperienza insostenibile! Genitori che corrompono i figli, li umiliano, li puniscono, o danno loro contentini, tutti metodi offensivi che non si possono tollerare!
Vorrei tanto che mi si paralizzasse il cervello… A ogni “mettiti seduto o non ci veniamo più!” o “amore, se smetti di urlare ti compro il gelato” mi sento soffocare. Come facevo, prima, a non sentire?