CAPITOLO IV

Sonno

Sonno condiviso o co-sleeping

La pratica della condivisione del letto tra genitori e bambini è un tema che accende numerose discussioni. I sostenitori di questa pratica affermano che il letto in cui dormono i genitori è il luogo che appartiene, per natura, anche al bambino. Altri, invece, ritengono che la condivisione del letto sia un rischio per il bambino e per la serenità dei genitori stessi1.


Co-sleeping, bed-sharing e condivisione del letto

Molte persone usano i termini bed-sharing e co-sleeping per descrivere la stessa cosa, ma ci sono delle differenze.


Il termine co-sleeping (sonno condiviso) descrive la situazione di un genitore e di un bambino che dormono all’interno di una distanza “sensoriale” in cui riescono ad essere vicini con il tatto, la vista, l’udito e l’olfatto. Non condividono lo stesso letto, ma quello dei bambini è nella stessa camera e a una distanza tale da permettere tutto ciò. Spesso, i genitori utilizzano culle o lettini attaccati al letto matrimoniale o separati, ma comunque sempre vicini. Il co-sleeping è talvolta chiamato anche room-sharing (condivisione della camera). Il bed-sharing, invece, è la condivisione del letto dei genitori, che a volte viene chiamato “letto di famiglia”.


Questa pratica, pur avendo molti lati positivi, ha sollevato preoccupazioni nei pediatri e in altri professionisti, scoraggiando molti genitori.