Alla mia dolce Silvia

Prefazione

di Alberto Grieco

Il 1989 è un anno spartiacque. La caduta del muro di Berlino, liberata l’umanità dall’incubo della distruzione atomica, venne salutata come l’aurora di un’epoca nuova, un nuovo rinascimento capace di favorire il pieno dispiegarsi delle possibilità creative dell’uomo al servizio dell’intera collettività.


In seguito però è prevalsa una realtà caratterizzata dall’affermarsi di una globalizzazione la cui unica logica di sviluppo è quella della saturazione del mondo intero mediante l’invasione planetaria del modo della produzione capitalistica; un capitalismo che non chiede verità, religione, riconoscimento culturale, diritto alla differenza, non accetta la pluralità linguistica, ma si impone al mondo intero in una forma puramente mercificata come unica modalità consentita di abitare e pensare la realtà. Da questo punto di vista, tutti i valori fondativi di un’intera civiltà sembrano messi in secondo piano e alla Metafisica delle religioni rivelate sembra sovrapporsi e imporsi un’unica religione, quella di un capitalismo assoluto e totalizzante.


Le prime vittime inconsapevoli di questa mercificazione sono proprio i bambini e gli adolescenti, visti non come persone da formare ed educare correttamente ma come consumatori passivi di tutto ciò che il mercato impone. La diffusione capillare e inarrestabile di tablet e smartphone, diventati ormai pane quotidiano di tutto l’universo adolescenziale ne è la testimonianza più evidente.


È in questo contesto che va inserito e letto il saggio di Mena Senatore, che mette a fuoco in maniera efficace ed esauriente le ricadute troppo spesso nefaste dell’uso della digitalizzazione informatica sulla personalità e sul comportamento, specialmente dei bambini. L’utilizzo indiscriminato e acritico degli smartphone e di internet, infatti, incoraggiato per lo più anche da genitori compiacenti e distratti, è causa, non di rado, di una grave alterazione della sfera cognitiva, affettiva e creativa dei ragazzi. Questi, lasciati soli a se stessi e completamente assorbiti da giochi e giochini, in assenza di una guida critica, perdono il contatto con la realtà per proiettarsi in un mondo virtuale che poi è la ragione di tanti casi di disadattamento e disturbi della personalità.


Tutto questo è ben rappresentato nel saggio Bambini digitali, che è da apprezzare non solo per il riferimento puntuale alla vasta letteratura specialistica, ma anche – e a mio avviso soprattutto – per un richiamo costante ad esperienze maturate a contatto diretto con i bambini. Il che conferisce un notevole interesse alle tematiche affrontate proprio perché l’Autrice le sottrae alla elaborazione teorica per innervarle nella concreta attualità della vita realmente osservata e vissuta.


È da sottolineare infine che l’intero percorso del saggio è attraversato da una sottile seppur velata malinconia che però non vuole risolversi in rassegnata accettazione del presente, ma si sostanzia in un richiamo costante a tutte le componenti fondamentali del Paese: famiglia, scuola, società civile e istituzioni, affinché, anche con l’aiuto della tecnologia che non va affatto demonizzata di per sé, ci si adoperi per la costruzione di un sistema educativo capace davvero di formare persone criticamente attente, consapevoli e responsabili.

Prof. Alberto Grieco