capitolo ii

I vaccini sono stati studiati
in modo esauriente?

Decidere di non sottoporre il proprio figlio alle vaccinazioni, obbligatorie o consigliate, è una grande responsabilità. D’altronde lo è anche la scelta opposta, ossia farlo vaccinare perché è “obbligatorio”, delegando ad altri la decisione e demandando la tutela della sua salute all’attuale sistema sanitario. Ogni scelta che riguarda la salute, l’educazione, l’alimentazione dei bambini è impegnativa e faticosa. Molti genitori decidono di porsi il problema, cercano risposte. Leggono, studiano, navigano in internet, scaricano documenti, acquistano libri. Travolti dalle discussioni sui pro e i contro, finiscono con l’essere ancora più confusi. E continuano a chiedere: ma allora, vaccino o no mio figlio?


Questa decisione spetta solo ai genitori. È impegnativa, così come lo è la scelta del luogo dove partorire (in casa, in ospedale o in quale ospedale?), di come allattare, di come svezzare il bambino, delle scuole da frequentare, delle strategie e dei sistemi educativi da adottare. Sono sempre decisioni difficili.


Io cercherò di fornire informazioni, quelle informazioni che spesso sono taciute da un sentire diffuso per cui l’espressione “maggiorenne e vaccinato” implica saggezza o maturità. Capacità critiche e indipendenza di giudizio vanno salvaguardate sempre, soprattutto in tempi come questi, in cui sembra che non ci sia sapienza senza obbedienza. Sono convinto che più si è informati e meno ci si affiderà ciecamente alla medicina.


I vaccini godono di un dogma: sono sicuri ed efficaci, hanno fatto sparire molte malattie infettive, e le reazioni avverse sono talmente rare da non destare allarme.


Ho imparato, dopo tanti anni di attività come pediatra, che queste affermazioni devono essere rilette e che non ci sono certezze uguali per tutti. Bisogna evitare che la scienza obbedisca ai dogmi, e solo con la critica si può cercare la verità. Ascoltando con umiltà i racconti delle sofferenze dei bambini danneggiati ho acquisito la convinzione che i vaccini non sono sempre innocui, e che non esistono prove scientifiche su un rapporto rischio/beneficio sempre favorevole alle vaccinazioni.


Non esistono studi che valutino cosa succede nell’organismo di un bambino 5 o 10 anni dopo l’introduzione di un vaccino, e soprattutto di più vaccini contemporaneamente, come è oggi prassi ordinaria. Finché non verrà organizzata una vasta ricerca indipendente che prenda in esame due gruppi (numerosi) di bimbi, uno vaccinato e uno non vaccinato, e si seguirà nel tempo, con dei bilanci di salute accurati, valutando quanti, in un gruppo o nell’altro, sviluppano ad esempio allergie, o malattie autoimmuni, e quanti si ammalano di malattie infettive e sviluppano complicanze, non sapremo mai cosa è meglio per i nostri figli. Non sapremo se per la salute di un bambino oggi, e di un adulto domani, sia davvero meglio non misurarsi con alcune malattie infettive. Ci sono (poche) ricerche che testimoniano come adulti che non hanno contratto, ad esempio, il morbillo in età pediatrica hanno maggiori probabilità di sviluppare patologie immunitarie, articolari, eczemi cutanei e tumori. O che illustrano l’effetto protettivo del morbillo e dell’influenza in bambini africani nei confronti della malaria.


Ma non sono sufficienti per trarne conclusioni definitive.

Non sapremo se i bambini, così tanto vaccinati, avranno in futuro una salute migliore di quei bambini di trenta o quaranta anni fa che certo non hanno goduto di una così vasta immunizzazione.