Le gravi epidemie provocate da molte malattie infettive sono sicuramente regredite o addirittura scomparse: è un
risultato importantissimo, e ai vaccini se ne attribuisce il merito esclusivo. Ci è stata inculcata la convinzione che solo i vaccini abbiano
debellato il vaiolo, ridotto la difterite, sconfitto la poliomielite, e che i danni da vaccino non esistano e che, se mai esistessero, sarebbero un
piccolo tributo da pagare in questa guerra vittoriosa. È scontato: le epidemie degli anni passati non potranno tornare fino a quando tutti i bambini
continueranno a essere vaccinati, anzi vaccinatissimi. Gli esperti indicano in genere la necessità di mantenere la copertura vaccinale superiore al
90% della popolazione per evitare il ripresentarsi delle epidemie. Questo consente l’instaurarsi della “immunità di gregge” (herd immunity) che, creando un ambiente umano globalmente sfavorevole per l’agente patogeno, protegge anche i soggetti non vaccinati.
Viene insegnato a tutti gli studenti di medicina, viene ripetuto in tutti gli articoli dei giornali e in tutti i servizi televisivi che si occupano di malattie infettive. È un luogo comune. Si cerca in tutti i modi di rafforzare la fiducia nelle vaccinazioni, dimenticando “gli invisibili”, le vittime delle vaccinazioni, e anche negando dati epidemiologici, evidenze statistiche e qualche pagina della storia della medicina.