Perché affrontiamo il discorso sulla televisione in un libro che parla di consumo critico e acquisti? Perché la televisione è presente nella maggior parte delle case e i bambini entrano presto in contatto con questo strumento. E poi perché la televisione è il veicolo principale con cui la pubblicità raggiunge genitori e figli influenzando, spesso in modo determinante, lo stile di consumo delle famiglie.
L’argomento è complesso e, diciamo la verità, non facile da trattare. Il rischio di risultare impopolari, suggerendo di porre dei limiti all’uso della televisione, è elevato; sia perché questa riflessione può cozzare con le consuetudini radicate della famiglia, sia perché oggi è considerato politicamente scorretto parlare male della televisione. Pare quasi che, per essere moderni, ci si debba limitare a un generico giudizio di neutralità, accogliendo il detto secondo cui “la televisione non è né buona, né cattiva, dipende dall’uso che se ne fa”. In realtà le cose non stanno esattamente così. La televisione non è un elettrodomestico come gli altri, non è affatto un accessorio neutro. E se a usarla sono i bambini, credo sia opportuno approfondire l’argomento.
Nei paragrafi che seguono troverete il pensiero di numerosi esperti che hanno studiato il rapporto tra infanzia e televisione. Vorrei specificare che tutte le osservazioni proposte hanno il valore di spunti di riflessione, e mai – sottolineo mai – sono intese come un giudizio nei confronti di chi fa scelte diverse. Ogni famiglia è un mondo a sé, ha le sue abitudini, le sue regole, le sue esigenze. Quando si parla di crescere un figlio non ci sono ricette o suggerimenti giusti a priori, uguali per tutti. Ma insieme, con l’aiuto degli studi compiuti negli ultimi decenni, possiamo ragionare, valutare e trovare la strada giusta per noi, quella che meglio si adatta alla realtà della nostra famiglia.