Natura, perché è importante
Vado in mezzo alla natura per calmarmi e curarmi,
e per accordare ancora una volta i miei sensi.
John Burroughs
Sto di nuovo bene, mi sono ripreso nei venti freddi
e nelle acque cristalline di montagna.
John Mur
La pedagogista italiana Maria Montessori nella prima metà del secolo scorso già sottolineava il legame particolare tra infanzia e natura e le
potenzialità educative di tale legame: “Nel nostro tempo e nell’ambiente civile della nostra società, i bambini vivono molto lontani dalla natura ed
hanno poche occasioni di entrare in intimo contatto con essa o di averne diretta esperienza; invece il bambino ha bisogno di vivere naturalmente, di
‘vivere’ la natura e non soltanto di conoscerla, studiandola o ammirandola”1.
Un appello oggi ancor più urgente ed attuale, dato che la cementificazione degli spazi urbani si è mangiata giardini, prati, cortili, e la routine
quotidiana delle famiglie di città prevede lunghe ore trascorse al chiuso (scuola, casa, palestra, supermercato, ecc.) e frequenti spostamenti in auto.
Per la maggior parte dei bambini del duemila rotolare nell’erba, sporcarsi di terra, cogliere un fiore, giocare a prendersi in un cortile, non è la
normalità, ma rappresenta un intrattenimento speciale (per alcuni più fortunati relativamente frequente, per alcuni decisamente raro). A noi sembra
normale, perché questa è la nostra quotidianità, ma se guardiamo nella storia si tratta di una situazione inedita di cui non possiamo prevedere gli
effetti a lungo termine.
Richard Louv, presidente di Children&Nature Network, organizzazione
statunitense che si occupa di studiare, proteggere e migliorare la relazione dei bambini con la natura, considera: “Come può essere cambiato in così poco tempo qualcosa che è rimasto immutato per secoli? Alcuni studiosi si pongono la domanda, molti altri hanno la tendenza ad accantonarla.
Questo perché non ci sono motivazioni commerciali che spingano a fare indagini”2.
Eppure cresce il numero degli esperti che sottolineano l’importanza di stare all’aria aperta per uno sviluppo sano a livello fisico e psicologico. Per
quanto riguarda il fisico, la prima conseguenza della vita sedentaria dei nostri piccoli è già emergenza: ci riferiamo ai problemi di sovrappeso e
obesità infantile che in Italia interessano ormai un bambino su tre, con serie conseguenze in termini di salute. Ma non è tutto. Louv ha coniato la
definizione “disturbo da deficit di natura” e sottolinea che proprio la natura, il contatto con l’ambiente naturale, viene considerato un’efficace
terapia per combattere lo stress. Risale al 1971, infatti, il primo programma di studi in “terapia orticolturale” inaugurato dall’Università del Kansas.
Le proprietà curative della natura per i ragazzi che hanno alle spalle esperienze di vita molto dure sono spesso sottovalutate. Non vediamo e, con ogni
probabilità, non vedremo mai una pubblicità dedicata alle terapie della natura, mentre abbiamo e avremo sempre sotto gli occhi quelle sugli ultimi
ritrovati dell’industria farmaceutica in fatto di antidepressivi. Ma i genitori, gli educatori e gli operatori sanitari devono essere consapevoli che la
natura può costituire un potente antidoto contro lo stress emotivo e fisico. E questo è vero soprattutto al giorno d’oggi.3