Fino a una certa parte del secolo scorso, il cortile era il regno dei bambini. Ragazzini e bambini di ogni età, sin da piccini, scorrazzavano liberi per la strada e giocavano nei cortili. Oggi molti cortili sono diventati il regno delle automobili, adibiti in buona parte a parcheggi1, e anche le zone libere sono spesso precluse ai piccoli per timore che disturbino. Molte famiglie vivono in condomini dotati di aree verdi, ma non osano sfruttarle per evitare lamentele da parte di altri condòmini. Il risultato è che i bambini trascorrono molte ore chiusi in casa, per farli giocare all’aria aperta i genitori devono organizzarsi e portarli altrove, e fare movimento è diventato sinonimo di corsi sportivi e attività extrascolastiche. A pagamento.
Qualcosa però sta cambiando. Si comincia, timidamente, a prendere in maggior considerazione l’articolo 31 della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia che recita: “Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica”2. Un diritto, quello al gioco e alle attività ricreative, che riguarda tutti i bambini, non solo quelli che vivono in piccoli centri o che hanno la fortuna di abitare in una casa con giardino di proprietà. Da qui la riflessione che i cortili, e più in generale gli spazi comuni, le aree verdi, i giardini condominiali, siano anche loro, siano anche dei bambini.
Anche i piccoli condòmini hanno diritto di vivere questi spazi. Per fare movimento. Per stare all’aria aperta. Per giocare.