Se l’attesa si interrompe1
(…) condividendo con lui il vostro dolore, darete al bambino l’opportunità di imparare a parlare dei propri sentimenti ed emozioni con gli altri, in
futuro anche con i fratelli.
T. Berry Brazelton
Non c’è battito. L’attesa si è interrotta. Quando ci sono dei fratellini in famiglia, il suggerimento è di spiegare loro con parole semplici e chiare,
adatte all’età, cosa è avvenuto. Nascondere gli eventi, o non parlarne, non protegge i bambini dal dolore, ma può causare loro ansie e incertezze. I
bimbi, infatti, sentono le emozioni dei genitori e sono prontissimi ad accorgersi se qualcosa non va. La tensione e la tristezza degli adulti possono
provocare nei piccoli confusione, paura, addirittura sensi di colpa.
Se invece mamma e papà ammettono di essere tristi e ne spiegano con semplicità il motivo, i bambini riescono a conservare la serenità. Ricordiamo che la
paura della morte è propria degli adulti, non dei piccoli, che hanno una visione molto più semplice e diretta della vita. “Per loro l’evento è più
naturale e accettabile” spiega Piera Maghella, educatrice perinatale, “non necessariamente associano la morte con la sofferenza come fanno gli
adulti”2.
Per un bimbo è sicuramente più inquietante intuire che qualcosa è accaduto, percepire qualche frase mentre gli adulti parlano, vedere la mamma triste o
nervosa e non sapere perché, non avendo così la possibilità di dare un volto all’ombra che incombe sulla serenità familiare.
Il suggerimento di spiegare cosa è accaduto vale anche nei casi in cui la gravidanza non fosse stata annunciata; a questo proposito T.Berry Brazelton,
professore di pediatria all’Harvard Medical School e Joshua Sparrow, primario di psichiatria al Children’s Hospital di Boston, spiegano:
“È probabile che i bambini, qualunque età essi abbiano, si siano accorti che la mamma era incinta. Anche se non è stato detto loro esplicitamente, i
bambini, pur molto piccoli, riescono ad avvertire che sta accadendo qualcosa di importante e di diverso”3.
Infine, affrontare l’argomento con sincerità è necessario anche per evitare che i bambini possano sentirsi responsabili della perdita del fratellino.
Infatti, spiega la psicologa Carole Mèhan, “durante la gravidanza essi possono aver manifestato una certa gelosia e anche una certa aggressività verso
colui o colei che stava per arrivare. I bambini potrebbero quindi credere che questi loro pensieri negativi siano stati in qualche maniera all’origine
della perdita del fratellino”4. Solo affrontando l’argomento si potrà liberare il bimbo da eventuali sensi di colpa, dargli modo di spiegare
ciò che prova e permettergli di esprimere dubbi ed interrogativi. Non solo. I piccoli osservano le nostre reazioni e le interiorizzano. Se si cerca di
nascondere i propri stati d’animo e si evita l’argomento, l’insegnamento implicito che si trasmette è quello di tacere il dolore, di tenerlo per sé.
Condividendo la propria tristezza, il genitore offre al bambino l’opportunità di imparare a parlare, a sua volta, dei propri sentimenti e autorizza
l’adulto che diventerà a dar voce al dolore e alle emozioni.
Infine, la condivisione di questa esperienza dolorosa è per i figli un’occasione di crescita. La nostra società tende a proteggere i bambini evitando di
parlare di dolore e di morte, ma la sofferenza e la morte fanno parte della vita, e negarli significa privare i piccoli degli strumenti per affrontare
la perdita.