Musica e musicalità
Il cantare insieme costituisce un valido incentivo alla formazione della vocalità eall’esternazione espressiva e creativa del proprio mondo interiore.Ester Seritti
Il bambino è un essere musicale e per questo il canale privilegiato per “parlare” con lui sono i suoni. Quanto si diverte a giocare con la sua voce, prima di addormentarsi, quando lo cambiate o mentre si tocca i piedi, e quanto è attirato dai suoni che lo circondano? Il bambino sembra essere un esploratore sonoro: potete incoraggiarlo in questo suo gioco, imitando i suoi suoni e proponendogliene di nuovi. Capirà che state dialogando con lui e che i suoni che emette sono importanti per voi. Non abbiate fretta di indirizzare i suoi suoni verso il linguaggio: questo passaggio avverrà in modo naturale, ed è bello ascoltare la varietà dei suoni che lui sa produrre prima che diventino parole. In un “ma” che potrà diventare “mamma” ci sono tutte le note dell’affetto: una “m” sulle labbra, rotonda come un bacio e una “a” a bocca aperta, per sentire la pelle del seno con tutta la bocca. Provate ad ascoltare il suo “ma” e ripetetelo con tutta la ricchezza con cui lui ve l’ha regalato: scoprirete tanti significati, suoni sfumati, a volte indicibili a parole.
Tutti i suoni che il bambino produce, con la voce o con gli oggetti che lo circondano, il suo modo di muoversi, il suo tempo interiore e unico, i suoi gesti, le sue preferenze musicali, ciò che del mondo sonoro lo attrae, fanno parte della sua musicalità, del suo modo, fatto di voci, parole e ritmi, di stare al mondo. Qual è la musicalità del vostro bambino? Alcuni hanno un modo di stare al mondo leggero e sfumato, producono suoni sottili, cercano i dettagli, amano stare in equilibrio sul filo. Quali sono i loro canti antichi preferiti? Forse la melodia francese “C’est pour les enfants”, meraviglioso canto popolare del ’500, che Ludovico Einaudi ha scelto per aprire il suo disco “Le onde” o forse la danza “Teniamoci per mano” di Marin Marais?
Altri bambini hanno un tempo impetuoso e vitale, pieno di slanci, in cui le pause sono una semplice preparazione all’atto successivo. Questa è la loro musicalità e quale sarà il loro canto antico preferito? Forse “Imparare a volare”, in cui il gioco consiste nel prendere in braccio il proprio bambino, facendolo volare prima e girare poi; o forse “Gira, gira Gurdulù”, che sulle note di un turbinoso “Tourdion” invita i bambini a girare su loro stessi per poi, con la testa che gira, tentare l’impresa assurda di camminare su di un filo immaginario. Anche noi adulti abbiamo una musicalità nostra, che a volte facciamo fatica a esprimere, solo perché pensiamo che la musica sia per chi la fa di professione. Alcuni di noi la fanno per diletto, altri la ascoltano e basta. Alcuni cantano, ma solo in solitudine, altri provano un sentimento di nudità e forse di vergogna nel cantare.
Una cosa è certa: se noi genitori scopriamo su noi stessi il piacere di cantare, la bellezza di usare il nostro corpo come primo strumento musicale che da sempre ci appartiene; se arriviamo a godere dell’incanto di produrre, insieme ad altri, suoni che si incrociano, che con delicatezza si posano una sull’altro, che si confondono e che, a vicenda, si rivitalizzano, allora non riusciremo a trattenerci dal cantare per e con i nostri bambini.
E quali sono i canti antichi che preferiamo? Come risuonano in noi questi canti, che sembrano portarci in un altro tempo, in altri luoghi, per alcuni dimenticati? Saranno gli stessi che ama il nostro bambino?
Forse fra i 12 canti antichi troviamo un canto, un gioco che piace tantissimo a tutti e due: un indimenticabile “nostro gioco”, che custodirà le nostre complicità, per sempre.