capitolo V

Chi è che guida?

La danza dell’attaccamento

Siam messi qui per poco a sostenere i raggi dell’amore

William Blake1

Nancy chiese la mia consulenza per i suoi gemelli di cinque anni, James e Sarah, che avevano “preso il sopravvento”. Nancy e il marito vivevano passando da un problema all’altro, “camminando sulle uova”, in attesa che la frustrazione esplodesse al minimo “no” o che la resistenza aumentasse a ogni direttiva. I bambini cercavano di disciplinare i genitori se “facevano pasticci”, con castighi e punizioni. Le carte in tavola erano del tutto cambiate, e non per mancanza di amore da parte dei genitori, o di volontà o di desiderio di fare da guida ai propri figli. I genitori erano esausti e i gemelli insaziabili; ognuno era poi teso e nervoso.

Gli amici avevano consigliato Nancy di essere più dura con i gemelli e “fargli vedere chi è che comanda”, ma il tentativo era stato controproducente e aveva portato a un’esplosione di comportamenti negativi. Un terapeuta a indirizzo comportamentista aveva dato a Nancy una tabella delle ricompense per rinforzare i comportamenti di James e Sarah quando ascoltavano e obbedivano. Al principio, la tabella dei premi aveva funzionato… finché i gemelli non la ribaltarono dicendo che avrebbero ricompensato Nancy se fosse stata una “brava mamma”. Nessuna delle strategie era stata efficace - trucchi, premi, conseguenze, punizioni e coercizioni non facevano che rivelare la sua impotenza come genitore. Nancy tentava di guidare i suoi figli con mezzi artificiosi di controllo del comportamento. Nulla sarebbe cambiato in casa finché non avesse capito perché i bambini non la seguivano. Era necessario che ristabilisse la sua posizione alfa e trasformasse gli istinti e le emozioni che guidavano il comportamento dei gemelli.

Durante il nostro primo incontro discutemmo le ragioni per cui James e Sarah erano spinti a prendere il comando, insieme alle sfide rappresentate dalla loro costante resistenza, frustrazione, ansia e atteggiamento di comando. Parlammo del fatto che i bambini la scalzassero dalla sua posizione alfa e come fosse necessario che la riconquistasse se intendeva riportare i gemelli alla pace tranquilla delle cure materne. Parlammo di cosa volesse dire essere una presenza alfa, e anche delle strategie utili a trasmettere ai gemelli il messaggio che potevano affidarsi alle sue cure di madre. Discutemmo del fatto che risposte come urlare, fare la voce grossa, mettere in castigo e “contare fino a tre” fossero misure disperate che rivelavano la sua impotenza. I bambini venivano consultati su troppe faccende, Nancy fu incoraggiata a guidarli e a leggere i bisogni dei gemelli senza fare domande. Dopo avermi confidato che aveva detto a James e Sarah che “stava cercando aiuto per imparare a prendersi cura di loro”, le suggerii di tenere nascosta la cosa e di comunicare ai bambini che già sapeva come fare.

Due settimane dopo, Nancy tornò e mi raccontò che quando era tornata a casa dal nostro primo incontro aveva trovato James e Sarah che saltavano sul letto, con il marito che urlava loro di smettere. I bambini lo ignoravano, ma quando lei mise piede nella stanza si fermò in silenzio a guardarli, con i piedi ben piantati, gli occhi dallo sguardo fermo con cui comunicava il suo ruolo di comando, e le braccia incrociate. I gemelli la guardarono e smisero di saltare, sbalorditi dal suo atteggiamento, e le dissero: “Mamma?”; lei rispose: “Pensiamo davvero che il programma della serata sia saltare sul letto?”. Dopo aver catturato la loro attenzione, aggiunse: “Stasera si legge una storia!” e si avviò per guidarli fuori dalla camera da letto. Con la coda dell’occhio vide il marito che cercava di imitare la sua posa, con le braccia incrociate e gli occhi puntati sui bambini. Lei gli chiese: “Che stai facendo?”, e lui: “Ti copio, è stato fantastico, come si chiama questa tecnica?”, Nancy rispose: “Si chiama fare la guida!” e ciò detto, portò James e Sarah a letto.