Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce.
Blaise pascal
Claire era in piedi nel piccolo studio fotografico, a Oaxaca City, in Messico. Osservava le pareti adorne di ritratti
di bambini piccoli che sorridevano, ridevano, piangevano, erano imbronciati o nascondevano la faccia per timidezza. Le emozioni di ciascuno erano
sistemate in cerchio tutto attorno a una fotografia centrale, con piglio artistico. Claire si chiedeva come mai qualcuno volesse immortalare scenate e
atteggiamenti di resistenza quando la maggior parte dei genitori sarebbero felici di evitarle del tutto. Trovò il proprietario e gli chiese perché avesse
catturato simili stati d’animo nei piccoli, al che egli le rispose in tono spiccio: “I ritratti rappresentano tutte le emozioni e gli aspetti della vita.
Alcuni seri e pensierosi, altri felici, qualcuno triste. Es la vida - è la vita!” Claire restò colpita dalla spiegazione, era come se lui avesse infranto
un qualche tabù o tradizione sacra trasformando il malumore in una forma d’arte. Si chiedeva quali genitori fossero dietro quelle foto e come
considerassero le emozioni dei figli - anche le più caotiche.
I ritratti lasciarono un’impressione duratura su Claire; cosa potevano comunicare in merito alla nostra relazione con le emozioni dei bambini e la
ricerca della felicità? Perché questi genitori non si preoccupavano di calmare i figli e perché, anzi, ne festeggiavano il fastidio interiore? Claire
pensò che quei bambini erano fortunati ad avere delle guide desiderose di aiutarli a imparare un linguaggio del cuore. I ritratti impersonavano ciò di
cui ciascun bambino ha bisogno: un custode dei loro sentimenti vulnerabili e del loro cuore tenero.