Perciò suppongo che i bambini continueranno ad essere una seccatura e le madri continueranno ad essere felici di poter essere le loro vittime.D.W. Winnicott1
Capitolo X
Disciplina per gli
Immaturi
Guadagnare tempo per dar spazio alla crescita
Guardavo mia sorella minore mentre finiva di mangiare le verdure della cena. Un barattolo di mostarda piccante se
ne stava soddisfatto fra noi; le dissi: “Le verdure sarebbero più buone se ci mettessi sopra quella roba gialla!”, “No! È mostarda piccante!” ribatté
lei. A sei anni, la mia controvolontà istintiva è passata subito all’azione, ho afferrato una carota, l’ho intinta nella mostarda e l’ho infilata in
bocca a mia sorella di cinque anni. Per due secondi è stata in silenzio, ma poi le sue urla e il suo dimenarsi hanno fatto accorrere la mamma; sono
volata in camera mia, sapendo di essere nei guai.
Dalla mia stanza udivo il trambusto al piano di sotto mentre mia madre urlava e i passi di mio padre risuonavano su per le scale avvicinandosi alla mia
porta. Me ne stavo seduta sul letto - terrorizzata. Quando ebbe aperto la porta, vidi una faccia che non avevo mai visto prima in simili circostanze:
aveva una strana smorfia, quasi un sorriso. Una parte di me si chiedeva se avesse del tutto perso la testa o se mi toccasse entrare in un regno tutto
nuovo di punizioni mai viste.
Mio padre si sedette accanto a me sul letto, mentre io ero troppo rigida e impietrita per muovermi. Scuoteva la testa e mormorava: “Debbie, Debbie,
Debbie!”. Avrei voluto gridare: “Facciamola finita e smetti di torturarmi con questa attesa!”. In quel momento, inaspettatamente iniziò a raccontarmi
una storia: “Quando ero piccolo, ero proprio come te. Avere un fratello non era sempre facile. Mi dava parecchio fastidio e io ero anche dispettoso e mi
piaceva fare gli scherzi, soprattutto a lui. Gli legavo i lacci delle scarpe, gli nascondevo le mutande e gli mettevo i sassi negli stivali!”. Mentre
parlava, fui invasa dal sollievo, non ero nei guai, ero proprio come il mio papà e dovevo aver ripreso da lui la mia monelleria.
Mio padre si accorse del mio interesse per i suoi dispetti e disse: “Sono sempre stato scoperto, mio fratello faceva la spia e i miei genitori si
arrabbiavano. Non andava bene, a un certo punto ho capito che sarebbe stato meglio smetterla con i dispetti e fare altro!”. Iniziai a capire quale fosse
il messaggio di mio padre e con tutto il cuore acconsentii all’idea che non fosse bene fare del male agli altri. Lo guardai con stupita ammirazione,
avrei potuto ascoltare le sue storie per ore.
Alla fine, mio padre mi guardò e disse: “Stasera hai fatto davvero male a tua sorella, era sconvolta, vorrei che andassi di sotto a chiederle scusa e
che non lo facessi mai più!”. Acconsentii prontamente e dissi: “Non so cosa mi è successo, ho dovuto spingerle quella carota in bocca!”. E così scesi di
sotto piena di rimorso e feci a mia sorella delle scuse sincere. Per fortuna, mi perdonò e da allora non è mai più stata vittima dei miei dispetti.
Con il senno di poi, ciò che più ho imparato da mio padre quel giorno è stato quanto sia forte la capacità di un genitore, grazie all’attaccamento, di
portare un figlio in linea con le aspettative, il mantenimento dell’ordine e la gestione delle crisi. Non aveva usato promesse, minacce o punizioni;
quando il mio comportamento era stato dei più oltraggiosi, era semplicemente stato presente come padre e non mi aveva allontanata, ma anzi, mi aveva
spinta ancor più accanto a sé. Attraverso le sue storie, mi aveva fatto capire che noi due andavamo bene così come eravamo e nel farlo aveva tenuto
stretto il mio amore per lui servendosene per trasmettermi il messaggio su come mi sarei dovuta comportare. Mio padre mi guidava amandomi e così il mio
cuore era felicissimo di seguirlo.