capitolo IX

Mamma cara,
Mia diletta...

Alla madre da sempre sono stati dedicati versi e poemi, qui ne ricorderemo alcuni che per la loro bellezza e il loro significato simbolico possono aiutarci a delineare i tanti volti di questa figura così essenziale e al contempo complessa.

Ecco come la ricorda Giovanni Pascoli, della cui perdita fece presto esperienza:

Mia madre

Zitti, coi cuori colmi,

ci allontanammo un poco.

Tra il nereggiar degli olmi

brillava il cielo in fuoco.

... Come fa presto sera,

o dolce madre, qui!

Vidi una massa buia

di là del biancospino:

vi ravvisai la thuia,

l’ippocastano, il pino...

... Or or la mattiniera voce mandò il luì;

Tra i pigolìi dei nidi,

io vi sentii la voce

mia di fanciullo... E vidi,

nel crocevia, la croce.

... sonava a messa, ed era

l’alba del nostro dì:

e vidi la Madonna

dell’Acqua, erma e tranquilla,

con un fruscìo di gonna,

dentro, e l’odor di lilla.

... pregavo... E la preghiera

di mente già m’uscì!

Sospirò ella, piena

di non so che sgomento.

Io me le volsi: appena

vidi il tremor del mento.

... Come non è che sera,

madre, d’un solo dì?

Me la miravo accanto

esile sì, ma bella:

pallida sì, ma tanto

giovane! una sorella!

bionda così com’era

quando da noi partì.