Appendice

Ed ecco, per concludere, un mio dono ai bambini: una favola e una filastrocca, due versioni, una in prosa e una in rima, dello stesso tema.


La fiaba dedicata ai più grandicelli, nella speranza che possa aiutare chi di loro ha vissuto l’esperienza dell’abbandono o la nostalgia della mamma a guardare ciò che ha e non ciò che gli manca… E la filastrocca per i più piccini, affinché attraverso la sua musicalità possano giocare e sorridere alla vita come solo loro sanno fare…

Un mondo di bene

C’era una volta un’orsetta, morbida e graziosa, che, rimasta orfana, era stata cresciuta da una mamma cerva.


All’orsetta mancava molto il calore della pelliccia di Mamma Orsa, nella quale avrebbe desiderato, sopra ogni cosa, poter tuffare la sua testolina e il suo musetto. In compenso, Mamma Cerva le preparava dei pranzetti deliziosi, cucinandole i suoi cibi preferiti e si prendeva cura di lei con tanto amore.


Orsetta aveva diverse amiche a Bosco Gaio, dove abitava, ma la sua preferita era Orsacchiotta, con cui passava le ore a giocare e a chiacchierare. Avevano sempre tante cose da dirsi. Andavano insieme al ruscello e si divertivano a catturare i salmoni, oppure si arrampicavano sugli alberi alla ricerca di miele.


Quando si facevano compagnia il tempo scorreva felice e spensierato. Nei momenti di tristezza Orsetta andava a trovare Comare Pettirosso che cantava per lei con la sua dolce voce e confortava le pene del suo cuore.

Al suono di quelle melodie a Orsetta pareva di rinascere e di ritrovare la forza e la gioia di vivere.


Poi c’era Maestro Gufo, da cui Orsetta si recava ogni volta che aveva bisogno di consigli: lui era sempre pronto a donarle un po’ della sua saggezza e a guidarla sulla via della conoscenza.


Quindi non si può certo dire che Orsetta non avesse una vita felice o che fosse sola. Ogni tanto però riaffiorava dal profondo del suo cuore il desiderio di Mamma Orsa e lei pensava “Nessuno mi ama come lei mi avrebbe amato”.


Un giorno in cui questo desiderio fu così forte da diventare dolore e da riempirle gli occhi e il cuore di lacrime, Orsetta decise di rifugiarsi nella Grande Foresta.


Camminò e camminò tutto il giorno ma quando arrivò la notte e si fece buio, Orsetta cominciò a tremare dal freddo. Era stanca e aveva paura. Le zampe le facevano male e non sapeva più dove andare. Si mise a guardare le stelle e a pregare Mamma Orsa di aiutarla lassù dal Cielo.


Poi scoppiò a piangere disperata. Fu allora che sentì la voce di Maestro Gufo che le disse: “Perché piangi Orsetta?” “Perché nessuno mi ama come vorrei essere amata” rispose. “E come vorresti essere amata tu?” le chiese Maestro Gufo. “Come si è amati da una Mamma Orsa, nella cui pelliccia morbida e calda si può tuffare la testa e il muso. Vorrei essere amata come ama lei, con baci, coccole e carezze”.


“E la tua mamma non ti ama così?” riprese Maestro Gufo. “No, io ho una Mamma Cerva: lei mi prepara dei buoni pranzetti e si prende cura di me.”

“Ah, capisco – disse il Gufo – allora lei ti ama attraverso il cibo.” “E il tuo papà?” “Beh, lui sta lontano, è rimasto a vivere in un’altra foresta, però ogni tanto mi scrive delle belle lettere che io conservo preziosamente in una scatola.”


“Ah, capisco – disse il Gufo – allora lui ti ama attraverso le parole”. “E non hai amiche?” continuò. Allora Orsetta gli raccontò della sua amica Orsacchiotta e di quanto si divertisse insieme a lei a ridere, scherzare e fare capriole nei prati. “Ah, capisco – disse Maestro Gufo – allora lei ti vuole bene attraverso i giochi, le risate e le chiacchiere che fa con te.”


Orsetta gli parlò anche di Comare Pettirosso e lui le disse “Ah, capisco, allora lei ti vuole bene attraverso il suo canto”. “Vedi, Orsetta, – concluse il vecchio Gufo – in quanti ti vogliono bene a Bosco Gaio? Ognuno lo fa a modo suo, come è capace di fare. Mamma Cerva non potrà mai amarti come Mamma Orsa: lei ti ama attraverso il cibo e le attenzioni che ha per te.


Papà Orso ti ama attraverso le parole che ti scrive nelle sue lettere. Orsachiotta ti vuole bene come un’amica: trascorrendo tanto tempo con te, condividendo con te i suoi giochi e le sue risate.


Comare Pettirosso ti vuole bene attraverso il suo canto, che ti consola nei momenti di tristezza. E anche io ti voglio bene attraverso i consigli che ti do.

Ognuno di noi ti vuole bene in un modo diverso ma ognuno di noi ti vuole bene, un MONDO DI BENE.


Così quando tu sarai grande e avrai i tuoi cuccioli sarai capace di amarli in tanti modi diversi, in tutti i modi che hai imparato e in cui tu stessa sei stata amata: attraverso le parole, attraverso il cibo, attraverso i giochi, attraverso le risate, attraverso il canto, attraverso i consigli e anche e soprattutto attraverso baci, coccole e carezze e il calore e la morbidezza della tua pelliccia.”


Orsetta aveva ascoltato le parole del Gufo con molta attenzione e una lacrima le rigava il volto. Dopo aver ringraziato il suo Maestro dal profondo del cuore, riprese il cammino di casa.

Ora i suoi occhi, al di là del buio della notte, per la prima volta vedevano e risplendevano di una luce nuova.