Una notte feci un sogno, molto vivido e profondo, in cui un Maestro, molto simile al Cristo, mi diceva “Chiedi di
essere guarita con ciò con cui potrai aiutare gli altri a guarire”.
Per tanto tempo mi sono scervellata su quale potesse essere questa terapia miracolosa e sono andata alla sua ricerca sperimentando un po’ tutti gli
approcci “alternativi” che la vita mi proponeva man mano. Così per esempio ho scoperto i fiori di Bach e poi l’astrologia, quindi la Logosintesi… Ma
sentivo che la risposta al quesito che mi assillava non risiedeva in una “tecnica”. E che anzi probabilmente non sarebbe mai arrivata nessuna risposta,
perlomeno nella forma in cui me la aspettavo io. Poi un sabato santo, dopo aver guardato il film Sette anni in Tibet e aver pregato molto
intensamente, ecco che all’improvviso ho compreso: “Ricordati chi sei!” mi sussurrava una vocina dentro di me… “Ricordati chi sei!” Come a dire “Se
sarai ciò che sei non solo potrai guarire ma anche aiutare gli altri a farlo”.
E mi sono resa conto che la Vita ci ama a tal punto che vuole il meglio per noi e ci spinge a volte per strade dure e faticose proprio perché vuole
darci di più: la Vita non vuole che noi ci accontentiamo! È come se ci sussurrasse all’orecchio “Tu sei di più, molto di più di quello che credi:
ricordatelo e diventalo!”…
Il primo passo per intraprendere una terapia è acquisire la consapevolezza di averne bisogno. Non sempre è facile. Ci sono persone che sono cresciute
dovendosela cavare da sole e per loro chiedere aiuto è estremamente difficile. Mettersi alla ricerca di un sostegno esterno è in questi casi invece
proprio il punto di partenza per avviarsi verso la guarigione. Perché si può trasformare solo ciò che si accetta e si riconosce: “io ho un problema e
non sono in grado di risolverlo da solo”.
Non per nulla quando un alcolista si reca agli incontri della Associazione Alcolisti Anonimi il primo passo che è chiamato ad intraprendere è affermare
“Io sono un alcolista”.
Quando la sofferenza si fa verbo la ricostruzione diventa possibile.
Il secondo passo è orientarsi tra le innumerevoli proposte del mercato, il che non è poi così semplice: oggigiorno c’è la possibilità di scegliere tra
una vasta gamma di approcci terapeutici, che spaziano dalla medicina allopatica a quella cosiddetta “alternativa” o meglio “complementare”, che
comprende al suo interno numerose specialità: omeopatia, fitoterapia, floriterapia, agopuntura, ayurveda, riflessologia, massaggio, osteopatia, terapia
craniosacrale, jin shin do, possono essere strumenti utili, così come molti altri, sia per gli adulti che per i bambini. Non esiste una terapia
ottimale, esistono tante strade diverse, ognuna delle quali può essere più o meno adatta a un certo tipo di persona.
Ecco perché è difficile dare consigli in questo ambito: ognuno dovrebbe scegliere ciò che sente più affine alla sua personalità, verso cui si sente più
attratto e poi provare a sperimentarlo. Sarà solo l’esperienza diretta che permetterà di dire se quel tipo di terapia è o no appropriata per lui. Una
terapia per essere veramente efficace infatti dev’essere adeguata alle necessità del paziente, deve risuonare e corrispondere pienamente alle sue
caratteristiche, in una parola dev’essere confezionata su misura, proprio come un vestito di alta sartoria, non certo come un capo fabbricato in serie,
made in china…
Ciò che si può tracciare invece è una sorta di griglia per far comprendere le peculiarità di ogni singolo approccio e il livello energetico sul quale
agisce.