Quando avevo due anni il pediatra che mi aveva in cura comunicò a mia madre, semplicemente guardandomi una mano,
che ero “mongoloide”, senza curarsi minimamente della sua reazione di spavento che la portò ad appoggiarsi al muro per la paura di svenire…
E anche la morte di mio padre sono convinta sia avvenuta fondamentalmente per la notizia datagli da un eminente professore, il quale gli annunciò molto
sbrigativamente che il suo aneurisma addominale poteva scoppiare da un momento all’altro causando la sua fine. Mio papà non si riprese più dall’infausto
annuncio e da quel giorno iniziò il suo inesorabile declino che io non riuscii, ahimè, a fermare nemmeno con tutte le mie più appassionate
rassicurazioni. Del resto anche suo padre se ne era andato così, per un verdetto del medico che gli aveva predetto che sarebbe morto a quarant’anni,
cosa che realmente avvenne, facendo avverare inesorabilmente la malaugurata profezia…
Di episodi di questo genere nella storia della mia famiglia ce ne sono stati tanti e hanno lasciato la loro traccia nella mia memoria cellulare: io non
ho mai avuto un buon rapporto con i medici e forse è anche per questo che sono diventata una di loro… Per trasformare i traumi in dono e dare a me
stessa e a chi mi circonda un’altra possibilità.
Personalmente ho impiegato un bel po’ di anni per trovare il mio medico di fiducia ma quando, in un momento di crisi e grande scoraggiamento, il Dott.
Stegagno è arrivato come per magia sul mio cammino io ho sentito immediatamente che era di lui che avevo bisogno per riabilitare il ruolo del medico e
sperimentare che esiste anche chi lo vive a 360°… Solo un terapeuta con una visione così simile alla mia poteva accompagnarmi nelle penultime tappe del
mio percorso di guarigione.
Quando si è malati si ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di noi. Questa è essenzialmente ed anche etimologicamente la funzione del terapeuta, dal
greco “mi prendo cura di”, “mi metto a servizio di”, “accompagno” ovvero prendo per mano.