Mi sono sempre portata dietro per tutta la vita la sensazione di essere “orfana di madre”… eppure io una mamma
l’ho avuta eccome! È stato solo dopo le esperienze di cranio-sacrale biodinamico che ho capito da dove nascesse questo strano vissuto: quando una
madre è avviluppata dai suoi problemi, depressa e bloccata in un lutto irrisolto come lo era la mia, inconsciamente desiderosa di andarsene anche lei,
per il bambino è come se fosse emotivamente morta. In più io non l’ho incontrata e trovata alla mia nascita, visto che mi hanno chiuso dentro ad
un’incubatrice per un mese e mezzo, e anche al ritorno a casa le mie cure sono state affidate ad un’infermiera specializzata: evidentemente mia mamma
non si sentiva all’altezza della situazione, era costantemente preoccupata per la mia salute temendo che potessi morire da un momento all’altro e così
preferì delegare quanto più possibile il mio accudimento ad un’“esperta” (nei confronti della quale ho scoperto, ritrovandola dopo cinquant’anni, di
nutrire un profondo affetto di figlia, una “fille e anima” come dicono in Sardegna).
Non è che mia madre non mi amasse, al contrario, ma non riusciva a darmi ciò che io desideravo più di ogni altra cosa al mondo: il suo tocco. Il
problema è che per un bambino l’amore non può essere disgiunto dal contatto fisico!
Sta di fatto che sebbene abbia le foto che mi ritraggono in braccio a mia mamma io il suo tocco non riesco a ricordarlo. E quel tocco mancato l’ho poi
cercato per il resto della mia vita, chiedendolo anche a chi non era affatto tenuto a darmelo… Mi ci sono voluti anni e anni di lavoro interiore per
comprendere che la mancanza di contatto di mia madre era dovuta semplicemente alla sua grande paura di perdermi: molto probabilmente inconsciamente
temeva di attaccarsi troppo a me e dover poi soffrire di nuovo se, come mio fratello, anch’io me ne fossi andata…