parte prima - Il cerchio della salute e della malattia

La malattia
maestra incompresa

La malattia è il luogo in cui si apprende

B. Pascal

Il tempo passato nelle difficoltà non è mai perduto

R. M. Rilke

Quasi tutti hanno paura della sofferenza.La sofferenza però è una specie di fango che permette la crescita del fiore di loto della felicità. Non ci può essere un fiore di loto senza fango.

Thich Nhat Hanh

Ricordo che, quand’ero bambina, ad ogni febbre o malattia infantile, me ne stavo al caldo sotto le coperte ad ascoltare le fiabe col mangianastri. Mia mamma mi teneva a casa da scuola finché non mi fossi ripresa pienamente dal mio malessere. Era insomma anche un tempo di riposo e di pausa dai ritmi quotidiani.


Oggi questo non avviene quasi più. Gli adulti si rimpinzano di medicine per non perdere neanche un giorno di lavoro e imbottiscono di farmaci anche i loro bambini a cui raramente concedono i meritati giorni di convalescenza domestica.


Quante volte ho avuto richieste di certificati per far riammettere a scuola piccolini di pochi anni che solo il giorno prima avevano avuto 39° di febbre!

Oggi come oggi sembra non esserci più tempo per ammalarsi e per riprendersi dalla malattia prendendosi cura di sé.


La mancanza di una rete familiare di supporto e le esigenze sempre più pressanti del lavoro costringono a volte a soluzioni non desiderate anche chi vorrebbe fare diversamente.


Tanto meno si ha il tempo – e a volte la voglia – per interrogarsi sul significato del proprio malessere.


Così la malattia, nelle società industrializzate, resta ancora una grande incompresa: la si vive come uno spauracchio o come un tabù, non sapendo cogliere i doni nascosti che essa porta con sé.


Ma nulla nella vita è solo buono o solo cattivo: ogni medaglia ha il suo rovescio, ogni situazione ha più aspetti contraddittori. Non esiste la luce senza il buio o il giorno senza la notte: è la legge della polarità, uno dei pilastri portanti dell’universo stesso. Tutta la creazione è basata sul due, su coppie di opposti: “Ogni cosa al mondo sono almeno due” diceva un saggio nativo americano.