parte prima - Il cerchio della salute e della malattia

La teoria delle risonanze

Dopo di allora, ad ora incerta, quella pena ritorna,e se non trova chi lo ascolti gli brucia in petto il cuore

P. Levi

Chi non può e non vuole ricordare il passato è condannato a ripeterlo

G. Santayana

La vita è come un eco: se non ti piace quello che ti rimanda,devi cambiare il messaggio che invii

J. Joyce

Per anni ogni sera, tra le sette e le otto, io mi sentivo male: all’improvviso si scatenava l’ansia, come se una parte di me andasse in cortocircuito, la terra mi mancasse tutto d’un colpo sotto i piedi e io temessi di morire da un momento all’altro.


Come se una sirena tutto d’un tratto si mettesse a suonare “Pericolo, pericolo!”…

Lo stesso succedeva nei viaggi di ritorno in treno che passavo per lo più chiusa nel gabinetto a piangere o attaccata al telefono per cercare conforto nella voce e nelle parole di qualche amica.


Sono sempre riuscita a mantenere lo sguardo lucido del testimone anche nelle situazioni più difficili e quindi ho registrato tutto e diligentemente annotato nei miei diari ogni minimo moto dell’animo e del corpo. Ma ho impiegato dieci anni di assidua ricerca e lavoro senza tregua su di me per riuscire a capire il perché di questi strani sintomi e comportamenti apparentemente inspiegabili, che nessun terapeuta riusciva a decifrare.


Ho potuto scoprire che si trattava di un trauma avvenuto in viaggio, nel viaggio più avventuroso di tutti: quello uterino! Che aveva lasciato in me echi indelebili…

La realtà è che noi siamo malati di ricordi.

“Ricordi dimenticati, che non ci dimenticano” come ha scritto qualcuno. Che ci perseguitano, a volte ci ossessionano, non ci lasciano in pace. I dolori da arto fantasma negli amputati ne sono una chiara testimonianza.