Condividete la vita con un figlio che sia gentile, attivo e collaborativo non perché vi teme ma perché desidera esserlo di sua spontanea volontà
I figli possono affrancarsi dallo stress e conservare il proprio benessere emotivo solo se sono del tutto liberi di esprimersi. La sicurezza emotiva è dunque in stretta relazione con il bisogno di libertà e di espressione. Ci si sente al sicuro quando le nostre manifestazioni emotive vengono accolte con gentilezza e rispetto, quando si osserva la vulnerabilità anche nei propri genitori e si vede che altre persone attorno a noi si esprimono senza remore o timori.
Un bambino raccoglie indizi e informazioni dall’esperienza: potrà sbagliare in tutta sicurezza o verrà umiliato? Potrà piangere accanto a voi che lo ascoltate o verrà deriso? Potrà raccontarvi le sue paure più intime e trovare un ascoltatore comprensivo? Le altre persone a cui vi relazionate sono libere di esprimersi e commettere errori? Un bambino che deve guardarsi dal fare la cosa “sbagliata” non si sente abbastanza al sicuro e non si esprimerà per paura che i genitori lo giudichino, lo deridano, gli diano consigli o tentino di cambiare le sue idee. Non può esprimersi con autenticità se non è certo di ricevere un amore incondizionato.
Il nostro obiettivo non è crescere un bambino che non abbia paura (cosa impossibile e rischiosa), quanto piuttosto essere certi che il naturale carico di ansie trovi sbocco e non infici l’equilibrio emotivo. Uno stato di ansia perenne compromette la capacità di pensare, imparare, confrontarsi e svilupparsi. La casa è il luogo in cui sentirsi al sicuro e sfogare le emozioni con l’ascolto attento di genitori o altre persone care. I bambini sono in grado di lasciar andare le sofferenze piuttosto in fretta, senza crogiolarsi o reprimere il dolore.
Per quanto ci sforziamo, i bambini vivranno sempre con un certo grado di intimidazione, che è naturale per creature piccole, inesperte di ciò che vuol dire essere umani (almeno per quanto ne sappiamo), e dipendenti per la sopravvivenza da persone più grandi. Il genitore è dunque rifugio e protezione, alla sua difesa ci si affida finché non si è cresciuti abbastanza. Siate perciò alleati fidati dei vostri figli, per il benessere emotivo loro e vostro. Devono poter sapere che apprezzate i loro sentimenti, le loro scelte e i loro pensieri. Durante una consulenza, un padre mi raccontò come aveva offerto al figlio un ascolto protetto:
Al parco, Herbie, cinque anni, va sullo scivolo da solo quando a un certo punto arrivano altri due bambini. Gli si avvicinano mentre è seduto in fondo allo scivolo e sta per alzarsi. “Vuoi venire sulla giostra con noi?”, gli chiede uno dei due.
Herbie li guarda in silenzio e non si muove. Poi va dal padre, Robert, e affonda la faccia nel suo cappotto.
Uno dei due bambini chiede al padre: “Perché non parla?”
“Credo che voglia giocare da solo”, risponde Robert.
I due se ne vanno. Il padre accarezza Herbie e gli dice: “Vuoi continuare a fare lo scivolo ora?”
“Voglio andare a casa!”, risponde Herbie.
“Andiamo!”, dice Robert. Si alza e, mano nella mano, si avviano.
“Ti piace avere il parco tutto per te?”, chiede Robert cercando di indovinare le preferenze del figlio.
“Sì!”
“E vorresti che gli altri bambini non ti parlassero?”
“Mm-mm”
“Sì, capisco come ti senti, anch’io spesso preferisco fare le cose per conto mio!”
“A Betsy piace giocare con gli altri bambini!”, dice Herbie, riferendosi alla sorella maggiore.
“Sì, lo so, tu sei più come me. Da bambino spesso preferivo giocare da solo e non volevo parlare agli altri bambini. È bello poter fare quello che uno si sente di fare!”
“Papà?”
“Sì Herbie?”
“Sai cosa sento di voler fare adesso?”
“Cosa?”
“Andare a casa e mangiarmi il resto della pizza!”
Il papà non ha mai cercato di far cambiare idea al figlio, di convincerlo o di sottintendere che la sua scelta non fosse buona. Rispettandolo appieno e condividendo con lui delle informazioni confortanti, il padre di Herbie ha creato per il figlio una sicurezza emotiva e un legame sincero. Con una simile promessa di confidenza, un bambino può crescere fiducioso in se stesso e mostrare la propria vulnerabilità al padre. L’obiettivo è quello di stabilire una relazione in cui vostro figlio non veda l’ora di condividere i suoi sentimenti e pensieri perché ha fiducia nella vostra promessa d’amore incondizionato.
Qualsiasi dubbio che si insinui nel bambino, in merito alla possibilità di ottenere un appoggio incondizionato, frena la sua capacità di relazionarsi a voi. Potrebbe rispondere senza autenticità per non provocare la vostra rabbia o le critiche. Forse si rifiuterà di dirvi come si sente perché l’ultima volta che ha tentato eravate troppo occupati e non avete prestato attenzione, oppure eravate più interessati a dare consigli che ad ascoltare. O ancora, magari si adegua in fretta alle vostre richieste, non perché gli piaccia aiutarvi e seguire le istruzioni che gli date, ma perché non osa affermare se stesso. Alla fine, questo genere di reazioni derubano il bambino della sua capacità di conoscersi e fidarsi dei propri sentimenti, inficiando la sua abilità di pensare e creare relazioni.
Molte persone riconoscono questa inautenticità anni dopo, da adulti. Nel corso di una consulenza, una madre mi raccontò della sua spinta a essere la studentessa migliore: “Non avevo scelta, dovevo essere la più brava e fingevo che la cosa mi piacesse. Ma nell’intimo mi sentivo indifesa e temevo che se fossi stata men che bravissima non sarei stata degna di essere amata e apprezzata!”
Un’altra mamma mi confessò che spesso fingeva di essere d’accordo con il padre per conquistare i suoi favori in competizione con la sorella: “Mio padre suggeriva una soluzione per i nostri litigi e io l’accettavo, anche se ero furente e desiderosa che la cosa avesse un esito diverso!”. I figli desiderano talmente la nostra approvazione che qualsiasi gesto del genitore che non sia più che amorevole e rispettoso genera il dubbio. Non solo devono avere completa fiducia nel fatto che li amiamo e li rispettiamo, ma anche sapere che apprezziamo le loro manifestazioni di disagio quando siamo critici o infastiditi. L’ideale del bambino che viene cresciuto sperimentando e osservando nient’altro che gentilezza non rientra nell’esperienza umana normale. Per quanto desideriate trattare vostro figlio nel migliore dei modi, siate pronti ad accogliere anche la vostra e la sua fallibilità. Siate onesti e permettete a vostro figlio di esprimere i suoi sentimenti in tutta sicurezza; riconoscere i modi in cui potreste intimidirlo, vi aiuterà a ristabilire la fiducia se questa dovesse diminuire.
Come già sottolineato, la negazione o il giudizio dei sentimenti dei bambini, o delle loro scelte, è per loro una fra le principali cause di ansia. Se un bambino si vergogna di ciò che ha fatto o detto, potrebbe chiudersi e fingere di essere come voi volete che sia. Il suo atteggiamento compiacente potrebbe ingannarvi e sareste ignari delle eventuali difficoltà, finché queste non si trasformerebbero in problemi più grandi.
Un ulteriore strumento di intimidazione e vergogna sono gli insulti ammantati di umorismo. Commenti a cuor leggero a spese del bambino erigono un muro di sfiducia. È molto probabile che il bambino ferito finga di essere contento e di stare allo scherzo, ma dentro di sé si sente morire. Ricordo la storia di Joseph e di suo nonno:
Joseph, sei anni, mangia la sua cena con soddisfazione sonora, masticando a bocca aperta.
“Ehi Joseph, capisco che stai mangiando anche se tengo gli occhi chiusi, e quando li apro riesco a contare i tuoi denti!” dice Ted, suo nonno, ridendo.
Joseph non dice una parola.
Il padre Sam, volendo aiutarlo a non sentirsi ferito, gli dice: “Non sono sicuro di come tu l’abbia presa, vuoi dire qualcosa su questo commento?”
“Già, che ne pensi della mia battuta?” chiede nonno Ted.
Senza alzare lo sguardo Joseph risponde: “Oh, era divertente!”
Più tardi, durante una seduta, Joseph confessa: “Faccio finta che quelle battute mi piacciano ma le odio! Mi fanno star male, mi prende in giro e dice che sono umoristiche!”
“Perché non dici al nonno come ti senti?”, chiede il padre.
“Ho paura che si arrabbi o litighi con te, papà!”, risponde Joseph, “Lui pensa che queste battute siano divertenti!”
Il modo più semplice che un bambino ha per mettere fine a un incontro spiacevole è far finta di apprezzare tutto quello che diverte l’adulto. Lo svilimento ammantato di umorismo è già abbastanza doloroso e far finta di accettarlo come una “battuta” salva il bambino da ulteriori insulti. Tuttavia, quando è intimidito, un bambino non può più sentire il nostro amore. Sarà confuso se la persona che lo ama di più è anche quella con cui non si sente sicuro di condividere i suoi veri sentimenti. Col tempo, potrebbe concludere che: “Dev’esserci qualcosa che non va in me, non riesco a essere come vogliono!”, una conversazione interiore che ostacola l’autostima.
Non dobbiamo temere di commettere errori mentre ci sforziamo di creare un ambiente in cui il bambino possa sentirsi al sicuro. Se il nostro comportamento è dominato dalla paura, il bambino assorbirà la nostra ansia, il che alimenterà il dubbio sul proprio valore. Essere troppo preoccupati della sensibilità dei bambini non tiene in giusto conto della loro capacità emotiva di accettare la realtà umana, di sopportare il dolore, di perdonare, e di commettere i propri errori. Finché riescono a esprimere le emozioni appieno, con la presenza attenta del genitore, i bambini sono in grado di gestire le situazioni difficili. In realtà, l’incontro con un genitore “imperfetto” può rivelarsi un’opportunità di crescita, ammesso che non ci siano abusi o errori continui, che il genitore riconosca la propria fallibilità nelle situazioni difficili, avvalori i sentimenti del bambino ferito e faccia ammenda.