capitolo v

Autonomia e potere

Ai bambini servono genitori collaborativi

Spesso i bambini si sentono impotenti perché sono piccoli e inesperti in un mondo vasto, complesso, che si muove in fretta; quanti macchinari che non possono toccare, adulti e animali che li intimoriscono, luoghi in cui non possono andare da soli, vette che non possono raggiungere, cose per cui serve aiuto, eventi paurosi, e ritmi che non comprendono. Molti dei loro malumori derivano da un senso di impotenza.


I bambini hanno bisogno di sentire che sono in grado di generare risposte ai propri bisogni. A differenza degli adulti, non sono pronti a rinunciare a quello che desiderano nel presente in funzione di cosa sia meglio per il futuro. Hanno bisogno di sapere che le persone attorno a loro prendono seriamente le loro scelte. Come per altre privazioni emotive, i bambini che lottano con un senso di impotenza, o che sentono di non avere alcun controllo sulla propria vita, potrebbero diventare rabbiosi, aggressivi o depressi.


Sebbene sia impossibile eliminare il senso di impotenza nei bambini, si possono aumentare tantissimo le possibilità che hanno di sentirsi autonomi e capaci. Il neonato o il bambino piccolo possono influire sull’ambiente attraverso di voi, hanno bisogno che siate la loro “estensione di potere” verso tutto ciò che è al di fuori della loro portata. Talvolta questo implica dover fare cose al loro posto, ma più spesso significa non intralciarli e rendere il loro percorso sicuro e accogliente. Se l’ambiente fisico e sociale è sano e protetto, si può eliminare il bisogno di limitare o dirigere. In quel caso è il bambino che sceglie e dirige le proprie attività, il cibo, gli orari e gli interessi, nel contesto sano a sua disposizione creato da voi.


Nonostante le intenzioni amorevoli dei genitori, i bambini si sentono spesso impotenti e alla mercé degli adulti. Interrotti da una telefonata mentre giocano con i genitori, soffrono l’ignominia di essere messi da parte mentre il genitore parla con l’intruso inopportuno. A volte subiscono l’insulto che gli si dica cosa fare, quando fare silenzio e come adeguarsi ai bisogni degli adulti, mentre i loro bisogni non sono di regola rispettati. Ad esempio, i bambini sono spesso criticati perché interrompono gli adulti, eppure molti adulti interrompono i bambini e gli parlano sopra come se niente fosse. Nella nostra cultura, essere alla mercé di ogni evento effimero o decisione arbitraria è la realtà per gran parte della vita di un bambino.


Ci sono modi in cui rendiamo impotente un bambino senza neppure pensarci. Spesso gli organizziamo la vita senza dargli neppure un’opportunità di dire la sua, anche se le nostre scelte hanno influenza diretta sulla sua vita. Includere i bambini nella nostra vita, come avviene nelle tribù, è difficile che li interessi, a meno che non si coltivi la terra, non si allevino animali, non si costruisca qualcosa o non si facciano altre attività di tipo fisico. Guardare la mamma che scrive, legge o fa le sue operazioni di banca non spinge all’osservazione né offre l’opportunità di partecipare. Quello che si vede non è indicativo di ciò che sta accadendo, magari il contenuto del libro è entusiasmante ma il piccino ai primi passi non vede altro che papà seduto a contemplare una pagina.


Un esempio tipico è quello di portarsi i bambini quando si esce per fare delle commissioni. Il bambino vorrebbe continuare a fare quello che sta facendo, invece viene interrotto, legato su un seggiolino e portato in giro senza alcuno scopo suo personale. Ci si aspetta che sia lui quello “maturo”, in grado di accompagnare l’adulto nei suoi giri. A noi non piacerebbe un’esperienza simile e non chiederemmo a un amico di seguirci, quando dobbiamo sbrigare delle commissioni. Un bambino piccolo non ha idea che i nostri giri gli possano tornare utili e un bambino più grande potrebbe capirlo ma questo non significa che sia interessato a partecipare. Per lui la maggior parte delle commissioni da sbrigare sono noiose e insignificanti, fatte di attese e di tragitti in auto.


Per quanto un bambino piccolo possa divertirsi ad andare a fare la spesa, quando cresce gli piacerà solo se può avere un giocattolo o un dolce, il che sarà causa di ulteriore frustrazione. Anche in quest’ambito, l’esperienza umana è cambiata da quando si raccoglieva il cibo nei campi o si faceva la spesa in un piccolo negozio vecchio tipo; i grandi supermercati di oggi sono iperstimolanti e seduttivi e lasciano spesso il bambino molto frustrato. Alcuni genitori sono abili nel coinvolgere i figli durante la spesa e allora le uscite diventano gradevoli, ma per la maggior parte dei genitori queste si trasformano in una battaglia.


Per prevenire queste situazioni o minimizzarle fate i vostri giri quando il coniuge o un’altra persona può stare con i bambini. Se il figlio è piccolo e ha bisogno della vicinanza fisica della madre, il padre può occuparsi della maggior parte delle commissioni necessarie alla famiglia; i genitori unici avranno bisogno di trovare amici o familiari che li aiutino. In questo modo la madre o il padre non dovranno strappare il bambino alle sue occupazioni.


Un’altra soluzione è di orientare le uscite ai suoi interessi: andate al parco, alla spiaggia o a casa della nonna e programmate solo una piccola commissione lungo il tragitto.


Molti bambini stressati si tranquillizzano anche solo riducendo le uscite a quelle strettamente necessarie.


Capita che i genitori si chiedano come mai i figli non possano crescere, come in passato, osservando la vita degli adulti e integrandosi quando si sentano pronti, ma questo può accadere solo se gli adulti seguono uno stile di vita naturale e attivo. Se la comunità lavora in gruppo, come quando si coltivano i campi, si costruiscono manufatti e abitazioni, si cucina, allora i bambini seguono con interesse o giocano nei paraggi facendo le loro cose. Nei moderni stili di vita spesso non esistono comunità simili, né altrettanta libertà e sicurezza. Possiamo rimpiangere il passato ma piangere sui cambiamenti avvenuti non è utile per apprezzare il presente. La vita è un mutamento costante e dobbiamo di continuo adottare e inventare nuovi modi per crescere.


Includere i bambini in ciò che facciamo, come lavare i piatti, curare il giardino e cucinare è ancora possibile. Però, quando quello che facciamo non implica un’azione fisica, e quando le nostre attività impediscono al bambino di fare ciò di cui ha bisogno, allora si sentirà impotente e frustrato. I bisogni di un essere umano non possono essere soddisfatti soffocando quelli di un altro, almeno non senza pagare un prezzo. Inoltre, molto di quello che facciamo in casa e in giardino non corrisponde a quelli che saranno gli interessi dei nostri figli quando cresceranno. Hanno bisogno di coinvolgersi in attività intellettuali e acquisire abilità di loro interesse che ne favoriscano lo sviluppo.


Anche la tendenza di alcuni genitori ad aspettarsi che i figli realizzino certe cose, si comportino bene, imparino, siano interessati o socializzino sulla base di “norme”, piuttosto che spinti dalle proprie inclinazioni, apre la strada a un senso di impotenza. Per esempio, i genitori spesso mi chiamano molto agitati a proposito del comportamento dei figli quando sono con i coetanei o in luoghi pubblici come i ristoranti. Quando suggerisco che evitino di far partecipare il bambino a gruppi di gioco o corsi se non sono ancora pronti, mi confidano la loro preoccupazione per i bisogni di socialità del figlio. Tuttavia, un bambino ai primi passi o più grandicello che trascorra il pomeriggio in conflitto con altri coetanei non sta certo soddisfacendo i propri bisogni sociali. Anziché trascorrere ore piacevoli con gli amichetti, sperimenta il fallimento nel relazionarsi e nell’accontentare i genitori, e si sentirà impotente su entrambi i fronti. Voi frequentereste un gruppo di persone con le quali non andate d’accordo? Come gli adulti, i bambini che non si trovano in un contesto sociale hanno bisogno di qualcosa di diverso, o forse hanno solo bisogno di socializzare con i propri genitori.


Molti bambini non riescono a stare seduti tranquilli al ristorante; se possono dar sfogo alle loro energie magari poi riescono a restare seduti per la durata del pranzo, altrimenti un ristorante non è luogo che rispetti le loro necessità. Quando imponiamo i nostri desideri a un bambino solo perché abbiamo il potere di farlo, egli si sentirà impotente e, col tempo, anche risentito. Anziché dare ascolto ai media o alla nonna, osservate e ascoltate vostro figlio, senza dar retta alle altre opinioni. Lui sta crescendo qui e ora e, a differenza di tutti i benintenzionati che elargiscono consigli, è solo lui l’esperto dei propri bisogni.

La tendenza a sviluppare aspettative può rendere un bambino impotente, anche quando le aspirazioni non siano manifeste. Ad esempio, pur se in modo sottile, potremmo implicare che la condivisione sia auspicabile, che il piccolo di due anni inizi a usare il vasino, che un bambino dovrebbe stare tranquillo, essere empatico, grato ed educato. Un figlio può sentirsi impotente e inadeguato se non è in grado di soddisfare le nostre aspirazioni, o se, pur essendone capace, non ha l’inclinazione a farlo di sua spontanea volontà. Magari esprimerà il desiderio di restare piccolo o di sfuggire al peso delle aspettative; potrebbe diventare scontroso o fare quello che vogliamo solo per ottenere la nostra approvazione o scrollarcisi di dosso, nel frattempo sentendosi inerme.


Un altro modo con cui priviamo di forza i bambini è negando le loro scelte personali. Se siete voi a scegliere lo strumento che vostro figlio dovrà suonare, lo sport che dovrà giocare, le uscite e le attività, gli orari in cui dovrebbe mangiare o i vestiti che dovrebbe indossare, inavvertitamente lo state derubando dell’esperienza di influire sulla propria vita. Con simili esperienze, l’intima percezione della propria inettitudine potrebbe condurre infine alla ribellione, all’aggressione, o a un’obbedienza non sana e alla depressione.


Quando lasciate perdere i vostri programmi personali a favore del bambino e gli garantite la possibilità di creare la propria vita, sarà forse necessario proteggere la sua libertà. Così come rendete sicura la casa, per evitare che si faccia male e sia libero in un ambiente senza pericoli, allo stesso modo potreste rendere sicuro l’ambiente più vasto che lo circonda, scegliendo i media, i cibi e i giocattoli ai quali esporlo, nonché il circolo di relazioni sociali con cui entra in contatto finché è piccolo.


La libertà di un bambino dipende dalla nostra abilità di rendere la sua vita sicura senza bisogno di controllarla. Trascorrere le giornate in un ambiente naturale previene la necessità di dover limitare il suo gioco, a differenza di quanto accadrebbe per le strade di una città. Socializzare con persone con cui sta bene e si sente capace, gli permetterà di giocare sentendosi indipendente, senza che sia necessario il vostro intervento.


Dal vostro stile di vita e dalle vostre scelte genitoriali dipenderà la misura con cui proteggerete l’ambiente. Ogni genitore controlla l’ambiente in qualche misura. Perlopiù premurandosi di non esporre i figli ad armi, droghe, notizie o media che esibiscano violenza, e magari sigarette, alcool, caffé etc. In casa non si tengono in mostra simili articoli, dovendo poi esercitare un controllo sul bambino per impedirgli di toccarli. Semplicemente non li si espone.


Il senso di autonomia e di potere del bambino non è funzione dell’essere in grado di accedere a ogni cosa disponibile nella nostra società, quanto piuttosto del sentirsi libero ogni giorno a casa propria e nel proprio ambiente. Se, per esempio, portate vostro figlio in un negozio di dolciumi e poi gli proibite di mangiarli, si sentirà in collera e impotente. Se non andate nel negozio di dolciumi e offrite cose speciali ma sane a casa, si sentirà autonomo e soddisfatto. Siete voi a stabilire una direzione in base allo stile di vita che scegliete per la famiglia, così che i vostri figli si sentano liberi e fiduciosi. Man mano che crescono saranno esposti sempre più a tutto ciò che è a disposizione; sicuri di sé, non sceglieranno in funzione della pressione sociale ma delle loro preferenze e valori.


Se la relazione che avete con loro si fonda sulla fiducia e non sul controllo, la guida e l’esperienza che offrite saranno prese in seria considerazione, perché sapranno che siete dalla loro parte. È una fiducia che tornerà utile quando i ragazzi entreranno in contatto con ambiti sociali più ampi; anziché rifiutare le vostre idee come reazione al controllo e alla negazione che avete esercitato, vi chiederanno consiglio come a un alleato premuroso.


Nel capitolo precedente abbiamo visto che alcuni genitori temono di essere sopraffatti se non esercitano un controllo. Ricordate che se un bambino o un ragazzo non vivono con la paura di essere privati del proprio potere (quindi di essere controllati, costretti o diretti), non hanno bisogno di prendere il sopravvento su nessuno. Il loro unico desiderio è aver cura di se stessi e, se vengono rispettati, possono prosperare. Un bambino che prospera è troppo indaffarato e felice per meditare strategie negative.