capitolo vi

Sicuri di sé

Voi siete lo specchio in cui vostro figlio vede riflesso il proprio valore

Talvolta, a dispetto della nostra dedizione a far sì che tutti i bisogni dei figli vengano soddisfatti, i bambini non sono sicuri del nostro amore e del proprio valore. Per comprendere l’insicurezza forse si possono considerare quei momenti in cui noi stessi ci sentiamo intimiditi, come quando non osiamo rivolgere la parola a qualcuno, non seguiamo la nostra inclinazione, o quando il tono di voce o la scelta di parole di un altro ci fa dubitare di noi stessi. Qual è la conversazione che si svolge nella nostra testa in quei momenti? Oppure, quando dovete essere giudicati o siete messi in difficoltà, cosa vi dice la mente? Alcune frasi comuni sono: “Non ce la faccio!”, “Sono così stupido!”, “Sembrerò ridicolo!”, “Non le piacerò!”, oppure “Non sono abbastanza bravo!”, insieme ad altre parole e frasi che minano la sicurezza in noi stessi. Potrebbero essere frasi che scaturiscono da conclusioni che abbiamo tratto da bambini in risposta ai nostri genitori, o forse sono parole dei nostri genitori o fratelli, registrate nella nostra mente da anni. Vecchie frasi che tornano alla mente in modo automatico e ci instillano il dubbio.


Se, per esempio, vostro padre ha sempre sottolineato le vostre imperfezioni, è probabile che le frasi che avete coniato riflettano il sentimento di non valere abbastanza. Se vostra madre diceva: “Non riesco a credere che tu abbia fatto questo!”, potreste averlo tradotto con “Non riesco a fare niente per bene!”. Quando queste frasi vi vengono alla mente, si genera in automatico anche un flusso di sentimenti.


Ecco poi, capovolgendole, altre frasi che implicano sempre una bassa stima di sé, ma puntano il dito verso gli altri in atteggiamento difensivo: “C’è qualcosa che non va in lui!”, “È proprio un idiota!”, “Perché non riesce mai a fare una cosa fatta bene?”. Simili espressioni permettono alla mente di alleviare la percezione della propria inadeguatezza, concentrandosi sulle “colpe” degli altri.


Abbiamo creato l’immagine di noi stessi attraverso le parole dei nostri genitori, le loro espressioni facciali e il modo in cui ci hanno trattato. Se ci hanno apprezzati e rispettati sentiamo di valere; se hanno avuto fiducia nelle nostre capacità e nei nostri intenti, ci vediamo capaci e facciamo affidamento su noi stessi; se però ci hanno criticato e controllato potremmo aver dubitato di meritare cure e amore.


I messaggi interiori di un figlio a proposito del proprio valore sono soprattutto il risultato della relazione che ha con i genitori. Se nella nostra testa, nonostante gli sforzi, si affollano antiche voci che fomentano il dubbio su quanto valiamo, quelle stesse voci potrebbero risuonare anche alle orecchie dei nostri figli e suscitare emozioni analoghe.


L’autostima inizia in utero. Desiderare il bambino e rendere noto questo desiderio, istante dopo istante, è alla base della sicurezza. Il neonato presume di meritare le vostre cure e il vostro amore, sembra darlo per scontato, il che è evidente nella sua assertività e nello sgomento e nella rabbia di quando non vi occupate di lui anche solo per un istante. Per mantenere intatta una simile fiducia, basta rispondere ai bisogni del bambino piccolo con gioia e prontezza. La negazione dei suoi bisogni manifesti può trasformarsi nel dubbio del proprio valore, mentre la delizia e la prontezza con cui lo accudite proteggeranno la sua fiducia in se stesso. Quando la decisione di attaccarsi al seno, muoversi, riposare, dormire o giocare è assecondata con gioia eloquente e affetto, egli passerà fiducioso allo stadio successivo. Se vedrà il lampo di eccitazione nei vostri occhi in risposta al suo esistere, e la delizia nel servirlo, la sua conclusione sarà: “Io valgo!”


Quando la sua capacità di essere parte attiva nel mondo si espanderà sempre più, per riuscire a intraprendere i suoi coraggiosi esperimenti avrà bisogno di una dose ancora maggiore della vostra fiducia in lui. Si sentirà allora sicuro e fiducioso non perché riuscirà in qualsiasi cosa, ma perché le sue scelte incontreranno il vostro favore. Siate presenti e unitevi alla sua gioia e ai suoi dolori, imparerà a sentirsi a proprio agio con le molteplici sfaccettature dell’essere vivo. Se sarà a proprio agio, sia con il fallimento sia con il successo, non avrà timore di affermarsi e di provare nuove cose. Anziché lodarlo o usare altri tipi di manipolazione, assecondate con gioia e curiosità la direzione verso cui si protende. Tenete a mente, in ogni caso, che l’autostima non ha una garanzia a vita. Anche se provvediamo a tutti i bisogni emotivi e fisici di un figlio nei suoi primi anni di vita, l’insicurezza potrebbe affacciarsi di tanto in tanto e richiedere la nostra attenzione.