L'unico rifiuto buono è quello che non viene prodotto
Abbiamo vissuto per qualche decennio al di sopra delle nostre possibilità, come individui e come pianeta, in termini di produzione di scarti e rifiuti. Tutti noi ormai siamo consapevoli dei problemi connessi allo smaltimento del rifiuto solido urbano, il cosiddetto secco o inorganico. Quando finisce negli inceneritori può avere effetti dannosi sulla salute: la combustione, in particolare dei materiali sintetici, produce emissioni chiamate PM, costituite da materiale particolato e metalli pesanti. Si tratta di una miscela di particelle potenzialmente dannose che ritroviamo nell'aria che respiriamo, con effetti cancerogeni e una stretta correlazione con molti disturbi e malattie1.
Le discariche non sono certo un problema meno pesante: nessuno le vuole vicino a casa, giustamente, perché oltre a un impatto paesaggistico terrificante sono un pericolo per la salute del territorio. Il percolato inquinante non è sempre captato e adeguatamente trattato nel sito della discarica, come previsto dalla legge: dei reportage giornalistici2 hanno dimostrato che anche in alcuni siti italiani il percolato è stato rilevato lungo corsi d'acqua presenti nei pressi delle discariche. Il percolato è un refluo altamente inquinante prodotto da processi fisico-chimici che si realizzano nella decomposizione dei rifiuti e, se non controllato, si infila nelle falde acquifere o finisce in mare rientrando poi inesorabilmente nel ciclo alimentare.