Se io avessi una botteguccia | fatta di una sola stanza | vorrei mettermi a vendere | sai cosa? La speranza. | “Speranza a buon mercato!” | Per un soldo ne darei | ad un solo cliente | quanto basta per sei. | E alla povera gente | che non ha da campare | darei tutta la mia speranza | senza fargliela pagare.
Gianni Rodari
capitolo vii
Nuova vita alle cose:
scambio, baratto e usato,
consumo collaborativo
Passarsi i vestiti dei bambini…
Se avete un bambino piccolo da almeno qualche stagione, sapete bene che il suo guardaroba invecchia in fretta. La crescita dei nostri bimbi, in particolare nei primi mesi, ci lascia esterrefatti, specie con il primogenito: già a poche settimane dalla nascita ci ritroviamo con tutine e body ancora perfettamente nuovi da riporre in qualche scatola o angolo di casa perché inutilizzabili. A volte, soprattutto in autunno o in primavera, quando la temperatura è molto variabile, può capitare di usare pochissimo un indumento, o persino di non usarlo affatto. Non è raro riporre scarpine o tutine mai indossate. Il classico regalo per la nascita, che fa sempre piacere ricevere, a volte si trasforma in un puro e semplice spreco perché non va incontro a reali esigenze della famiglia, bensì solamente alla consuetudine di fare un dono ai genitori per il nuovo nato.
Quando eravamo bambini era normale vedere la propria vecchia maglietta indossata da un vicino di casa più giovane. “Toh, ce l'avevo anch'io una maglietta come quella, chissà dove sarà finita!”
Le mamme scambiavano il vestiario con grande facilità, senza alcun dubbio rispetto all'opportunità di farlo. Era una consuetudine, resa concreta dalla necessità, poiché non esisteva ancora l'importazione di prodotti a basso costo e il relativo comparto tessile nella grande distribuzione organizzata. Con il passare degli anni questa consuetudine si è un po' affievolita, anche se non sono poche le mamme e i papà che trovano ancora il modo di scambiarsi vestitini e molti altri oggetti.
Quei genitori non sono dei nostalgici: hanno trovato il modo di guardare al passato e di renderlo così remoto da farlo sembrare futuro.
Il mondo dell'infanzia è un vero e proprio pozzo senza fondo: pensiamo alla quantità di attrezzatura, giocattoli, libri che entrano nelle nostre case. E poi ancora culle, passeggini, lettini e seggioloni, seggiolini per le auto, sdraiette, tricicli e biciclette che in pochi mesi o anni diventano inutilizzabili. A volte ci ritroviamo in casa oggetti regalati o acquistati sotto quell'impulso che ci prende quando siamo in situazioni nuove e non sappiamo ancora bene come organizzarci. Una di queste è il periodo che va dalla fine della gravidanza ai primi mesi con un nuovo nato. Le riviste, la pubblicità, il marketing battente, ci prospettano una maternità migliore se arricchita da oggetti che sicuramente sono molto belli e funzionali, ma non sempre tutti ne traggono lo stesso giovamento. Passeggini con colori sgargianti, fasciatoi con la “spa” incorporata (sì, esistono davvero!), cuoci pappa, omogenizzatori, e poi ancora set da viaggio e attrezzi di vario genere. Noi genitori ci sentiamo quasi in dovere di essere organizzati e ben riforniti di tutto ciò che possa migliorare la nostra nuova vita familiare. Non è facile orientarsi ma è indubbio che molti di questi oggetti finiscono per rimanere in un angolo della casa o vengono utilizzati giusto perché ci sono, ma di fatto non ci cambiano la vita.
Lo scambio di vestiti dei propri figli, dell'attrezzatura per l'infanzia, dei giocattoli è uno dei modi migliori per risparmiare, godere dell'esperienza altrui, fare un gran bene al pianeta. Lo scambio infatti si traduce immediatamente in risparmio di materie prime, di energia per la produzione, in minori emissioni per il trasporto e la distribuzione.
Ed è anche un'impagabile occasione di relazione con altre famiglie. Con la scusa delle tutine o dei vestitini ci si confronta con diversi modi di vivere la maternità, offrendo magari un nuovo punto di vista. È così che ho prestato a più di una mamma la mia fascia porta bebè, anche solo per provare se faceva al caso suo, senza l'impegno di doverla acquistare. Abbiamo l'opportunità di ravvivare questa pratica e di trasformare questi scambi in occasioni per avvicinarci ad altre famiglie, per essere persone aperte, per condividere il nostro vissuto.
Offrire agli oggetti una nuova vita è anche molto divertente. Se da piccole non se ne rendevano conto, ora le mie bimbe sono fiere di indossare magliette o vestitini di amiche di famiglia e hanno sviluppato naturalmente il desiderio di scambiare anche i loro giocattoli o di regalarli quando qualcuno le viene a trovare. Certo, quando i bambini sono piccoli c'è il rischio che “vogliano indietro il regalo” e non c'è da preoccuparsi se hanno il desiderio di possedere oggetti tutti loro, ma credo anche che l'attitudine allo scambio avvenga più facilmente se in casa se ne respira la normalità e il piacere.
Quando si riceve qualcosa poi è un piacere anche offrire ciò che si ha, diventa naturale, e così il circolo virtuoso degli scambi riveste un significato ancora maggiore: garanzia di relazione, piacere nella condivisione. Una scatola di vestitini usati ha dunque un significato molto più grande di quello che normalmente le attribuiamo cercandole un posto in un angolo del ripostiglio, e può indirettamente aggiungere valore (non necessariamente soldi) alla nostra vita. Tutto questo – ovviamente – non significa non conservare ricordi o oggetti dei nostri bambini che per noi hanno un valore: le cose raccontano la storia di una famiglia, conservarne di significative fa assumere loro un rilievo ancora maggiore.