Introduzione

L’intento di questo testo è di dare qualche informazione teorica e molte informazioni pratiche sull’argomento “narrazione e lettura con i bambini piccolissimi.” Non ha pretese accademiche né di completezza. È la mia testimonianza, la presentazione del mio metodo di lavoro. Ho semplicemente raccolto, e suggerisco a chi vorrà assaggiarle e provarle, alcune ricette, strategie, libri, filastrocche e canzoni che ho ideato, progettato, realizzato, collaudato e condiviso con i miei figli come mamma e con bambini molto piccoli, educatori, genitori, operatori incontrati nel mio percorso di “storiatrice”1.


Per chi, come me, si occupa di narrazione per l’infanzia, uno dei contesti più complessi in cui operare è il nido, e uno dei “fruitori” più “esigenti” è il bambino da zero a tre anni.


Lavorare utilizzando narrazioni, storie e canzoni con i bambini appartenenti a questa fascia d’età richiede al mediatore adulto un livello altissimo di concentrazione, attenzione, conoscenza, allenamento, preparazione, delicatezza, cura, professionalità. Eppure gli strumenti del narrare ai piccolissimi sono quelli propri del linguaggio immediato e spontaneo fra le mamme e i papà e i loro figli: rime, filastrocche, rimandi di voce, ninne nanne, conte, cucù. I bebè, che ancora non sanno di essere individui indipendenti dal corpo della mamma, leggono il loro primo “libro” sul suo volto, e ancora prima hanno provato il piacere di ascoltare le voci care dal pancione, nel caldo tepore del liquido amniotico.


Nel nido (che sia esso casa o scuola) tutto è relazione e tutto è narrazione. Ma attualmente, se si entra nel contesto della famiglia e del nido d’infanzia e si domanda agli adulti: “Che cosa raccontate ai vostri bambini?”, sia le mamme sia i papà riportano difficoltà a scegliere narrazioni efficaci per i loro figli, e chi lavora come educatore ammette che non di rado si smarrisce, e rimane con la percezione di essere a digiuno di adeguati strumenti e contenuti.


A cosa è dovuta questa contraddizione? Che cosa sta succedendo oggi?


Lo scorrere del tempo porta con sé aspetti negativi. Pensiamo ad esempio alla perdita di riferimenti generazionali importanti come quello delle figure dei nonni con la loro saggezza di vita e il loro repertorio popolare di narrazioni tradizionali. Vi sono però anche aspetti positivi: per fare un altro esempio, oggi più di ieri si registra una grande attenzione alle dinamiche della psicologia del bambino e alle sue necessità, abilità, competenze e potenzialità nelle varie tappe di sviluppo.


Una volta che si viene a conoscenza del fatto che i bambini fin dai primi momenti hanno bisogno di narrazioni per stare bene, ci si attiva in questo senso. Ci si guarda intorno. Le offerte non mancano. In libreria, in biblioteca, in televisione e nella rete abbiamo proposte in quantità. Che cosa non funziona? La qualità.


Le mediazioni narrative che ci vengono prospettate come affascinanti e di sicuro successo ci danno soddisfazione lì per lì, ma se non fanno parte di un progetto ampio e non sono scelte e pensate con creatività e lungimiranza, spesso si rivelano fuochi fatui che, oltre a lasciare il tempo che trovano, non rispettano il bambino.