C’è posto per i bambini nella società?
La nostra cultura è strutturata principalmente per gli adulti, e i bambini sono spesso malvisti o addirittura esclusi. I nostri figli passano la maggior parte del tempo a scuola e in attività extrascolastiche in cui i genitori non sono benvenuti. Anni fa, quando mio figlio piccolo e io cercavamo qualcosa che potessimo fare insieme, qualcuno gli ha detto che lui non aveva bisogno di me e a me dissero sarei stata contenta di trascorrere un po’ di tempo da sola. Il fatto che noi due fossimo buoni amici e volessimo solo dedicarci a qualche piacevole attività insieme non era neanche preso in considerazione.
Questo atteggiamento sprezzante verso i bambini appare in tutta la sua evidenza al momento di fare la spesa. Molti commessi sembrano vedere i bambini come una potenziale fonte di guai. Sono tollerati finché stanno tranquilli, non toccano nulla e non danno l’impressione di farsi del male. Sospetto che non sia tanto il fatto che un bambino possa farsi male a preoccupare i negozianti, ma che il problema riguardi piuttosto loro stessi, che temono di essere trascinati in giudizio. Questa paura può arrivare al limite del ridicolo. All’età di sette anni mio figlio fu richiamato sonoramente in una libreria: “Scendi da quel gradino che ti fai male!” Il gradino era alto appena 12 centimetri. Se osserviamo da vicino i loro giochi notiamo come i bambini abbiano lo stesso istinto di conservazione degli adulti e una buona percezione di quello che stanno facendo. Per quale motivo allora ci si fida così poco di loro?
Tutte le volte in cui è necessario dire qualcosa a un bambino in pubblico riguardo al suo comportamento, lo si fa quasi sempre con un tono critico, severo e spazientito. Eppure anche gli adulti a volte si comportano in modi sconvenienti in pubblico, per esempio fumando dove non si dovrebbe. Se si redarguisce un adulto, il richiamo di solito è accompagnato dalla massima cortesia. Gli adulti meritano più considerazione dei bambini? Quando i bambini si avventurano tra la gente, invece, raramente si rivolge loro la parola, tranne che per chiedergli nome e classe, un po’ come si chiede nome e grado ai soldati. Se si mostrano in pubblico durante le ore di scuola viene chiesto loro in tono per lo più malevolo: “Perché non sei a scuola?” Cosa risponderebbe un adulto se gli chiedessero: “Perché lei non è a lavorare?”
Ci si aspetta che i bambini siano infinitamente pazienti durante noiose commissioni e conversazioni. Non devono mai interrompere gli adulti, anche se le conversazioni dei bambini sono di gran lunga più affascinanti.
Malgrado le loro maniere amabili, i bambini in luoghi pubblici sono trattati come se fossero trasparenti e i loro bisogni vengono spesso considerati irrilevanti. Sono svantaggiati in particolare quando devono comunicare le proprie necessità agli altri. Chi non ha mai visto un bambino o un neonato stravolto e le cui lacrime vengono ignorate da genitori arrabbiati e passanti indifferenti? Se un adulto piangesse in pubblico, non si preoccuperebbero tutti di lui? Se un animale stesse visibilmente soffrendo, passeremmo oltre?
Le chiese, che predicano l’amore in famiglia, in molti casi impediscono ai bambini di partecipare alle funzioni più significative. La discriminazione immobiliare a discapito delle famiglie è ancora un problema in molte zone, in cui chi affitta classifica i bambini alla stessa stregua di animali molesti, una via di mezzo tra pappagallini e boa constrictor.
È diverso altrove? Sì, in altre culture. In un’erboristeria cinese, anni fa, quando mio figlio era piccolo, io venni ignorata, mentre lui fu ricoperto di affettuose attenzioni. Riguardo a me, i negozianti, tutti e tre cinesi, si limitarono a chiedermi se avessi altri bambini. Superfluo dire che mio figlio si sentì totalmente accettato e benvoluto e il suo comportamento in quel negozio fu impeccabile.
Tutti i bambini si comportano così come vengono trattati, proprio come gli adulti. Perché è tanto difficile capirlo? In fondo siamo stati tutti bambini! Come abbiamo potuto dimenticare tanto presto cosa volesse dire essere bambini in un mondo di grandi? Il fisico e scrittore Richard Feynman scrisse una volta: “Gli esseri umani vanno trattati come esseri umani”. Siamo tutti esseri umani e, in un certo senso, siamo tutti bambini. Alcuni di noi sono solo nei paraggi da un po’ più di tempo.