Dieci modi per non capire i bambini
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Aspettarsi che i bambini facciano una cosa prima di esserne capaci. Chiedere a un neonato di tacere. Chiedere a un bimbo di due anni di stare seduto e fermo. Chiedere a un bimbo di quattro anni di pulire la sua
stanza. In queste situazioni ci troviamo completamente fuori dalla realtà. Mostrarsi delusi o compiaciuti di aver colto in fallo un bambino nei suoi
errori. Molti genitori chiedono ai bambini piccoli di fare cose che risulterebbero difficili anche ai più grandicelli. In poche parole, si chiede ai
bambini di non comportarsi secondo la loro età.
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Arrabbiarsi quando un bambino non soddisfa i nostri desideri. Un bambino fa quello che può. Se non può fare quanto gli chiediamo non è leale aspettarsi o pretendere di più, e arrabbiarsi peggiora solo le
cose. Un bambino di due anni può comportarsi solo come un bambino di due anni, uno di cinque non può comportarsi come uno di dieci e uno di dieci
non può comportarsi come un adulto! Aspettarsi di più è velleitario e non aiuta. Ci sono dei limiti entro i quali un bambino può cavarsela da solo;
non accettare questi limiti può solo generare frustrazione in entrambe le parti.
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Fraintendere le sue ragioni. Se non può soddisfare i nostri desideri diciamo che è ribelle. Per stabilire la verità del caso, bisogna vedere la situazione da vicino e dal
punto di vista del bambino. In realtà un bambino ribelle potrebbe essere malato, stanco, affamato, sofferente, reagire a una ferita fisica o
emotiva, essere irrequieto per un problema nascosto come un’allergia alimentare. Ancora una volta si ignorano queste eventualità pensando male della
personalità dei propri figli.
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Non permettere ai bambini di essere bambini. Ci dimentichiamo come eravamo da bambini e ci aspettiamo che agiscano come piccoli adulti invece che in base alla loro età. Un bambino sano è in
grado di prestare attenzione per intervalli brevi, è vivace, chiassoso, emotivamente schietto. Tutti questi cosiddetti problemi non sono affatto dei
problemi, ma i reali e normali attributi di un bambino. È piuttosto la società, con le sue aspettative di comportamento perfetto, ad essere
anormale.
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Rovesciare il rapporto. Ci aspettiamo e pretendiamo che un bambino soddisfi i nostri desideri di tranquillità, che non interrompa il sonno, che obbedisca alla nostra
volontà e via dicendo. Invece di accettare il nostro ruolo genitoriale di andare incontro alle esigenze del bambino ci aspettiamo che il bambino si faccia carico dei nostri
bisogni. Siamo talmente assorti dalle nostre frustrazioni che ci dimentichiamo di aver a che fare con un bambino, che ha bisogni propri che non può
soddisfare da solo.
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Rimproverare e criticare un bambino quando sbaglia. I bambini hanno poca esperienza di vita e inevitabilmente fanno degli errori. Sbagliare fa parte dell’apprendimento a qualsiasi età, ma invece di
capire e aiutare il bambino lo si colpevolizza, come se dovesse imparare a far bene tutto e subito. Errare è umano, errare da bambini è umano e
inevitabile. Eppure reagiamo a ogni sbaglio, trasgressione delle regole o ai cosiddetti capricci con un atteggiamento di stupore e delusione.
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Dimenticare quanto profondamente le critiche e le colpevolizzazioni feriscano un bambino. Molti genitori incominciano a capire che picchiare un bambino è sbagliato e dannoso. Eppure molti dimenticano quanto siano dolorose le parole
rabbiose, gli insulti e i rimproveri per un bambino, che può soltanto pensare di essere inadeguato, incapace e non amato.
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Dimenticare che i gesti d’amore guariscono. Cadiamo spesso in circoli viziosi fatti di sensi di colpa e cattivo comportamento, invece di fermarci per dare al bambino il nostro amore,
rassicurazioni, autostima e sicurezza con abbracci e parole dolci. Come scrisse Madre Teresa di Calcutta: “Le parole gentili sono brevi e facili da
dire, ma la loro eco è eterna”.
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Dimenticare che il nostro comportamento è la lezione più importante. Non è tanto quello che diciamo, ma quello che facciamo a restare impresso nella memoria del bambino. Un genitore che colpisce un bambino che ha
appena picchiato un altro bambino, spiegandogli che picchiare è male, di fatto gli sta insegnando che picchiare è giusto, almeno per il più forte.
Solo il genitore che risponde ai problemi con soluzioni pacifiche insegna a un bambino a diventare un adulto pacifico. Le sfide e le difficoltà che
si presentano nella vita sono la migliore occasione per insegnare dei valori, perché i bambini imparano dalle esperienze di vita reali.
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Guardare solo alle apparenze del comportamento e non all’affetto e alle buone intenzioni del bambino. Se un bambino ci delude dovremmo pensare bene di lui. Dobbiamo partire dal presupposto che il bambino ha buone intenzioni e si sta comportando
come può, considerando le circostanze (più o meno visibili a noi) e la sua esperienza di vita. Se pensiamo sempre bene di nostro figlio, allora sarà
libero di fare del suo meglio. Se gli diamo solo amore, solo amore avremo in cambio.