CAPITOLO V

Aiutare i bambini ad apprendere

Coltivare la naturale curiosità dei bambini

Avendo sperimentato la scuola familiare (homeschooling), mi sono sempre chiesta chi imparasse di più in famiglia: se il genitore o il figlio. La materia che ho imparato più di qualunque altra è la natura dell’apprendimento in sé. In effetti i princìpi di apprendimento della scuola familiare, per la maggior parte, sono l’opposto di quelli applicati nelle scuole convenzionali.


La componente fondamentale per il successo della scuola familiare è la fiducia: abbiamo fiducia che i bambini imparino ciò che sono pronti e interessati a imparare. Confidiamo che sappiano come progredire nel loro apprendimento. Se questo modo di vedere i bambini vi stupisce, considerate come i genitori applichino già questo stesso metodo di apprendimento nei primi due anni di vita dei bambini, quando imparano a stare in piedi, a camminare, a parlare e a fare molte altre cose importanti e complesse con un minimo aiuto da parte di altri.


Nessuno penserebbe che un bambino sia troppo pigro e abbia poca voglia di impegnarsi e di imparare a camminare; semplicemente diamo per scontato che ogni bambino abbia l’innata voglia di imparare quelle cose di cui sente il bisogno per conoscere, capire e partecipare al mondo che lo circonda. Gli esperti della prima infanzia ci illustrano alcuni princìpi dell’apprendimento:

  • I bambini sono curiosi per natura e hanno il desiderio innato di scoprire di persona com’è fatto il mondo che li circonda. John Holt, nel libro Come imparano i bambini, descrive il metodo di apprendimento dei bambini piccoli:
    “Il bambino è curioso. Vuole capire il significato delle cose, come funzionano, acquisire il controllo e la conoscenza di sé e dell’ambiente circostante e fare quello che vede che fanno gli altri. È aperto, osserva e sperimenta. Non si limita a osservare il mondo intorno a lui, non rifugge dal complicato, strano mondo che lo circonda, ma lo tocca, lo assaggia, lo solleva, lo piega, lo rompe. Per scoprire com’è fatto, lo disfa. È spontaneo. Non ha paura di sbagliare. E ha pazienza. È capace di sostenere una straordinaria mole di dubbi, confusione, mistero e suspense… La scuola è un posto che non offre molto tempo, opportunità o gratificazioni per questa forma di pensiero e di apprendimento”.1
  • I bambini sanno più di chiunque altro come procedere nell’apprendimento. Se lasciati fare, i bambini sanno istintivamente quale sia il metodo migliore per loro. I genitori più attenti e osservatori imparano presto quanto sia concreta e sicura questa forma di sapere. Sono genitori che dicono ai loro bimbi che vanno carponi: “Oh, che bravo! Stai imparando a scendere le scale all’indietro!” E non: “Stai andando al contrario!” Sono genitori attenti e consapevoli del fatto che ci sono molti e vari modi di imparare a fare la medesima cosa, e si fidano che i bambini siano in grado di capire quale sia il modo migliore per loro.
  • I bambini hanno bisogno di molto tempo per riflettere. Alcune ricerche hanno dimostrato che i bambini dotati di fantasia imparano meglio e superano più facilmente le frustrazioni rispetto a chi ha perduto quella capacità. Ma la fantasia ha bisogno di tempo e il tempo è il bene più a rischio al giorno d’oggi. Programmi di studio e attività extrascolastiche lasciano poco tempo ai bambini per pensare, sognare, scoprire soluzioni ai problemi, superare periodi stressanti o anche solo per rispettare la necessità universale di intimità e raccoglimento.
  • I bambini non hanno paura di fare errori e ammmettere che non sanno. Quando John Holt invitava i bambini a suonare col suo violoncello, ad alcuni di loro piaceva provare; i bambini che frequentavano la scuola e gli adulti invece si rifiutavano sempre. I bambini che frequentano la scuola familiare sono liberi dall’imbarazzo di trovarsi davanti a degli spettatori, sono immuni dalla paura dei brutti voti e conservano la loro apertura verso le nuove scoperte. Imparano facendo molte domande, non rispondendo a quelle di un insegnante. I bambini piccoli fanno molte domande e così i ragazzini più o meno fino alla terza elementare. A questo punto del loro iter scolastico, però, molti avranno preso atto che a scuola, per la propria autodifesa, è meglio nascondere la propria ignoranza piuttosto che voler sapere di più su una materia, e questo indipendentemente dalla loro curiosità.
  • I bambini gioiscono del valore intrinseco di ogni cosa che imparano. Non c’è bisogno di motivare i bambini con ricompense, voti o premi, che suggeriscono l’idea che un’attività sia difficile o sgradevole – altrimenti perché ti darebbero un premio che non c’entra un bel niente con quello che stai facendo? Il genitore saggio dice: “Ti piace proprio quel libro!” E non: “Se leggi questo libro, ti darò un biscotto…”