CAPITOLO IV

L'iperattività

Quando ero bambino l’iperattività non era conosciuta. Gli specialisti già cominciavano a parlare, alla fine degli anni Settanta, di bambini iperattivi o ipercinetici, ma certo l’idea non era ancora arrivata alla maggior parte dei medici, e meno che mai a maestri, genitori e al pubblico in generale.


La mia classe contava circa cinquanta bambini. Tutti maschi (tra cui si suppone che l’iperattività sia più frequente, tre volte in più che nelle femmine). Statisticamente avrebbe dovuto esserci quasi un 10% di bambini con sindrome da deficit di attenzione e iperattività, o ADHD (attention deficit-hiperactivity disorder). Avrebbero dovuto esserci cinque bambini iperattivi (di più, secondo alcuni); invece non ce n’era nessuno.


Non solo in classe non c’erano bambini diagnosticati come iperattivi, ma non riesco a ricordare nessuno che ora, visto a distanza, mi faccia pensare: “Quello là, che tipo! di sicuro era iperattivo”. Naturalmente c’erano bambini più tranquilli e altri più agitati; alcuni si “comportavano bene” e altri non tanto, alcuni prendevano bei voti e altri venivano bocciati (ma, anche se l’incidenza di fallimenti scolastici da allora è aumentata, non sembra che diagnosi e trattamento dell’iperattività abbiano migliorato molto il problema). Ovviamente a volte stavamo attenti a lezione, e altre volte no. Ricordo di aver passato ore molto piacevoli guardando dalla finestra, chiacchierando con il compagno di banco o giocando a battaglia navale.


Oggi moltissimi bambini vengono diagnosticati come iperattivi, e gran parte di questi vengono curati in modo permanente con anfetamine e altri psicofarmaci. Una madre mi raccontava: “A scuola mi hanno chiesto perché non gli dò queste pillole che ci sono adesso per farli stare calmi, visto che diversi bambini in classe le prendono e vanno a meraviglia”.


Suppongo che esistano alcuni bambini in cui l’iperattività è davvero una malattia e che, tra loro, alcuni traggano beneficio da un trattamento. Ma penso anche che molti esperti considerati seri stiano diagnosticando e trattando troppi bambini con criteri eccessivamente ampi. E sono sicuro che, oltre a questi autorevoli esperti, ci siano anche molti professionisti, genitori e insegnanti che diagnosticano e trattano bambini (o chiedono per loro diagnosi e trattamento) che quegli stessi esperti, i più entusiasti del trattamento, non curerebbero mai.