quinta parte

Prevenire l’orientamento ai coetanei

capitolo xvii

Non favorire l'orientamento
ai coetanei

Dobbiamo smetterla di porre i coetanei dei nostri figli in condizione di rimpiazzarci, naturalmente senza dimenticare che il nemico non sono loro, bensì l’orientamento ai pari.


Siamo stati raggirati dall’orientamento ai coetanei in modo molto simile all’antico popolo di Troia, ingannato dal Cavallo di Ulisse. Credendo che l’enorme cavallo di legno fosse un dono degli dèi, i Troiani lo fecero entrare attraverso le mura della città, e prepararono in tal modo la loro distruzione. Analogamente, i genitori e gli insegnanti di oggi vedono di buon occhio una precoce e assidua interazione fra coetanei. La incoraggiamo, inconsapevoli dei rischi che si corrono quando questo tipo di interazione avviene senza la direzione e il consiglio degli adulti. Non siamo in grado di distinguere le relazioni fra coetanei che si formano sotto la guida consapevole e benigna degli adulti da quelle che prendono piede in un vuoto di attaccamento. Ignari, incoraggiamo l’orientamento ai coetanei a sabotare l’attaccamento dei figli nei nostri confronti. Se i Troiani avessero potuto vedere i loro nemici greci appostati nel ventre di quel congegno insidioso, non sarebbero stati ingannati. È il nostro problema di oggi. Il Cavallo di


Troia dell’orientamento ai coetanei viene percepito come un dono, anziché una minaccia quale in effetti è.


L’incapacità di prevederne gli effetti nocivi è del resto comprensibile, dal momento che i primi frutti sono piacevoli e seducenti. A un primo sguardo i bambini orientati ai coetanei sembrano più indipendenti, meno appiccicosi, più a loro agio a scuola, più socievoli e disinvolti. Nessuna meraviglia che si cada nella trappola, vista l’assenza di consapevolezza dei meccanismi coinvolti e dei costi a lungo termine. Come evitarla, allora, questa trappola?