prima parte

il fenomeno dell'orientamento ai coetanei

capitolo iIi

Perchè si è spezzato
il legame

Come si spiega che, nel mondo di oggi, i bambini trasferiscano così prontamente l’attaccamento dagli adulti che li allevano ai loro coetanei? La causa non risiede nel fallimento dei singoli genitori, quanto in un disastro culturale senza precedenti che i nostri istinti non riescono a compensare adeguatamente.


La società non riesce più a soddisfare i bisogni evolutivi delle nuove generazioni. Proprio mentre gli studiosi del ventesimo secolo scoprivano il ruolo chiave dell’attaccamento per una sana crescita psicologica, sottili trasformazioni sociali lasciavano senza difese l’orientamento agli adulti dei più giovani. Forze economiche e tendenze culturali dominanti negli ultimi decenni hanno smantellato il contesto sociale utile al funzionamento naturale sia degli istinti genitoriali, sia della spinta all’attaccamento nei bambini.


Benché i giovani esseri umani siano indotti all’attaccamento da una forte spinta genetica, nella mente del bambino non esiste un luogo dove sia radicato un archetipo della figura del genitore o dell’insegnante. Il cervello infantile è programmato solo per orientarsi, creare l’attaccamento e, infine, preservarlo con chiunque rappresenti la sua bussola di riferimento. Non vi è nulla che induca un bambino a cercare, in modo esclusivo, qualcuno che somigli a mamma o papà, né qualcuno che sembri capace, maturo e in grado di prendersi cura di lui. Non esiste alcuna preferenza innata che spinga verso la scelta di un adulto responsabile, nessun riferimento, nel primitivo cervello di attaccamento, a insegnanti con diploma di laurea. Nessun circuito congenito che riconosca ruoli e incarichi assegnati dalla società, o sappia che insegnanti, puericultori – e in definitiva anche i genitori – debbono essere seguiti, rispettati e tenuti vicini.


Nel corso della storia non vi è mai stato alcun bisogno di una simile programmazione: come per tutti i mammiferi e molti altri animali, era nell’ordine naturale delle cose che fosse la spinta stessa all’attaccamento, innata e istintiva nei piccoli, a creare un legame con chi avrebbe provveduto al loro accudimento fino alla maturità, ossia con gli adulti della stessa specie. È questo il sistema escogitato dalla natura per assicurare una sana sopravvivenza della prole fino all’età adulta; è il contesto nel quale per i piccoli è possibile la realizzazione completa del loro potenziale genetico, e nel quale ai loro istinti viene data piena e vigorosa espressione.


Nella nostra società l’ordine naturale delle cose è stato completamente sconvolto: sin dalla più tenera età, esponiamo fiduciosi i nostri figli a molte situazioni e interazioni che incoraggiano l’orientamento ai coetanei. Promuoviamo inconsapevolmente proprio quel fenomeno che, a lungo andare, eroderà le uniche solide fondamenta su cui poggiare un sano sviluppo infantile, ossia l’attaccamento dei bambini agli adulti che ne sono responsabili. Mettere i piccoli in una posizione in cui i loro istinti di attaccamento e orientamento sono diretti verso i coetanei è un’aberrazione. Non siamo pronti per questo; la nostra mente non è organizzata per adattarsi con successo a un tale stravolgimento delle previsioni naturali.