La parola “allergia” fa ormai parte del lessico comune, e viene di solito associata all’evento infausto per cui, dopo aver annusato o mangiato qualcosa, una parte del corpo si gonfia, diventa rossa, si ricopre di chiazze e dà prurito.
L’allergia è una malattia del sistema immunitario, o meglio un’abnorme, paradossale reazione di difesa, caratterizzata da eventi patologici collegati all’esistenza di particolari anticorpi (le immunoglobuline IgE) che reagiscono nei tessuti interstiziali quando vengono a contatto con sostanze che d’abitudine sono innocue, come ad esempio i pollini. Questa forma di allergia è classificata come “tipo I secondo Gell e Cooms”. Poiché è dovuta alla reazione di un tipo specifico di anticorpi, la malattia si manifesta solo in presenza della sostanza verso la quale è diretto l’anticorpo. La reazione allergica è per definizione immediata: dal momento del contatto con la sostanza allergizzante al momento della manifestazione dei sintomi intercorrono dai 5 ai 30 minuti. Le manifestazioni cliniche dell’allergia, molto varie, includono rinite, congiuntivite, asma, eczemi, orticaria ecc. In caso di coinvolgimento dell’intero organismo, si può avere lo shock anafilattico, a volte letale.
Per effettuare una diagnosi di allergia, la medicina moderna cerca le IgE specifiche per determinati allergeni soprattutto nel sangue (PRIST e RAST test) o nella pelle (prick-test). L’allergia causata dalla reazione degli anticorpi IgE è infatti un fenomeno ben individuabile dal punto di vista chimico, mediante l’uso di reagenti prodotti dalla grande industria.
L’esperienza comune di medici e pazienti testimonia, però, che le allergie IgE-dipendenti non sono le uniche. Ovvero, se vogliamo definire come allergie solo quelle mediate dagli anticorpi IgE, allora esistono altre situazioni patologiche dai sintomi pressoché identici, che però risultano negative ai comuni test per le allergie.
In particolare, nell’ambito delle ormai note “allergie e intolleranze alimentari”, la maggioranza delle reazioni non è di tipo I, mediata dagli anticorpi IgE, bensì allergosimile: ipersensibilità alimentare, intolleranza, o reazione idiosincrasica che dir si voglia.
A partire più o meno dalla fine degli anni ’90, esiste un modello biomedico in cui la fisica moderna e l’epigenetica danno ragione dei fenomeni biologici in modo più organico rispetto al vecchio modello lineare di causa-effetto, nonché farmacologico-chirurgico, che tutti conosciamo. Questo nuovo modo di intendere l’evento biologico è ormai sostenuto da una bibliografia scientifica imponente, raccolta e commentata già da diversi anni in alcuni manuali di grande interesse.
Attraverso questo modello biomedico, che chiameremo biofisico-energetico per distinguerlo da quello farmacologico-chirurgico, si possono spiegare fatti ben noti ma inspiegabili per il vecchio modello, quali l’efficacia dell’agopuntura, dell’effetto placebo, delle guarigioni praniche, ecc.
Anche la reazione infiammatoria in generale, e quella allergica in particolare, assumono, secondo questa diversa prospettiva, un significato nuovo e più comprensibile. L’allergia non è più una sorta di “pazzia” improvvisa del sistema immunitario, bensì una reazione possibile e sensata al disagio biofisico e energetico avvertito dall’individuo in quel particolare momento della sua vita.
La fisica moderna e la biofisica hanno mostrato, inoltre, una certa somiglianza di vedute e di conclusioni con le medicine tradizionali, che si fondano su una visione dell’uomo non materialista, bensì in grado di integrare anche le componenti psichiche, emotive, spirituali, sociali.
Ricordiamo che i sistemi tradizionali non sono solo di provenienza esotica (cinese, indiana, messicana, africana ecc.); anche in Occidente abbiamo avuto e abbiamo tradizioni importanti, come l’omeopatia, il filone igienista tedesco e americano, l’iridologia, la spagiria e molte altre. I più noti medici occidentali dell’antichità, fra cui Ippocrate, e il più bravo di tutti, Paracelso, erano tutti rappresentanti di questa corrente.