Anzitutto: curare in casa, perché?
Perché nessuno può fare per un bambino più di quanto possano e vogliano fare i suoi genitori.
I dottori, gli ospedali, le ASL non possono avere a cuore la salute di vostro figlio tanto quanto voi, e neppure conoscerlo e osservarlo a fondo come può l’occhio amorevole e attento di un genitore.
La medicina occidentale moderna ha compiuto enormi progressi nel campo della chirurgia e della diagnostica, grazie ad essa è oggi possibile salvare vite umane in situazioni in cui, anche nel recente passato, non ci sarebbero state speranze di sopravvivenza. Eppure è difficile non porsi alcune domande: come è possibile che una grande abilità nel sostituire le parti del nostro corpo ormai malate, grazie all’ausilio di protesi, organi artificiali e chirurgia avanzata non è affiancata da un analogo sviluppo della conoscenza medica, volto alla comprensione delle cause che generano l’autodistruzione degli organi e le malattie? Perché esiste un vastissimo armamentario di rimedi che alleviano i sintomi ma non vi è quasi nulla per evitare che la malattia insorga? La sapienza della medicina occidentale moderna è tutta nella soppressione del sintomo, e sembra mancare lo sforzo di comprensione sull’origine di ciò che ci far star male. Sembra incredibile che si siano raggiunte la conoscenza e la tecnica necessarie alla costruzione di aerei supersonici, di armi psicotroniche, di razzi per viaggi dalla terra alla luna… e non si sappia, al contempo, prevedere come e perché un certo individuo venga colpito, a un certo punto della sua vita, dall’emicrania! Non ci si domanda come sia possibile che famosi colleghi di cinquecento anni fa, come il celebre Paracelso, fossero in grado non solo di prevenire e prevedere, ma anche di curare malattie gravissime perfino per i tempi di oggi.
Sempre più spesso i medici, oggi, rischiano di diventare agenti più o meno consapevoli di un carrozzone commerciale, con un effimero potere sulla vita di persone che sanno tutto dell’automobile e dei telefonini, ma niente di come funziona il proprio corpo.
Per questo è necessario che i genitori, diretti interessati alla salute dei figli, acquisiscano una serie di informazioni pratiche e recuperino la fiducia nel loro istinto. Il medico dovrebbe diventare un alleato e un consulente, non la persona cui demandare la responsabilità della salute dei propri figli.
Respirazione orale e allergie sono dismetabolismi cronici degenerativi a insorgenza precoce. Sono un primo campanello d’allarme, il primo passo verso quelle patologie croniche e degenerative che tanto flagellano la nostra società.
Con la giusta dose di informazione e buona volontà è però possibile invertire la rotta.
La respirazione a bocca aperta dipende, come abbiamo già visto, in tutto o in parte dall’acquisizione di una postura linguale in dentro e, in parte, dall’espansione patologica dei tessuti linfatici associati alle vie aeree superiori (mucose nasali, adenoidi, tonsille). Tutto ciò ostacola il passaggio dell’aria attraverso il naso, cosicché il bambino è costretto a respirare a bocca aperta. L’espansione delle mucose linfatiche associate alle vie aeree superiori è un tratto caratteristico del bambino allergico.
La necessità vitale di respirare con la bocca innesca una serie di compensi posturali e metabolici che, se da una parte automatizzano questo modo di respirare (una comodità offertaci dal nostro sistema nervoso autonomo), dall’altra creano un particolare rapporto forma-funzione nel corpo del bambino, tale che da allora in avanti non potrà respirare se non a bocca aperta.
Per questo motivo la respirazione orale è un’abitudine che si “auto mantiene” e che, se non interrotta prima che sia terminata l’età della crescita, induce l’acquisizione definitiva in età adulta di una o più delle problematiche funzionali già citate: alterazione morfofunzionale dello scheletro della faccia e della schiena; riduzione della normale efficienza polmonare; invecchiamento precoce delle funzioni cardiache; deficit di ossigenazione del sistema nervoso centrale; patologie croniche dell’apparato digerente ecc.
L’obiettivo è perciò quello di bloccare le cause dell’infiammazione dei tessuti linfatici e di invertire il circolo vizioso posturale. Ciò che ha efficacia terapeutica diretta sul primo punto, lo “sgonfiamento” del tessuto linfatico associato alle mucose respiratorie, possiede efficacia terapeutica indiretta anche sul secondo, l’inversione del circolo vizioso posturale, e viceversa.
Se facciamo qualcosa per sgonfiare le adenoidi ingrossate, in modo indiretto miglioreremo la postura dei muscoli respiratori; e allo stesso modo, se adotteremo una strategia posturale per passare dalla respirazione a bocca aperta a quella con il naso, favoriremo anche lo sgonfiamento delle adenoidi. I bambini con postura linguale prolassata sviluppano quasi sempre tonsille e adenoidi ingrossate, e la loro postura e la loro respirazione non cambieranno neppure con la rimozione chirurgica delle strutture linfatiche, a meno che non si intervenga nel correggere il prolasso della lingua.
Viceversa, nei casi in cui l’ipertrofia adenoidea sia alla radice della respirazione orale senza compresenza di prolasso linguale (caso però non molto frequente), allora la rimozione chirurgica delle adenoidi risulta di per sé risolutiva anche per la respirazione a bocca aperta.
Possiamo paragonare il tessuto linfatico delle tonsille/adenoidi a un pozzo per la raccolta di muco, con un rubinetto di riempimento e uno di scarico. Nel bambino che respira a bocca aperta, il rubinetto di riempimento è sempre aperto, mentre quello di scarico è quasi chiuso, col risultato che il suo “pozzo” (le tonsille/adenoidi) si riempie fino all’orlo chiudendo così lo spazio a disposizione per il passaggio dell’aria proveniente dal naso.
Il rubinetto di scarico di tonsille e adenoidi (cioè i vasi linfatici che portano via la linfa da queste strutture per convogliarla più in basso verso i grandi vasi linfatici di raccolta) è in condizioni di riduzione di flusso a causa della compressione esercitata dalla lingua prolassata sui vasi linfatici che attraversano il collo.
Per permettere al bambino di tornare a respirare in modo spontaneo con il naso, dobbiamo recuperare tutto lo spazio che la lingua, le tonsille e le adenoidi gli hanno sottratto. Il nostro compito sarà quello di chiudere il rubinetto di riempimento e aprire quello di scarico della linfa.
L’origine di tanto muco che preme sui vasi linfatici e che dovrebbe essere smaltito, risiede nell’intestino. Il consumo di cibi artificiali privi di fibre riduce la velocità del transito intestinale, con materiale fecale che aderisce alle pareti intestinali provocando autointossicazione sia per via diretta (le sostanze tossiche, che invece di essere espulse dall’organismo vi ristagnano, finiscono per essere in parte riassorbite dal circolo sanguigno), sia indiretta, a causa della formazione di anticorpi nei confronti di quelle particelle di cibo non ben digerito, e pertanto riconosciute come “estranee”, che sono riuscite ad attraversare le pareti intestinali.