La carenza di stimoli fisici
La fisica degli organismi viventi non è quella del piano inclinato o della palla che viene lanciata dall’aereo, e che, purtroppo, è a tutt’oggi la sola fisica insegnata nelle nostre facoltà di medicina. Sin dagli anni ’90 del secolo scorso, il modello fisico che sembra più calzante per la comprensione del funzionamento degli esseri viventi è quello della fisica quantistica, grazie al quale è anche possibile studiare le curiose proprietà dell’acqua come mezzo organizzatore e propulsore dei fenomeni fisici che riguardano la vita.
La vita non è spiegabile solo e soprattutto in termini chimici. La medicina invece, fino a poco tempo fa, ha avuto uno sviluppo che si è fondato in modo esclusivo sulla chimica, e da qui nasce anche il ruolo cruciale assegnato alla farmaceutica chimica di sintesi. Il modello chiave-serratura di tipo chimico non funziona sempre perché troppo lento se confrontato con i tempi effettivi di reazione. Le interazioni biologiche, secondo la spiegazione che esso ne dà, prevedono l’esistenza di recettori (serrature) che incontrano un mediatore chimico (chiave), farmaco o molecola endogena che sia; il loro legame permette una reazione chimica collegata a un evento biologico. La reazione biologica sembra avvenire, però, in un tempo molto inferiore rispetto a quello previsto dalla chimica. D’altro canto la fisica dei campi di forze, dentro o attorno ai quali avverrebbero le trasformazioni biologiche, sembra offrire spiegazioni più plausibili. Con l’adozione della fisica quantistica dei campi di forze si apre anche la strada alla maggiore comprensione dei modi in cui agiscono le medicine tradizionali, non allopatiche.
Dalla Rivoluzione Industriale in poi, l’uomo occidentale è stato separato dagli stimoli fisici naturali in modo progressivo e inesorabile; il nostro corpo e la nostra pelle sono stati privati sempre più del contatto diretto con la luce del sole, con l’acqua pura, con il vento; i nostri piedi scalzi mai o quasi mai premono sulla nuda terra.
Viviamo perlopiù al chiuso, al lume di luci artificiali, all’ombra di alti edifici costruiti in materiali capaci di schermare i sani influssi naturali e impregnare l’aria che respiriamo di sostanze inquinanti e nocive; l’acqua che beviamo è imbottigliata, trattata e snaturata; le suole di gomma delle nostre scarpe impediscono lo scambio elettrico fra noi e l’ambiente.
Siamo fittamente circondati da radiazioni elettromagnetiche artificiali provenienti non solo dai nostri elettrodomestici, ma anche dai satelliti, dalle installazioni militari, da ripetitori e antenne di ogni tipo; la colonizzazione dell’etere da parte dell’elettromagnetismo necessario alle telecomunicazioni è la più selvaggia e senza quartiere che si sia mai vista. E nessuna di queste radiazioni è nostra amica. Viviamo privi della necessaria interazione con gli elementi naturali, che apporterebbero il giusto equilibrio al nostro organismo, e immersi in campi elettromagnetici innaturali e nocivi che mettono di continuo a repentaglio il buon funzionamento della nostra biologia molecolare.