Gli organismi viventi, uomo compreso, si distinguono, come abbiamo appena visto, per l’innata capacità di adattarsi in modo dinamico agli stimoli provenienti dall’ambiente, di qualsiasi natura essi siano (fisici, chimici, alimentari, emotivi). E la capacità di adattamento può avere un esito felice, ossia fisiologico, o al contrario patologico, ossia gravato dal prezzo che l’organismo ha dovuto pagare per garantirsi in primo luogo la sopravvivenza.
Nelle nostre società contemporanee sembra ormai quasi impossibile sviluppare una corretta “oralità”; certo, chi manifesta problemi respiratori, dentali, occlusali, ha pur sempre adattato tutto il suo sistema corporeo agli stimoli provenienti dall’ambiente esterno, ed è proprio il processo di adattamento a provocare la comparsa delle disfunzioni.
Il fatto che nel mondo occidentale moderno esista la figura del dentista, del tutto sconosciuta presso le popolazioni tradizionali da noi impropriamente definite “primitive”1, indica che presso le popolazioni moderne esiste un’altissima percentuale di individui affetti da disordini neuromotori dei muscoli che circondano i denti, disordini che le popolazioni primitive non avevano e non hanno.