Negli anni ’40 il dottor Francis M. Pottenger jr. era proprietario di una clinica per la cura delle malattie respiratorie non tubercolari nei pressi di Los Angeles; in questa struttura i pazienti venivano trattati soprattutto mediante una riabilitazione dietetica in cui, oltre a cibi integrali e sani, era fondamentale l’uso di ormoni surrenalici, estratti dalle ghiandole surrenali di bovini. Poiché all’epoca non vi erano procedure chimiche per standardizzare tali estratti, chi li produceva doveva per forza di cose effettuare esperimenti su animali per dosarne la potenza: dal momento che i gatti muoiono senza le loro ghiandole surrenali, si utilizzava l’estratto surrenalico per mantenere in vita i gatti. La dose minima per mantenerli in vita era anche misura della qualità e della potenza dell’estratto stesso.
Al fine di ottimizzare lo stato di salute dei gatti prima di sottoporli all’operazione di adrenalectomia, Pottenger li nutriva con una superdieta a base di latte crudo (non pastorizzato) di ottima qualità, olio di fegato di merluzzo e avanzi di carne cotta che comprendevano muscoli e interiora. Tale dieta era considerata dai nutrizionisti di allora la più ricca in elementi nutritivi di qualità; la tecnica chirurgica impiegata per le adrenalectomie era la più avanzata.
Ciò nonostante Pottenger doveva constatare, con sua grande perplessità, che la mortalità dei gatti durante il decorso postoperatorio era piuttosto alta.
In più, i gatti dell’allevamento erano stranamente affetti da segni di disfunzioni morfologiche e funzionali. Tutti manifestavano una riduzione della capacità riproduttiva e molti dei gattini nati in laboratorio presentavano deformità scheletriche e disfunzioni organiche.
In un momento in cui la richiesta di avanzi di carne cotta superava le forniture disponibili, Pottenger dovette accontentarsi di avanzi di carne cruda, che vennero impiegati per nutrire un gruppo di gatti a parte. Nel giro di pochi mesi si accorse che lo stato di salute generale di questi gatti era superiore a quello degli altri, ancora nutriti con gli avanzi di carne cotta: i cuccioli dei gatti nutriti con carne cruda risultavano più forti e, cosa ancora più curiosa, la loro mortalità postoperatoria si era molto ridotta.
Questa osservazione inaspettata spinse il dottor Pottenger a realizzare un esperimento controllato. Perché i gatti nutriti con carne cruda sopravvivevano alle operazioni più dei gatti alimentati con carne cotta? Perché i primi erano più forti? Perché la dieta a base di carne cotta non sembrava in grado di fornire tutti gli elementi nutritivi necessari a conservare la buona salute? Pottenger intuì che la risposta a queste domande poteva essere illuminante per capire a fondo le basi della nutrizione nei mammiferi, compresi gli esseri umani.
Lo studio dei gatti del dottor Pottenger è importante perché unico. Non esiste, in tutta la letteratura medica, un altro esperimento del genere con questa attenzione al protocollo, con un numero di campioni così elevato (900) e con un follow up così lungo (10 anni, che corrispondono, in tempi vitali umani, a circa 60 anni e 4 generazioni).
I risultati patologici e chimici vennero supervisionati da Pottenger stesso e controllati da Alvin Foord, docente di patologia alla University of Southern California e patologo all’Huntington Memorial Hospital di Pasadena. Nello studio vennero impiegati i più rigorosi standard scientifici dell’epoca, il protocollo scelto venne osservato con costanza e i controlli furono meticolosi. Le osservazioni effettuate vennero pubblicate in molti articoli su diverse riviste mediche fra il 1932 e il 1956.
Una frequente e giusta critica al lavoro di Pottenger è che esso riguarda il metabolismo dei gatti e le conclusioni che se ne deducono non possono essere estese in tutto e per tutto al metabolismo e alla dieta degli esseri umani. Va però sottolineato che Pottenger non ebbe mai la pretesa che quanto osservato sui gatti potesse essere valido al 100% per gli esseri umani; sosteneva, però, che le disfunzioni osservate nei gatti erano così simili a quelle osservabili su esseri umani che seguono una dieta a base di alimenti artificiali e denaturati, che sarebbe stato quantomeno ingenuo e imprudente trascurare tale similitudine, visto l’alto grado di degenerazione fisica nella società occidentale moderna.
Quanto poi al fatto che davvero questi risultati sui gatti non abbiano alcuna relazione con quanto avviene sugli esseri umani, almeno chi è dentista potrà dire l’esatto contrario.