CAPITOLO VII

Qualche precisazione sull'intestino,
in particolare il tenue

La vita dell’omo si fa delle cose mangiate
Leonardo Da Vinci

 

Da quando la raccolta differenziata dei rifiuti ha cominciato a diffondersi in giro per l’Italia, nelle località rurali è riapparsa la “compostiera”. Non che prima della raccolta differenziata non esistesse l’uso di conservare la materia organica domestica di scarto. Da sempre, nelle campagne coltivate e negli orti, si è avuta la buona e utile abitudine al riciclo e riutilizzo dell’organico.


La compostiera è il recipiente per il compost, ossia il risultato finale della maturazione dei residui organici della vita domestica. Il compost è molto simile all’humus. La sua preparazione accurata prevede di monitorarne temperatura, umidità e pH perché, in base a questi parametri, si selezionano ceppi batterici il cui processo di digestione dei rifiuti crea un prodotto adeguato alla concimazione.


Una delle regole empiriche importanti per la produzione di un buon compost, cioè di un buon concime, è la seguente: minore è la dimensione dei residui messi a macerare, migliore sarà il controllo dei processi di fermentazione e putrefazione delle sostanze organiche. Un concime ideale si realizza, oltre che in presenza di altre condizioni, anche riducendo al minimo, cioè sminuzzando il più possibile, i rifiuti da trasformare. In questo modo la “digestione” della materia organica da parte dei batteri è semplificata: si contiene la comparsa di muffe, funghi e altri microrganismi tipici di una “cattiva” decomposizione. La “buona” decomposizione arriva in profondità più in fretta e in modo più efficace e, soprattutto d’estate, riduce al minimo la quantità di moscerini e cattivi odori che nascono dalla compostiera.


Si dice, soprattutto fra i medici specializzati in gastroenterologia e vicini alle esperienze del Dr. F.X. Mayr, che mentre le piante sono immobili e hanno le loro radici nel terreno, gli animali, uomo compreso, sono dotati di movimento e si portano a spasso le loro radici, conservandole immerse all’interno dell’intestino. Le nostre radici sono i villi che ricoprono le pareti dell’intestino tenue. Ad essi giunge il torrente di materia organica, il nostro compost, che proviene dal tratto superiore del tubo digerente, la nostra compostiera, e dal quale essi “pescano”, captando ciò che è compatibile con l’assorbimento.


Se dunque accogliamo quella del compost come metafora dei nostri processi digestivi, diremo che, affinché il nostro organismo abbia un grado di nutrimento da sufficiente a ottimale, dobbiamo curarci dei parametri fisico-chimici della nostra compostiera perché il suo prodotto, il compost che ci nutre, sia davvero nutriente anziché dannoso. È necessario che nel nostro tubo digerente siano presenti i corretti parametri di temperatura, umidità, pH ecc. affinché al suo interno possano proliferare i batteri “buoni”, anziché quelli specializzati nella fermentazione o nella putrefazione.


La strategia principale perché ciò si realizzi è quella di sminuzzare il più possibile il cibo che avviamo alla trasformazione intestinale; per far sì che la reazione fisico-chimica della digestione sia profonda, efficace, rapida e si realizzi col minor dispendio possibile di energia corporea è necessaria un’accurata masticazione.


Il rapporto fra i parametri fisico-chimici dell’intestino (temperatura, umidità, pH, pressione gassosa ecc.) e il tipo di batteri in esso ospitati è di mutuo interscambio. Ciò significa che, se cambiano i parametri fisicochimici cambia il tipo di flora batterica, e se cambia il tipo di flora batterica a loro volta cambiano i parametri fisico-chimici intestinali.


Affinché tutto possa avere un buon inizio e, di conseguenza, procedere nel modo più sano, ciò che avviene alla nascita è, ancora una volta, decisivo. Il passaggio attraverso il canale del parto e il latte succhiato dal seno materno forniscono all’intestino del bambino il “la”, la giusta nota iniziale su cui sintonizzare le sue corrette funzioni. Da qui partono le condizioni per la creazione dei giusti parametri fisico-chimici e, al contempo, come l’altra faccia di una stessa medaglia, si sviluppa la flora batterica intestinale fisiologica.


Il latte materno contiene elementi insostituibili per la salute intestinale: acidi grassi a catena corta che promuovono la chiusura delle pareti intestinali, prevenendo così l’insorgenza di allergie alimentari e altri fenomeni patologici associati allo sviluppo della Leaky Gut Syndrome (sindrome dell’intestino permeabile, si veda il cap.10); un fattore bifidus che promuove la proliferazione dei lattobacilli inibendo al contempo lo sviluppo di batteri antagonisti della flora fisiologica, quali E. Coli, Salmonelle, Shigelle; un enzima, la lipasi, che produce acidi grassi e monogliceridi ad azione protettiva rispetto ad altri potenziali patogeni quali Giardia e Trichomonas; una gamma di citochine, molecole proteiche che prevengono le malattie autoimmuni, le malattie infiammatorie del tratto respiratorio (le più diffuse tra i bambini!) e stimolano lo sviluppo dell’apparato digerente; gangliosidi utili per la protezione contro la diarrea nel neonato.


Come se ciò non bastasse, il latte umano contiene, rispetto al latte di altre specie, un contenuto importante di lattosio, che favorisce la crescita cerebrale e i processi cognitivi di ordine superiore.


Tuttavia, così come la corretta alimentazione del lattante fornisce la giusta nota iniziale, un’alimentazione non fisiologica per l’età può inserire quella “stonatura” che porterà alla distorsione funzionale sia dei parametri fisico-chimici intestinali, sia del tipo di flora batterica che si sviluppa.


Ecco perché l’alimentazione del neonato e del bambino è così strategica.