CAPITOLO II

Cesareo: come, quando e perché

Il cesareo è sempre un sacrificio. In teoria si sottopone la madre a un intervento per salvare la vita del suo bambino se non addirittura la sua stessa vita. Questo, almeno, è ciò che ci raccontano, ciò che la maggior parte di noi pensa nel momento in cui riceve la sentenza: “Cesareo”. Tutte le donne gravide conoscono il significato di questa parola: praticheranno un taglio sulla pancia della madre per estrarre il bambino che non uscirà attraverso la vagina. Così è e così lo vivono, sul tavolo operatorio, con le braccia in croce e in totale solitudine, poiché nella maggior parte dei casi non è consentito l’accesso di alcun familiare in sala operatoria.


Ha senso questo divieto? Perché viene comunemente accettato che il padre possa rimanere accanto alla madre durante il parto vaginale e non durante un cesareo? I medici obiettano che si tratta di un intervento chirurgico e che la presenza del padre o di un’altra persona potrebbe intralciare l’operazione. Ma è vero tutto questo? In effetti, il cesareo è un intervento di chirurgia addominale maggiore, ma è allo stesso tempo la nascita di un essere umano e il primo incontro con sua madre. Se la madre non può prendere immediatamente fra le braccia il suo bambino, non è forse questo un motivo più che sufficiente affinché una persona vicina possa starle accanto? La madre non ha forse bisogno di qualcuno che la segua, la rassereni, le dia spiegazioni e possa accogliere il neonato?


E il bambino? Se per qualche ragione sua madre non può essere sveglia durante il cesareo, non avrà quindi bisogno di suo padre o di sua nonna accanto a sé, che lo accolga e lo abbracci, dicendogli quanto sua madre e la sua famiglia lo amano? Il bambino ha il diritto di essere ricevuto dai suoi cari e di rimanere accanto a loro. I neonati sono continuamente coscienti di ciò che accade attorno a loro: hanno bisogno di qualcuno che spieghi loro cosa sta accadendo, e se la madre non è in grado di farlo è indispensabile che sia il padre o un altro familiare a garantirgli un degno ricevimento colmo di affetto.


Per molte madri che subiscono un cesareo in anestesia generale, il fatto di non possedere alcuna immagine, alcun ricordo delle prime ore di vita del loro bambino è fonte di tristezza. La presenza di una persona che stia loro accanto in sala operatoria potrebbe, in buona misura, riempire quel vuoto se non addirittura permettere che le madri che lo desiderano abbiano foto e video dei primi momenti di vita dei loro figli.


Il fatto che la donna debba rimanere sola durante un cesareo non è assolutamente indispensabile, anzi! Se i ginecologi chiedessero loro se preferiscono rimanere sole in sala operatoria o essere accompagnate da una persona cara, probabilmente nessuna donna sceglierebbe di rimanere sola. In alcune cliniche non ci si oppone alla presenza in sala operatoria di un accompagnatore, solitamente il padre. L’esperienza dimostra che non è necessaria alcuna preparazione. Il padre o il familiare indossa un camice sterile e si siede accanto alla madre per appoggiarla, tranquillizzarla, vivere insieme a lei la nascita del bambino e accoglierlo fra le proprie braccia appena possibile. Non osserva l’intervento né intralcia il lavoro dei chirurghi.


Vediamo cosa succede in realtà durante un normale cesareo, per comprendere perché è raccomandabile che la madre sia in compagnia di qualcuno.