CAPITOLO V

La ferita emotiva

I chirurghi richiudono, strato dopo strato, la ferita del cesareo sull’utero, sul ventre, sulla pelle. Punti o graffe e una medicazione che ricopre la ferita. La cicatrice ci impiegherà poco a formarsi, qualche giorno appena. I medici o le infermiere spiegheranno dettagliatamente alla madre come curare la ferita e probabilmente, quando lascerà l’ospedale, le avranno già tolto i punti. Una sottile linea rosa è solitamente ciò che rimane dell’intervento.


Tuttavia, il cesareo lascia spesso un’altra ferita molto più difficile da sanare e che nessun chirurgo può ricucire. La ferita emotiva si forma non appena la donna entra in sala operatoria per l’intervento e può rimanere aperta per molti anni se non per tutta la vita. In alcuni casi si può trattare di una ferita minima, appena un graffio; altre volte può essere talmente dolorosa da ostacolare seriamente il benessere affettivo della madre se non di tutta la sua famiglia.


È una ferita mutevole e silenziosa, che può passare inosservata per molto tempo e che, come tutte, può riaprirsi e sanguinare di nuovo inaspettatamente. È, soprattutto, una ferita difficile da curare poiché raramente se ne scopre l’esistenza. Nella maggior parte dei trattati di ostetricia vengono indicate tutte le complicazioni e ripercussioni del cesareo, ma di prassi si omettono i risvolti psicologici o affettivi. Nemmeno gli specialisti, quando spiegano alla donna i rischi dell’intervento, menzionano di solito questo aspetto.


Il maggior ostacolo per la guarigione della ferita emotiva è proprio il silenzio che la circonda, la minimizzazione se non addirittura la negazione della sua esistenza. Alcune madri riescono a esprimere il loro sentimento riguardo al cesareo nelle prime settimane, ed è frequente che trovino come risposta il tipico “Di cosa ti lamenti se hai avuto un bambino sano?” o perfino un “I bambini nati col cesareo soffrono meno e nascono più belli”. Ma la verità è che la maggior parte delle madri non riesce nemmeno ad esternare il dolore emotivo che ha causato loro il cesareo, sia perché si sentono colpevoli di stare male (“Dovrei essere felice per mia figlia”) oppure perché non riescono a identificare l’origine del loro malessere (“Sapevo di amare mio figlio, ma allo stesso tempo sentivo che non mi interessava”). La ferita emotiva può manifestarsi con diversa intensità nel tempo. Molte madri cominciano a riconoscere il dolore causato dal precedente cesareo quando, anni dopo, prendono in esame la possibilità di affrontare una nuova gravidanza.