CAPITOLO II

L'influenza dell'ambiente e dell'educazione

2.1 Il bisogno di accettazione incondizionata

L’ipersensibilità non è una malattia. È un modo di essere. E quello che serve non sono terapie, ma il far sentire questi bambini amorevolmente accettati dai genitori.
R. Sellin

Chi fin da piccolo non si è sentito pienamente accettato dalle persone che lo circondavano ha difficoltà ad accettare se stesso. La sensazione di non essere “giusto” secondo le aspettative degli altri lo rende fragile e insicuro, lo fa sentire sempre sotto pressione portandolo a provare rifiuto nei confronti di se medesimo. Questo è davvero il rischio più grande di un bambino ipersensibile, poiché determina se riterrà questa sua caratteristica una risorsa o un ostacolo il resto della sua vita.

Un bisogno primario del bambino è quello di essere considerato e preso sul serio sin dall’inizio per quello che lui è, in ogni momento della sua crescita. Considerato e preso sul serio nei suoi sentimenti, nelle sue sensazioni e nella loro espressione, già da molto piccolo. In un’atmosfera di considerazione e tolleranza verso i suoi sentimenti, il bambino potrà rinunciare alla dipendenza dall’altro e compiere i passi necessari all’autonomia.


Affinché siano possibili queste premesse di un sano sviluppo, anche i genitori sarebbero dovuti crescere in un clima analogo, riuscendo così a trasmettere al proprio figlio il senso di sicurezza e di protezione in cui può svilupparsi la sua fiducia. Purtroppo, se non hanno ricevuto ciò che serviva per costruire tale sicurezza e fiducia, il compito arduo sarà cercare di costruirsela da soli lungo la vita.


Ogni genitore vorrebbe di certo dare al proprio figlio anche più di quanto ha ricevuto, ma farlo non è semplice se non si è fatto un grande lavoro su se stessi. Molti ci riescono, con coraggio e amore, altri purtroppo sono stati talmente segnati dallo stato di carenza affettiva che rischiano di cercare negli altri ciò che i loro genitori non hanno potuto dare loro al momento giusto, qualcuno che si interessi appieno a loro, che li capisca fino in fondo e li prenda sul serio: a tale scopo spesso si prestano più di chiunque altro i figli, specialmente se ipersensibili.


La loro sorprendente capacità di percepire i bisogni dei genitori e di darvi risposta per intuito, anche in modo inconscio, a volte arriva a ribaltare i ruoli e può diventare il bambino ad accudire emotivamente l’adulto.


In tal modo il bambino si assicura l’amore dei suoi genitori poiché, avvertendo il forte bisogno che hanno di lui, sente legittimata la sua esistenza. La capacità di adattamento viene sviluppata e perfezionata, ed egli sviluppa una sensibilità tutta particolare per i segnali inconsci dei bisogni altrui.


Per conformarsi alle aspettative di chi si prende cura di lui, il bambino però si trova a dover rimuovere il suo bisogno di amore, di attenzione, sintonia, comprensione, partecipazione, rispecchiamento. Deve anche reprimere le sue reazioni emotive, in specie riguardo determinati sentimenti: gelosia, invidia, rabbia, abbandono, impotenza, paura, nell’infanzia e poi in età adulta.


Il bambino infatti può viverli solo se c’è una persona che con questi sentimenti lo accetta, lo comprende e lo accoglie. Se manca questa condizione il bambino sente il rischio di perdere l’amore dei genitori, ed essi rimarranno custoditi segretamente nel suo corpo.


È fondamentale quindi porre attenzione ad evitare di farli inconsciamente diventare come piacerebbero a noi, rispettandone l’integrità e la spontaneità che costituiscono il loro elemento vitale unico e spontaneo, e il loro fondamentale diritto all’esistenza per come sono.


“L’amore condizionato – ti voglio bene se – non è amore. L’amore vero, quello che tutti affannosamente cerchiamo nel corso della nostra esistenza e solo raramente troviamo, è incondizionato: ti amo comunque tu sia. Per un bambino è fondamentale sentirsi amato così, accettato nella totalità del suo essere, con tutti i suoi difetti, i suoi problemi e le sue peculiarità. Amato per il solo fatto di esistere, di essere lì con noi.”
E. Balsamo

Questo, dappertutto valido per ogni bambino, diventa il fondamentale ago della bilancia rispetto al tratto dell’ipersensibilità, poiché essendo più aperto verso i bisogni altrui e orientato all’esterno, il bambino ipersensibile tende per natura ad essere maggiormente influenzato delle richieste ambientali.


Ho incontrato genitori che avrebbero voluto figli più coraggiosi, più socievoli, più sorridenti, più “facili”, meno riflessivi, meno curiosi, meno ripetitivi, meno emotivi, che dessero meno problemi e che fossero più simili ai loro ipotetici compagni. E riuscire ad accettare davvero a fondo che potessero essere così tanto diversi dalla loro idea di figlio, e forse anche da se stessi, e arrivare ad amarli come erano, in alcuni casi è stata un’impresa piuttosto difficile.


Molto spesso mi sono trovata ad ascoltare tutto ciò che i genitori avrebbero voluto per i loro figli, tutto ciò che loro avrebbero ritenuto giusto che i figli facessero o scegliessero, giusto secondo loro.


Scegliere con coraggio la strada dell’accoglienza e dell’accettazione di queste caratteristiche è l’unica via per aiutarli davvero a costruire un’ipersensibilità fondata su fiducia e sicurezza, in modo che diventi una preziosa risorsa di orientamento nel mondo. Per un bambino essere altamente sensibile non significa essere debole, fragile, facilmente affaticato o stressato nella vita di tutti i giorni. Nè per forza essere introverso, timido o solitario. Ci sono bambini ipersensibili sportivi, robusti, estroversi; le possibilità di combinazione con le altre caratteristiche della personalità sono molteplici. Non implica per nulla quindi che il bambino ipersensibile debba soffrire per questa sua natura; d’altro canto non c’è nemmeno bisogno di idealizzarla, visto che è una caratteristica diffusa in vari popoli e culture ed esiste da sempre, anche nel mondo animale.


L’ipersensibilità può abbinarsi a qualsiasi grado di intelligenza, predisposizione o limite, e può rivelarsi di grande vantaggio, per esempio nell’ambito del lavoro rispetto alla collaborazione con pari o superiori attraverso la propria naturale capacità comunicativa. Permette di leggere tra le righe e avvertire sfumature di situazioni e problemi che ad altri sfuggono, di ricorrere all’intuito come elemento di valutazione, ad esempio nel riconoscere prima degli altri il potenziale delle cose e delle situazioni. La capacità di notare ogni minimo dettaglio delle cose permette di riconoscere con maggiore precisione eventuali incongruenze e disfunzioni, e di trovare maggiori possibilità di soluzione con creatività.


Un ipersensibile sicuro di sé e fiducioso nella sua capacità è in grado elaborare i problemi in termini di analisi, soluzione e decisione con estrema competenza, sfruttando questa sua dote di vedere “di più” e “al di là” in termini di dettagli, associazioni e conseguenze, e utilizzando le sua naturale propensione alla creatività, coscienziosità, armonia e calma.


È importante quindi che un bambino altamente sensibile impari il prima possibile a gestire questo suo dono di natura e per aiutarlo in questo compito è vitale che genitori, educatori e insegnanti lo aiutino attraverso una profonda accettazione a conoscersi e trovare le proprie strategie di adattamento.


Le situazioni nelle varie famiglie saranno di certo molto diverse l’una dall’altra, e quindi strategie ed esempi concreti vanno adattati alla singola situazione, poiché quanto si rivela efficace per un caso è possibile che non funzioni in un altro. L’importante è che familiarizziate con l’argomento e lo comprendiate a fondo, sostenendo il percorso del vostro bambino sulla base delle sue esigenze fondamentali e delle sue potenzialità, con l’obiettivo di costruire alternative personalizzate con cui sviluppare il vostro modo di comportarvi con il vostro bambino ipersensibile, in base alle soluzioni più appropriate per voi.