CAPITOLO III

Le esperienze fondamentali
del bambino ipersensibile

3.1 Emozioni, mente e corpo

Il corpo è il primo luogo in cui e con cui viene descritta la storia di ogni uomo e la storia fra uomini.
E. Berti

L’approccio di Psicoterapia corporea che ho incontrato lungo il mio percorso è stato un tassello fondamentale nell’acquisizione di quella consapevolezza necessaria a comprendere la mia ipersensibilità. Avevo appena terminato i cinque anni accademici di Laurea in Psicologia Clinica e, svolgendo il tirocinio professionalizzante, iniziavo a chiedermi che tipo di strada avrei voluto intraprendere per la formazione specialistica. Di solito non molti sanno che le scuole di Psicoterapia da scegliere sono davvero tante, e non è semplice orientarsi in un panorama così variopinto e disgregato di possibilità.


Le Psicoterapie classiche le sentivo troppo rigide per me, troppo procedurali e schematiche; non riuscivo a scegliere tra le scuole che avevo conosciuto all’università. Un dialogo fortuito con un’altra tirocinante che stava frequentando la Scuola di Biosistemica mi fece prendere questa decisione in un lampo, dopo mesi di riflessione: un approccio composito e integrato, fuori dagli schemi, di cui non avevo mai sentito parlare, fondato sull’esperienza concreta e la relazione, l’ascolto profondo e il lavoro sul corpo.


Lavorare con il corpo significa entrare in contatto con la parte più profonda e antica di noi, con le nostre emozioni senza maschera, con gli schemi antichi dell’infanzia, con le ferite e le cicatrici. Con i bambini il lavoro sul corpo ha l’obiettivo di potenziare delle loro risorse, il libero accesso all’espressione di sé, al benessere e alla spontaneità. Significa prevenire la formazione di quelle maschere, schemi, ferite e cicatrici.


Possiamo considerare l’espressione emotiva una fondamentale funzione della crescita di un bambino, un protendersi verso l’ambiente in vista del piacere o un ritrarsi di fronte a situazioni spiacevoli. Questi processi di espansione e contrazione regolano il metabolismo energetico del corpo umano e controllano funzioni fondamentali quali ad esempio la circolazione del sangue e il battito cardiaco, i processi digestivi, la respirazione e così via. In uno stato di salute tutti questi processi si verificano in modo ritmico e fluente, e con i bambini il nostro compito è assicurarci che questi processi avvengano nel modo più naturale possibile. Al contrario, se consideriamo le persone che nella crescita non riescono ad adattarsi, potremo osservare che essi vivono come se fossero in uno stato di perenne emergenza, attenzione, iperattività: i processi normali e naturali della persona hanno cessato di funzionare perché sono stati ostacolati e influenzati dagli stimoli esterni.


Solo eliminando i blocchi che impediscono la libera espressione di sé e i liberi movimenti queste persone possono riappropriarsi della capacità di affrontare in modo equilibrato il proprio ambiente di vita. Tutte le tensioni del corpo raccontano di costrizioni, blocchi, impossibilità, create in situazioni affettive e ambientali in cui l’espressione equilibrata di sé non è stata possibile.


Gli schemi della tensione nel corpo rappresentano infatti una sorta di storia congelata della persona e delle sue emozioni, che può essere visibile:

  • Nel viso e nei muscoli della testa conseguentemente all’inibizione del pianto, della paura o della rabbia.
  • Nella zona della gola attraverso il soffocamento delle rumorose espressioni del singhiozzo, delle urla, delle grida.
  • Nella zona del bacino in seguito alla strozzatura della vitalità e dell’espressione sessuale.
  • Nelle gambe, dove l’inibizione del movimento ha a che fare con i disturbi nel contatto con il suolo, il radicamento, la sicurezza.

Con i bambini ipersensibili questa tutela diventa una funzione fondamentale della genitorialità: siamo noi genitori che abbiamo il compito di insegnargli a non avere paura di esprimere se stessi, anche nelle emozioni più scomode, tutelando la loro libera espressione corporea e di movimento.


Solo a condizione che il corpo abbia trovato spazio agli impulsi bloccati, il bambino ipersensibile diventerà un adulto in grado di provare una profonda gioia e un funzionamento vitale ritmico e piacevole.


Berti parla di corpo come “entità bioculturale produttrice di senso e organizzatrice dell’esperienza del mondo”, un corpo che durante l’interazione con l’altro comprende, articola e amplia le proprie modalità di comunicazione, condivisione e trasformazione del mondo.


In questo senso è fondamentale la considerazione del corpo già nell’interazione tra genitore e figlio: Ajuriaguerra parla di “dialogo tonico” per indicare il primitivo dialogo fra madre e bambino, costituito da reciproci scambi e adattamenti del tutto non verbali, ed espressi attraverso il tono muscolare e la postura.


Il tono muscolare è infatti la più antica e automatica delle nostre risposte agli eventi della vita, e veicola significati emotivi e affettivi fondamentali e complessi. I significati che il bambino imparerà attraverso le variazioni nel tono muscolare della madre, si imprimeranno nei suoi muscoli e nelle sue connessioni neurali, influenzando le sue future interazioni.


Vi sono mille sorrisi possibili, mille modi di alzarsi dalla sedia, mille variazioni possibili dello stesso comportamento e ciascuno si accompagna a un diverso assetto vitale.
D. Stern

I mille modi di compiere un’azione costituiscono variazioni, modulazioni e sfumature di due parametri: il tono muscolare e il tempo. È lo stesso concetto cui facevo riferimento nel capitolo precedente parlando della sintonizzazione. Nell’accezione più specifica di Stern la sintonizzazione affettiva riguarda la condivisione profonda di stati emotivi tra madre e figlio già dai primi mesi, che costituisce la modalità privilegiata per trasferire atteggiamenti, stati d’animo e fantasie in un comportamento interattivo concreto inteso a raggiungere uno scopo comune. Riguarda la sintonizzazione del livello di intensità tra il comportamento materno e quello del bambino, in termini di variazioni di tono muscolare e vocale, di ritmo e tempo. È il canale privilegiato nella costruzione dell’identità e della socialità, svolge un ruolo fondamentale nella costruzione di stati affettivi, espressivi e relazionali.


Rispetto al bambino ipersensibile questo riguarda piuttosto…


…Far acquisire una chiara percezione dell’emozione con tutte le manifestazioni corporee che essa presenta, aiutarlo nella ricerca di un linguaggio minimo capace di descriverla adeguatamente e fargli compiere un primo passo verso la scoperta dell’oggetto di quell’emozione.
G. Downing

Il pensiero e l’emozione sono integrati attraverso la funzione espressiva della voce: quando il bambino impara a dover ingoiare le emozioni, il blocco della gola farà in modo di mantenerle represse, l’energia emotiva rimarrà intrappolata e se, nella sua ipersensibilità, avvertirà la pressione di forti emozioni non riuscirà ad esprimerle. Ciò che pensa sarà disconnesso ciò che prova.


Tutto questo contribuirà a formare il suo “carattere”, come definito da Boadella “lo stile preferito di comportamento che viene utilizzato per proteggersi da svariate forme di minaccia”, costituito dal corredo genetico e dalla risposta allo stress dell’ambiente infantile.


Il modo in cui noi sperimentiamo noi stessi nel rapporto con gli altri fornisce la struttura mediante la quale organizzare tutti gli eventi interpersonali.
D. Stern

L’equilibrio emotivo e fisiologico della persona è mediato dalle due grandi diramazioni del sistema nervoso autonomo: il sistema simpatico e quello parasimpatico.

  • Il sistema simpatico ci prepara all’azione in caso di emergenza, all’attacco alla fuga, ed è associato ad esempio con le emozioni di rabbia e paura.
  • Il sistema parasimpatico ci prepara invece ad abbandonare la lotta per “prenderci cura” del nostro organismo, attraverso il recupero delle energie; è connesso ad esempio alle piacevoli sensazioni di gioia e rilassamento o ai momenti di tristezza e dolore.

Entrambe queste unità del sistema nervoso autonomo inviano messaggi a tutti gli organi interni che metabolizzano l’energia corporea: gli occhi, le ghiandole, i polmoni, il flusso cardiaco, il fegato, lo stomaco e l’intestino, i reni, la vescica… L’alternanza di questi due stati, attivazione e rilassamento, costituisce il ritmo fondamentale della vita e della salute. Ciò che permette di sentirsi in equilibrio, di avere un adeguato tono muscolare, un appoggio solido dei piedi, e che determina il modo in cui “ci reggiamo in piedi”, ovvero come ci poniamo nel mondo, come ci sentiamo e chi siamo.


Nel bambino ipersensibile la necessità di occupare uno spazio diventa la base della sua legittimazione all’esistenza: deve sentirsi libero di muoversi, o di non muoversi, in base al suo ritmo interno, alternando fluidamente questi due sistemi, per arrivare ad assumere una postura reale e simbolica che nella vita lo aiuti a proteggere i propri confini. La persona ipersensibile ha un’alta soglia di eccitazione: piccoli segnali scatenano facilmente tensioni, che a loro volta possono bloccare sensazioni, espressioni, movimenti. La sua pelle sottile non aiuta a mantenere solidi i propri confini, e tende a sentirsi minacciata o invasa da sguardi, parole, o anche rumori, luci, stimoli improvvisi.


Alti livelli di stress possono interrompere l’integrazione tra emozione, movimento e pensiero e creare scissioni e disconnessioni nel modo di sentire e sentirsi. Ed è così che attraverso il nostro corpo e la nostra espressione possiamo essere di esempio, di sostegno, e proteggerli: attraverso il contatto visivo, il contatto della voce, l’integrazione tra linguaggio, percezione ed emozioni nella nostra interazione con loro.


Cercate quindi di assicurargli sempre il contatto profondo del semplice respirare insieme, quello fermo e delicato di una carezza, il contatto in movimento di massaggio e gioco, la libertà di avvicinarsi a voi o allontanarsi. La maggiore sfida in questi termini sarà che tutto questo dovreste cercare di offrirglielo proprio nei momenti di maggiore difficoltà, e questo implica un grande lavoro interiore sulla vostra gestione del vostro corpo e della vostra espressione emotiva.


L’obiettivo generale è cercare di mantenere più possibile una condizione di omeostasi: uno stato fisiologico interno stabile nonostante i cambiamenti che si producono nell’ambiente esterno. La risposta della vita a qualsiasi forma di lesione o malattia altro non è che uno sforzo teso al mantenimento del proprio equilibrio omeostatico contro l’intrusione o il cambiamento provenienti dal mondo esterno. L’organismo è sottoposto di continuo a sollecitazioni che modificano l’omeostasi, e risponde a tali oscillazioni ripristinando l’equilibrio alterato. Un qualsiasi stimolo crea un temporaneo disequilibrio omeostatico che induce una risposta riequilibrante: la somatizzazione non è altro che la descrizione di questi processi.


McGaugh, nei suoi studi di psicofisiologia, ha descritto come la stimolazione sensoriale produca anche una serie di ormoni associati allo stress, ma la scoperta più interessante è che tali ormoni durante i periodi di stress modulano la memoria e l’apprendimento. L’informazione e il comportamento sono legati allo stato emotivo e quindi fisiologico di quel particolare momento, e tutti i ricordi e le esperienze psicologiche sono legate a un preciso stato, cui corrisponde tutto un correlato fisiologico. Ogni esperienza è di per sé stato-dipendente, quindi ciò che noi percepiamo come consapevolezza quotidiana è costituito da modelli abituali di ricordi, associazioni e comportamenti stato-dipendenti, legati tanto alla psiche quanto alla fisiologia.


Mente e corpo sono aspetti di un unico sistema di informazione: la vita è un sistema di informazione e la biologia un processo di trasduzione dell’informazione.


I processi di memoria, apprendimento e comportamento sono stato-dipendenti, e sono i più importanti trasduttori d’informazione tra la mente e il corpo. La salute e la malattia dipendono quindi in grande parte dal funzionamento di questi sistemi.


La sconvolgente conclusione di tutto questo discorso è che i diversi sistemi del nostro organismo (psicologico, nervoso, immunitario, endocrino) sono strettamente connessi da un sistema di informazione comune e trasversale, influenzato dalla componente psicofisiologica delle emozioni. La tutela che ci compete come genitori non avrà a che fare quindi solo con l’aspetto caratteriale ed emotivo del bambino, ma anche con la tutela della sua salute psicofisica complessiva. Grazie ai nostri sforzi, alla nostra pazienza e al nostro incoraggiamento della loro libera espressione, gli permetteremo di creare un sistema più funzionante a livello psicofisiologico, contribuendo ad assicurargli un forte sistema immunitario e una maggiore resistenza psichica e fisica agli stress della vita.


Arrendersi al corpo significa sentirlo completamente dalla testa ai piedi. Significa sentire le tensioni muscolari croniche nel corpo, capire la loro storia e la loro funzione nel presente.Significa sentire il proprio dolore, la tristezza e il pianto. Significa essere capaci di protestare per la perdita di innocenza e di gioia e la capacità di essere arrabbiati per questo. Infine significa accettare il fallimento di tutti gli sforzi per superare i propri problemi, per farcela, per riuscirci. Significa aver fede nel corpo perché è la dimora di Dio e fidarsi delle sue sensazioni perché esprimono la nostra verità.
A. Lowen