capitolo iii

Come succhia il bambino

Caro Andrea,

oggi devi tornare un po’ a scuola e apprendere informazioni nuove. La materia si intitola “suzione corretta del neonato”. Si sono dimenticati di fartela studiare, non sapevano se inserirla in biologia o in educazione tecnica, e poi qualcuno ha detto che ai maschi questa materia non serve a nulla. Invece è proprio ai papà che occorre insegnare come distinguere l’attacco al seno giusto o sbagliato, mentre per le mamme si può sempre contare su un antichissimo istinto (anche se nei primi giorni può esserci un po’ di ansia e confusione). Dopo il parto, una volta a casa, avere vicino qualcuno che possa aiutare e incoraggiare può fare la differenza; poi, se la situazione diventa complicata, c’è sempre la boa di salvezza di chiedere aiuto a una ostetrica o a uno specialista della materia.


In sala parto hai visto Federico avventarsi sul seno della mamma dopo pochi minuti dalla nascita, sembrava che aspettasse questo momento da mesi. L’hai osservato stupito mentre a bocca spalancata e occhi chiusi cercava il capezzolo al quale attaccarsi, anche se dopo averlo trovato se ne distaccava quasi subito e la sua disperata ricerca doveva ricominciare da capo; alla fine è riuscito a trovare la giusta posizione e avete potuto ammirare la sua pace e il suo piacere nel succhiare con calma e concentrazione. Tu non sapevi se guardare lui che poppava o Luisa che lo osservava estasiata. Con la sua prima poppata Federico ha messo a frutto lunghi allenamenti fatti durante il periodo trascorso nella pancia della mamma, dove ha succhiato a lungo le sue dita, le sue labbra e anche il liquido amniotico (che non mangiava ma che entrava e usciva dalla sua bocca), a volte questa attività gli procurava anche il singhiozzo.


Si trattava però di suzione non nutritiva, simile a quella che si utilizza con un succhiotto, dove sono soprattutto le labbra e la lingua a muoversi ritmicamente. La suzione al seno è invece abbastanza diversa, perché occorre far lavorare anche la mandibola utilizzando diversi piccoli muscoli; è quindi tutto il pavimento della bocca a massaggiare e spremere l’areola (la parte di seno che contorna il capezzolo), un lavoro impegnativo e preciso, che richiede allenamento e pazienza per consolidarsi e perfezionarsi. L’errore più comune e frequente è quello di lasciare succhiare al bambino solo il capezzolo, tenendolo troppo distante dal seno per paura che non riesca a respirare; in questo modo la mandibola stringe il capezzolo tra le gengive con il rischio di danneggiarlo. Il capezzolo viene così “masticato” e traumatizzato con l’elevata probabilità di creare tagli molto dolorosi; sono le famose ragadi, di cui forse hai già sentito parlare, che rappresentano il principale fattore di fallimento dell’allattamento nelle prime settimane dal parto (il dolore riduce la produzione di latte, come abbiamo già visto parlando degli ormoni dell’allattamento).