quarta parte - la pratica - capitolo xii

Le tre colonne portanti

Abbiamo iniziato a sviluppare il Pronto Soccorso Emozionale all’inizio degli anni Novanta con le consulenze nelle situazioni di crisi e la terapia breve per genitori di neonati che piangono eccessivamente. Fino a oggi, il lavoro con i neonati è rimasto il più importante campo di applicazione del Pronto Soccorso Emozionale, anche se nel corso degli anni se ne sono aggiunti altri, che in alcuni casi esulano completamente da quello originario. Se diamo un’occhiata allo schizzo seguente, riconosciamo le tre grosse colonne su cui si basa il Pronto Soccorso Emozionale.

La prima colonna del Pronto Soccorso Emozionale riguarda proprio la promozione del legame e la protezione della salute, sia nei genitori sia nel bambino. In questo tipo di consulenze, i genitori dispongono di buone risorse e sono in grado di percepire e descrivere le loro sensazioni corporee. L’obiettivo in questo caso è fare prevenzione e preparare i genitori a sostenere bene se stessi e il figlio, in caso di emozioni intense e agitazione, come per esempio durante un attacco di pianto. Vengono utilizzati vari strumenti, come la respirazione addominale, per ripristinare l’autolegame e migliorare la capacità di autoregolazione. Inoltre, i genitori imparano a riconoscere i segnali corporei che accompagnano la perdita di contatto. Dando più attenzione al sistema di allerta fin dalle prime avvisaglie, i genitori si accorgono che sono in grado di rendersi conto subito se la comunicazione e la relazione con il bambino iniziano a peggiorare, e possono correre ai ripari prima che la crisi diventi profonda.